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CPN 10-12 marzo 2023

Intervento di Giovanni Barbera

Voglio tranquillizzare i membri del Cpn che, a differenza di quanto riportato strumentalmente in questa sede, a Roma non c’è stato alcun colpo di mano. Il Cpf di Roma ha eletto la nuova Segretaria, Elena Mazzoni, rispettando lo Statuto e il Regolamento. Tale elezione è avvenuta in maniera legittima con una maggioranza trasversale che ha visto rappresentate tutte le sensibilità presenti nel Prc romano. Dispiace che diversi compagni tentino di avvelenare il clima a Roma.

Per quanta riguarda le elezioni, mi concentrerò solo sul Lazio, il cui risultato è stato un vero disastro. UP nel Lazio ha perso circa il 77% dei voti delle ultime elezioni politiche. Eppure, con il crollo dell’affluenza, UP avrebbe dovuto avvantaggiarsi, potendo contare su un voto più “militante”.

Siamo stati superati anche dal PCI, nonostante le loro difficoltà e la nostra visibilità mediatica senza precedenti in queste elezioni. Per molti di noi tale risultato non è stata una sorpresa, in quanto avevamo già paventato tale rischio. Ci sono gravi responsabilità di quanti, nonostante gli allarmi lanciati, hanno voluto perseguire la strada dell’isolamento, lacerando prima UP Lazio (ridotta a Prc e Potere al popolo) e poi del Prc laziale e marcando una subalternità imbarazzante nei confronti di Pap. L’interlocuzione con le altre forze che si erano collocate fuori dal centrosinistra è stata boicottata, fino a renderla impossibile in quanto avvenuta troppo tardi.

Accusare del pessimo risultato chi chiedeva tale interlocuzione è pretestuoso. I ritardi della raccolta firma e della campagna elettorale non possono essere addebitati certo al dibattito che ha coinvolto il Cpr, ma solo alle responsabilità della segreteria regionale. Il Cpr aveva deciso ad ottobre di presentarsi come UP proprio per iniziare subito la raccolta delle firme che, invece, è avvenuta solo a fine dicembre. Vorrei evidenziare che la sinistra alleata al M5S, pur ottenendo un risultato deludente legato alle modalità con cui è stata confezionata la sua lista (assenza di candidati di richiamo, veste da lista civica, campagna elettorale debole, liste civetta, etc.), ha comunque preso il doppio dei nostri voti e ha eletto un consigliere regionale.

Purtroppo, parte del nostro gruppo dirigente ha ormai difficoltà a leggere la realtà e ad entrare in sintonia con il sentire di quei settori sociali che vogliamo rappresentare e organizzare. Una sorta di autismo politico che sta facendo morire il Partito. C’è chi addirittura si rivendica il pessimo risultato elettorale, in nome di un malinteso senso di coerenza politica. La grave situazione internazionale, il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro nel Paese, la destra postfascista al governo, ci impongono di cambiare registro, allargando le alleanze sociali e politiche, per costruire un largo schieramento, alternativo ai poli esistenti, che rappresenti un progetto più credibile di quanto fatto finora. Non basta dire cose giuste, bisogna dargli anche le gambe giuste.

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