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CPN 17-18 dicembre 2022

Dmitrij Palagi

Considerare prioritario l’elemento tattico di avvicinamento al “partito di Conte”, con la sua proposta di essere capofila di un fronte progressista, è una posizione diversa da quella di continuare a costruire «una confederalità sociale che da sinistra si batta per l’alternativa alla brutalità neoliberista e ai poli politici oggi esistenti».

Sicuramente è bene avere la capacità di aggiornare le analisi ai nuovi contesti, ma non possiamo accontentarci di scegliere tra ciò che offre il “panorama politico”, rinunciando a un’autonomia progettuale, da garantire a Unione Popolare.

I Comitati Politici Regionali hanno dato indicazioni di candidatura importanti, di due compagne del nostro Partito: il tema dovrebbe essere come le sosteniamo al meglio e come diamo continuità alla proposta avanzata alle ultime elezioni, prendendoci cura del nuovo spazio unitario, che non deve essere solo un cartello elettorale da usare all’occorrenza.

Il Movimento 5 Stelle sceglie la formula del “Conte II” in Lombardia, analogamente alla posizione storica della maggioranza di Sinistra Italiana. In Lazio ha evidentemente interesse a non allearsi ufficialmente con altri soggetti organizzati, compatibilmente con quanto propone Coordinamento 2050 (e da prima Fassina e De Petris).

Al congresso è stato riconosciuto il rischio di vedere il partito sciogliersi per consunzione e per stanchezza. Non possiamo vedere Unione Popolare spaccarsi sul nodo delle alleanze delle regionali. La priorità è la salvaguardia dell’unità con chi ha condiviso con noi la nascita di questo progetto, allargandolo e senza subalternità interne.

Altrettanto importante è l’unità all’interno del partito, che si ottiene senza rimuovere il dissenso ed evitando di dilazionare i momenti di conflitto.

Non stiamo discutendo solo dell’alleanza con il Movimento 5 Stelle o con il centrosinistra, che torna a essere presente in alcuni interventi e talvolta viene scelto a livello locale. La chiarezza della linea politica risente delle condizioni in cui operiamo, del modo in cui siamo comunità e partito.

Dal congresso in poi si è rafforzata la tendenza di troppə a disconoscere la legittimità delle posizioni di chi chiedeva di considerare le cause delle difficoltà in cui ci troviamo come Rifondazione Comunista. Non è la prima volta che qui nominiamo il tema del ritardo con cui arriviamo a discutere e votare le decisioni da prendere. Oggi questo ritardo colpisce le compagne e i compagni del Lazio e della Lombardia, ma con modalità analoghe sono stati gestiti i passaggi per la formazione delle ultime liste elettorali nazionali e per il congresso della Sinistra Europea.

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