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CPN 10-12 marzo 2023

Intervento di Ezio Locatelli

Se dovessi dire su ciò che caratterizza la dinamica della crisi italiana direi di un misto di esasperazione e di passività, di debolezza delle risposte politiche e sindacali a cominciare dal dramma della guerra. Pessimo il segnale dato con l’invito della Cgil alla presidente del Consiglio Meloni. Così si dà il senso che non esistono più nemici di classe, avversari ma interlocutori istituzionali. Questo quadro ambivalente non deve stupire.

Quando sei in presenza di una crisi maturata lontano dal conflitto sociale, dai movimenti di protesta, in presenza di forze che hanno perso del tutto il loro connotato di classe, di forze che nell’immaginario pubblico sono diventate le sinistre Ztl, il risultato non può che essere quello di un malcontento gigantesco che, a esclusione di alcune aree politicizzate, non si traduce in partecipazione, in dissenso attivo. Anche a proposito della elezione della Schlein a segretaria del Pd, bisogna evitare di spacciare lucciole per lanterne, di ripetere la discussione che c’è stata sulla Lombardia.

Il pensare che Majorino avesse la forza e la credibilità di aprire una fase nuova, di fare breccia nel consenso popolare non avvedendosi, cosa che dissi subito, dello smottamento in atto di rappresentatività dei partiti tra i ceti popolari. Cosa che ripeto anche per la Schlein, per chi sopravvaluta la possibilità di una evoluzione positiva del Pd fino ad arrivare a proporre, com’è stato nell’ultima direzione nazionale, la costruzione di un polo progressista.

Vorrei capire se Acerbo ha qualcosa da dire su questo. Sicuramente l’elezione della Schlein segna una discontinuità di immagine, di narrazione funzionale ad una rivitalizzazione del Pd, in un contesto in cui servirebbe ben altro, narrazioni non disgiunte dalla realtà del malessere sociale. Quando tu fai una scelta di guerra e la rivendichi, come fa la nuova segretaria del Pd, non fai solo una scelta incompatibile dal punto di vista etico morale, fai una scelta dominante che è incompatibile con qualsiasi politica di giustizia e sicurezza sociale, di tenuta democratica. Allora penso questo: che noi dobbiamo dismettere una volta per tutte qualsiasi subalternità culturale che è propria di chi non ha ancora esattamente capito la necessità di una scelta di campo.

Anch’io ringrazio Rosa e Mara per il lavoro fatto in occasione delle regionali, ma è un ringraziamento che non può essere di facciata. Io credo ci debba essere il riconoscimento del lavoro che è stato fatto, peraltro senza supporto nazionale, lavoro che non si misura sul piano dei successi immediati, si misura nella presa di parola, nella costruzione di relazioni. Chiarisco: credo che tutti sappiano che sono lontanissimo da qualsiasi forma di settarismo, sono però in dissenso con chi pensa che ci sia una alleanza salvifica, strategica da fare comunque e ovunque con forze che si percepiscono, oggi come oggi, interne al perimetro del CX come il M5S, per non parlare di Sinistra Italiana. Le possibili interlocuzioni vanno vagliate ma non ad occhi chiusi, e comunque in via prioritaria il punto di attenzione è riguardo al 60% di elettori – tutto elettorato popolare - che non sono andati a votare.

Questa realtà, se trova una sponda politica, può diventare il detonatore di un cambiamento di clima politico. Come ho detto in occasione nell’ultima direzione ci troviamo nella stessa situazione di forte malcontento in cui si trovava la Lega ai suoi primordi. Con l’opportunità gigantesca di gestire e diventare egemoni di questo malcontento. Infine sulla questione dell’adesione a Up. Registro, anche per merito di chi si è opposto a questa ipotesi, tra questi il sottoscritto, che non si parla più di doppia tessera.

Ma vorrei essere chiaro: non bastano gli artifizi lessicali perchè sia realmente così. Bisogna dire a chiare lettere se si è d’accordo o meno col principio fondamentale dell’adesione del partito su base collettiva che non significa trasferire le tessere a Up!. Io sono contrarissimo all’adesione dei militanti di un partito su base individuale, con pagamento individuale che avrebbe come unico risultato la disarticolazione di Rifondazione, la configurazione di fatto di Up come partito. Sono due cose diverse.

Io capisco che De Magistris propende per la soluzione che ci ha riportato Maurizio, che ci sono esponenti come Bevilacqua che parlano della necessità di dare corso a un processo di superamento dei partiti. Io penso che sia nostro dovere difendere la peculiarità dell’apporto di un partito comunista nei termini detti dal tesoriere nazionale, di una adesione collettiva, sulla base di un versamento forfettario del partito che dia a tutti gli iscritti di Prc la possibilità, non l’obbligo, di partecipare o meno alle assemblee territoriali, di registrarsi o meno alla piattaforma nazionale per partecipare ai momenti di vita nazionale, in quanto iscritti a un partito.

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