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CPN 10-12 marzo 2023
Intervento di Dino Greco
Può darsi che in questa non eccellente fase della nostra vita politica interna quanto sto per dire disturbi quanti solitamente si dedicano a classificare gli interventi in base ad un criterio binario (o di qui o di là), perché è fin troppo chiaro che sotto traccia c’è sempre un altro tema prevalente, quello del segretario. Ma pazienza. Non ho mai rinunciato a dire quello che penso e lo farò anche ora, altrimenti la nostra dialettica interna diventa una finzione e questo non serve a nessuno.
Parto dal tema principale che è: come si decide dentro Up. Non è possibile adottare il criterio “Una testa un voto”, “uno vale uno”: questo lo si può fare dentro un partito o dentro un’aggregazione che ha ormai raggiunto un livello molto forte di omogeneità politica, al punto di poter essere considerato un soggetto unico. Non lo si può fare dentro un contenitore formato sia da soggetti politici organizzati, sia da singole persone: la cosa non sarebbe tollerabile dai partiti, esposti al rischio di una inaccettabile cessione di sovranità ad un soggetto altro, a quel punto oggettivamente sovraordinato; ma non sarebbe accettabile neppure da parte delle persone non inquadrate nei partiti perché ridotte, altrettanto oggettivamente, alla scomoda posizione di vasi di coccio fra vasi di ferro.
La drammatica vicenda di 4 anni fa, dentro Potere al popolo, è lì dimostrarci che la rottura avvenne proprio su questo: la pretesa di Pap di votare a maggioranza semplice su tutto, mentre Pap lanciava l’Opa sul Prc. Ma anche un voto a maggioranza qualificata non avrebbe risolto il problema. Se si vota, il cortocircuito è dietro l’angolo.
Esiste un solo modo, per quanto non esente da complicazioni, per procedere, ed è la decisione condivisa (a larghissima maggioranza) per cui se su un tema non c’è accordo, ogni soggetto è libero di muoversi autonomamente senza che ciò comporti litigi, polemiche o, peggio, rotture. Naturalmente si continua a discutere e le pratiche comuni non possono che aiutare ad ampliare l’area della condivisione.
Va da sé che su tutto ciò che si condivide, nello spazio pubblico ci si presenta come Up, a partire dagli appuntamenti elettorali.
Se quello che ho detto è chiaro ne derivano alcune conseguenze:
il partito aderisce come tale ad Up, sulla base di una decisione degli organismi dirigenti, quindi in base alla linea politica adottata, che vale per tutti e per tutte. Quindi ognuno è intraneo ad Up e non c’è bisogno di una sottoscrizione individuale per formalizzarlo.
Una volta, nel Pci, quando si accendeva una dialettica interna, chi aveva posizioni risultate in minoranza, doveva essere il primo a sostenere pubblicamente le posizioni della maggioranza. La cosa può apparire (e per certi versi era) un po’ perversa, ma aveva una sua logica: quella che la linea della maggioranza, sino a quando non cambia, è la linea di tutti, perché da questa coerenza e da questo rigore dipendono la forza e la credibilità del partito. Pretendere l’applicazione della linea del partito non è un atto di violenza, di prevaricazione: è semplicemente la condizione di esistenza di un partito.
Noi invece no. Il nostro partito è sicuramente libertario, ma solo relativamente comunista, al punto che è possibile sottrarsi all’impegno – che dovrebbe essere più che mai vincolante - di presentare alle elezioni la lista elettorale di cui facciamo parte. Da noi, ognuno può farsi il proprio Prc personale che coincide con le proprie personali idee e posizioni politiche.
Sono contrario al doppio tesseramento. Non regge la considerazione che ciascuno di noi ha anche altre tessere (Anpi, Arci, Sindacati, Ars, via elencando), perché nessuna di queste organizzazioni entra in concorrenza con l’adesione ad un partito politico.
Tutti noi siamo in Up, finché non cambiamo linea. Chi non ha partito deve invece potersi formalmente segnalare, con una dichiarazione on-line, e sottoscrivere una quota, non consistente, ma non risibile.
Questo non compete agli iscritti/e al Prc che finanzia Up ampiamente e come nessun altro soggetto (denaro, sedi, materiali, e così via).
Questo è l’essenziale di quanto ritengo non solo necessario, ma indispensabile per non soccombere sia come partito che come Up.