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CPN 17-18 dicembre 2022
Stefano Galieni
Due temi
Unione Popolare. Deve restare spazio aperto e plurale, per costruire alternativa, facendo proprie le diversità originarie. Consideriamo settarie/i le/i compagne/i di PaP, che a Palermo sono andati alle elezioni in una coalizione guidata da una dirigente della Cisl, del Pd. Pochi mesi dopo, la stessa, viene ricandidata ad altra competizione dal Pd. Non dobbiamo per questo escludere PaP. E dovremmo sconfessare le ex parlamentari di ManifestA che, quando erano nel M5S hanno votato i decreti Salvini?
Oggi, sull’immigrazione, hanno posizioni radicali. Sono benvenute. Abbiamo intellettuali e personalità che ci sostengono e hanno lanciato un appello sulle elezioni regionali. Una presa di parola divergente ma preziosa di cui dobbiamo tenere conto. E anche fra le nostre fila, c’è chi nel 2007 votò, nel Governo, per un pacchetto sicurezza, contro i rom. In Direzione solo il compagno Mantovani criticò la scelta. Chi può escludere il ns ex ministro dal ruolo preso in UP?
Nessuno. De Magistris, fu eletto al parlamento europeo fra i liberali, ma oggi guida una proposta antiliberista. Dico questo perché credo che UP si debba estendere e restare plurale, cosa che alcuni non apprezzano e, avendo chiara direzione e progetto politico, di alternativa, divenire spazio aggregante. Un approccio valido anche in un contesto avverso come quello elettorale. Nessun dialogo col Pd, necessità di confrontarsi – non confondendo l’interlocuzione con l’infatuazione – con chi nella propria agenda ha temi politici vicini ai nostri. Il sottoproletariato di cui parlava Caro Esposito, presente a Roma come in Lombardia, non crede alle nostre proposte per quanto migliori. Vuole un risultato, sopravvivere senza doversi vendere. Il binomio pace / guerra è un punto di demarcazione, come le questioni ambientali, ben concretizzate da Elisabetta Gallo.
M5S è un’alternativa di sinistra? Ridicolo pensarlo? Siamo noi, con una riga nei nostri documenti, ignoti oltre la nostra bolla, ad accreditarli come tali? No. Possiamo essere quelli che li incalzano. Quelli che non metterebbero nelle istituzioni compagne/i in vendita, ma garantirebbero una presenza autonoma. UP è un faticoso progetto in costruzione, con tempi non brevi e che non deve subire lacerazioni. Il ruolo del PRC deve essere quello di favorirne l’estensione per combattere la logica degli intergruppi con reciproco diritto di veto. Abbiamo già dato.
Sul Partito e la discussione, a tratti inaccettabile, che c’è stata in questo CPN. Quando 22 anni fa sono entrato in Rifondazione avevo trovato un luogo in cui le differenze erano ricchezza ed elemento di crescita. Oggi sento offese, ricostruzioni falsate, a tratti volgari, assenza di pensiero lungo e di capacità di essere nel presente. In troppi interventi ho visto prevalere un eterno statico passato da cui non si esce, che ci rattrappisce e ci rende più deboli. So che con alcune/i di voi, il dibattito ha prodotto lacerazioni insanabili e considero questa una sconfitta. Rispetto a chi manifesta opinioni diverse, la relazione resta di profonda, reciproca stima, come col compagno Dalmasso e altre/i.
Ma è tempo di scegliere. Dobbiamo capire se vogliamo essere “partito colla” in grado di cogliere la rapidità dei cambiamenti per intervenire a modificare lo stato di cose esistenti, senza subalternità e senza restare spettatori silenti. Oppure se vivere in una organizzazione monoculturale e statica, destinata alla consunzione. Dobbiamo sgomberare il campo dal tema di fondo. Chi vuole cambiare il segretario esca allo scoperto. Se riesce, con idee migliori, gestisca il partito.
Altrimenti abbia il coraggio e la dignità di fare passi indietro, favorendo il rinnovamento e non costringendo gli organismi dirigenti di restare in ostaggio. Per questo ritengo un congresso vero e non fintamente unitario, come urgente e necessario.
Un’ultima battuta, rivolta al compagno Ferrero, a cui rispondo pubblicamente su conversazione privata. Anche io non porto rancore. Ma non si dica che si è pronti, dopo aver centrato l’obiettivo - rimozione di un segretario considerato inadeguato - a ricostruire. Tante/i di noi non sono compagne/i per tutte le stagioni.