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CPN 17-18 dicembre 2022
Frank Ferlisi
A me fa un grande piacere che Gramsci sia citato nel nostro Statuto, ma rischia di trasformarsi in un “santino” se non ne applichiamo l’insegnamento tra cui, fondamentale, la questione dell’egemonia. Come si conquista l’egemonia politica e culturale nella società? Attraverso le pratiche, i programmi, il Progetto politico che disegna una nuova società, l’elaborazione culturale, anche attraverso l’uso della forza, a volte.
Quello che mi preme sottolineare è che noi sistematicamente ci rifiutiamo di costruire una egemonia politica e culturale sul mondo del lavoro rifugiandoci in parole d’ordine e slogan del tutto astratti che non colpiscono il cuore e le coscienze delle classi subalterne. Le nostre pratiche, i nostri programmi non riescono a costituire un corpo organico che diventi un progetto di trasformazione.
E così cadiamo nell’astrattismo, nel minoritarismo, il non essere utili alla fin fine. Ha ragione Acerbo quando dice che in una fase lunga di movimenti sporadici e corporativi (senza voler dare un significato negativo alla parola), la presenza istituzionale, a tutti i livelli, diventa importante e significativo. E allora diventare egemonici significa sapere “terremotare” i partiti a noi più vicini, o meno lontani.
Sapere aprire contraddizioni al loro interno, sapere, addirittura, causare scissioni a noi favorevoli. E, invece, come padre eterni della politica, spariamo giudizi su di loro come se fossero blocchi omogenei. In altre parole ci rifiutiamo di fare politica. Ci sarà un motivo per il quale siamo arrivati a tale livello di debolezza e non possiamo scaricare tutte le responsabilità sulle leggi elettorali, sull’ostracismo da parte dei media, sul voto utile, etc. Proviamo a misurare le nostre di responsabilità.