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CPN 17-18 dicembre 2022

Elisabetta Gallo

Nel territorio di Civitavecchia si concentrano: 1) tre centrali termoelettriche fossili (Torvaldaliga Nord, delle più grandi centrali a carbone d’Europa, Tirreno Power e Montalto), 2) un porto crocieristico tra i maggiori del Mediterraneo, in cui stazionano a motori accesi navi crocieristiche di 10 piani e di 5000 passeggeri; 3) un progetto di un biodigestore di 120 mila tonnellate annue, quando Civitavecchia ed il suo comprensorio ne producono 7 mila. La congiuntura del New green deal e del PNRR ha portato a dar vita, da quattro anni a questa parte, ad un imponente movimento di lotta e di mobilitazione sociale: “Civitavecchia bene comune”, impegnato non solo sul piano del NO al fossile ma attivo su proposte progettuali e concrete per un’uscita dal carbone verso il rinnovabile (senza passare per il turbogas, come vorrebbe ENEL), per l’elettrificazione green delle banchine portuali, per la piena occupazione (falcidiata dalla chiusura della centrale a carbone entro il 2025).

Il comitato ha coinvolto nella sua lotta la FIOM regionale, la CNA, il Comune di Civitavecchia, l’assessorato alla transizione ecologica del Lazio Roberta Lombardi su un progetto di eolico off shore, adottato dall’assessorato che si è impegnato anche per l’attivazione di Comunità Energetiche. A questo si è aggiunta la rottura tra Conte ed il PD sull’inceneritore di Roma e la decisione di SI di non appoggiare il PD. Il Comitato “Civitavecchia bene comune” vede impegnati al suo interno militanti del PRC, di PaP, del M5S e dei Verdi. Tutto ciò rendeva per lo meno auspicabile un tentativo d’interlocuzione con il M5S nel Lazio sulla possibilità di un accordo su punti di programma.

Il CPR del Lazio si è riunito due volte sul tema, dando per due volte mandato alla Segretaria di portare all’assemblea di UP la posizione di apertura verso un confronto con il M5S. Con DeMa schierata per l’apertura e PaP fortemente contraria all’interlocuzione nel Lazio, ci si aspettava dalla segreteria del PRC del Lazio una posizione costruttiva per l’unità di UP e rispettosa del mandato del CPR e non una pregiudiziale chiusura ad ogni interlocuzione. La verifica dell’impossibilità di un accordo tra UP e M5S è stata alla fine raggiunta soprattutto grazie all’intervento di Acerbo, salvando la faccia ad UP ed anche al PRC del Lazio.
Alle politiche di settembre, UP si è presentata come una forza antiliberista e contro la guerra, aperta ad interloquire con chi sulla guerra e sull’agenda Draghi ha assunto posizioni alternative. L’interlocuzione con SI e M5S è stata preclusa alle politiche da queste stesse forze e non certo da UP. Cosa si fa invece alle regionali? Si interloquisce esclusivamente con soggetti della sinistra anticapitalista, come sembra prefigurare l’intervento di Palagi? Le lotte nel territorio e le vertenze sociali non hanno alcun vantaggio da una chiusura settaria di UP.

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