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CPN 10-12 marzo 2023
Intervento di Rino Malinconico
Ho ascoltato con molta attenzione la relazione del segretario, e penso che in particolare la prima parte meriti di essere conosciuta dall’insieme dei compagni: perché si è trattato di un forte ed efficace richiamo alla cultura più autentica della Rifondazione Comunista. Somigliava, per certi versi, al discorso berlingueriano della “diversità comunista”; ma mentre Berlinguer si riferiva alle caratteristiche morali del PCI, Maurizio ha svolto il ragionamento riferendosi alle caratteristiche intellettuali del PRC, e in particolare alla sua capacità di scorgere i processi storici nella dinamica immediata degli avvenimenti.
Mi riferisco soprattutto al passaggio sulle primarie del Pd. Alla fine, la Schlein è risultata segretaria, ha vinto. Ma questa è solo la cronaca giornalistica, non è la verità storica di quello che è successo. Io sono molto d’accordo con Maurizio: la novità vera, vera e profonda, di quelle primarie non sta nel nome e cognome della Schlein, ma nel fatto che sono andati a votare un sacco di persone non iscritte a quel partito. Si è trattato di cittadine e cittadini spesso critici, talvolta persino ostili a quel partito, e con una sensibilità - sulla guerra, sui migranti, sul lavoro, sull’ambiente, sui beni comuni – molto simile alla nostra. Noi possiamo dire a gran voce che il loro “investimento” sulla Schlein pecca di ingenuità, che è una illusione. Ma ciò non scalfisce per nulla il significato e la forza della soggettività agente manifestatasi in quella scelta.
Parlo di compagni che non stanno sul divano a guardare la TV, e che anzi agiscono spesso nelle contraddizioni sociali e nei conflitti, ponendosi come alternativa concreta allo stato di cose presenti. È proprio con loro che io ho litigato, perché mi dicevano che stavolta avrebbero votato alle primarie del PD con l’obiettivo di determinare un salto di qualità nella situazione politica complessiva. Io ribattevo che non c'era effettiva differenza fra la Schlein e Bonaccini, ma non li convincevo. E il fatto che siano stati poi in così numerosissima compagnia – tutta gente che non era del PD e che è andata a votare con le argomentazioni che io ridicolizzavo -, mi ha posto il problema se non fossi io a “non capire”. E in effetti, io parlavo della Schlein pur parlando dell’universo-mondo; e loro parlavano dell’universo-mondo pur parlando della Schlein.
D’altronde, io credo che nessuno di noi, proprio nessuno, avrebbe scommesso su quell’esito. E però quell’esito c’è stato. Il che vuol dire che dobbiamo davvero porci la domanda su come guardiamo gli avvenimenti: se col metro della cronaca o col metro della storia. Se non capiamo le dinamiche storiche - e i sensi comuni e le soggettività delle persone, quando divengono fatti di massa, sono anch’essi fatti storici -, se, insomma, non andiamo con lo sguardo oltre le dinamiche politico-istituzionali, noi non entreremo mai in relazione vera con ciò che ci circonda.
Passando alla questione di Unione Popolare, mi pare di aver capito che si sia sciolto uno dei nodi decisivi: e cioè si condivide che ci sia una quota di rappresentanza dei quattro soggetti politici fondatori negli organismi. Io sono d’accordo, perché si tratta di riconoscere, almeno per un certo periodo, che i fondatori abbiano una voce in quanto tali, e che tale voce abbia, per così dire, un “peso ponderale” non equiparabile al peso di ciascun singolo che si iscrive, abbia o no una tessera in tasca. Non ho capito come si articolerà in concreto (immagino, con una percentuale di riserva sul totale dei componenti del Coordinamento Nazionale, e forse dei Coordinamenti Regionali), ma è un passaggio che fa positivamente chiarezza.
Poi resta la questione delle iscrizioni individuali, che a mio parere dovrebbero valere allo stesso modo (cioè con la stessa quota in termini economici) tanto per gli iscritti alle organizzazioni fondatrici, quanto per coloro che non hanno tessere o magari sono iscritti ad altre realtà associative. Mettere sullo stesso piano iscritti e non iscritti ai partiti è essenziale per fare di UP un luogo inclusivo, che aggreghi su grandi battaglie di civiltà e di critica allo stato di cose presenti (contro la guerra, per la difesa dei diritti sociali e dei beni comuni, eccetera) e sia capace di essere riferimento non solo per i comunisti. Peraltro, se le decisioni si prendono comunque sulla base della partecipazione effettiva alle discussioni e alle iniziative di UP (e non potrebbe essere diversamente), nonché sulla base del principio, che mi pare assolutamente intoccabile, che recita “una testa, un voto”, davvero servirebbe a poco l’iscrizione ope legis di tutti gli iscritti alle formazioni fondatrici. Io penso, piuttosto, che dovremmo sollecitare i nostri compagni e le nostre compagne (e similmente dovrebbero fare PaP, Dema e Manifesta) a partecipare in prima persona alla costruzione, ai diversi livelli, di Unione Popolare, senza delegare la cosa ai soli gruppi dirigenti.
Infine, ricordo la manifestazione nazionale contro l’Autonomia Differenziata che si terrà a Napoli venerdì prossimo, 17 marzo. L’impulso è partito dall’Associazione dei sindaci Recovery Sud, e noi abbiamo già dato l’adesione come PRC nazionale e locale. Anzi, in Campania siamo particolarmente impegnati nella sua costruzione. Potrebbe essere, finalmente, la prima manifestazione di massa contro lo sciagurato Disegno di Legge Calderoli. E se succederà, sarà una cosa buona non solo per noi, ma anche per il nostro Paese.