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CPN 17-18 dicembre 2022

Sergio Dalmasso

Nelle nostre discussioni, spesso manca la comprensione dello stato reale di circoli e federazioni.

Spero che la Conferenza di organizzazione permetta di avere una fotografia reale, non edulcorata, del nostro stato: iscritt*, giovani, età media (purtroppo molto alta), presenza sociale (lavoro, scuola, quartieri), attività in sindacati, associazioni…

La realtà “effettuale” ci parla d i pochissime persone che hanno retto a sconfitte, umiliazioni, scissioni, che tengono aperte le sedi, tentano di organizzare attività e far fronte a spese, carenza di strumenti, al silenzio dei media. E’ una dedizione che spesso non viene giustamente considerata.

Il fatto più preoccupante è che si ripropongono continuamente nodi e problemi mai affrontati e risolti e questo dopo 32 anni di vita di Rifondazione.

La collocazione elettorale produce, ogni volta, divisioni che paiono strategiche con rotture, accuse reciproche, svolte continue, paralisi nella attività, dalla defenestrazione di Garavini alle scissioni di Magri e Cossutta, dalla stagione governativa alla sciagurata scelta dell’Arcobaleno, dagli anni successivi al 2008 in cui siamo parsi senza bussola, alla disperata ricerca di soluzioni (quanti contenitori!) che hanno disorientato il nostro corpo militante alle ultime scelte costrette (ma perché negli anni precedenti di diaspora dei 5 stelle e di vergognosi governi di “unità nazionale” non si è costruita una alternativa non episodica?).

A livello locale, continuano a permanere scelte contraddittorie che il compromesso raggiunto al congresso non ha sciolto (si sono riproposte nei fatti e nelle teorizzazioni).

La necessità è di caratterizzare Unione popolare come forza alternativa al bipolarismo, evitando leaderismi, visioni di “campo” in politica internazionale, non limitandola a chi la ha costituita ma allargandola a forze sociali, settori di movimento e riaprendo il dialogo anche con forze politiche anticapitaliste esterne al bipolarismo (penso alle alleanze costruite alle comunali di Bologna, Torino, Genova).

La collocazione all’opposizione dei 5 stelle che sembrano incarnare la protesta sociale, anche in competizione con il PD, non è fatto di poco conto.

Chiedo, però – che non si cancelli il giudizio severo sui 4 anni di loro presenza al governo – che si comprenda che i 5S non hanno alcun interesse a vedere offuscata la loro immagine dalla nostra piccola realtà – che si rifiuti ogni tendenza a ricostruire una alleanza di centro sinistra (senza cadere in stupidi estremismi sull’equiparazione Letta/Meloni).

I danni che produrrà l’estrema destra al governo debbono spingerci non a nuove ipotesi frontiste, ma al ritentare una autentica alternativa.

Il limite maggiore sulla questione delle regionali del 12 febbraio non è tanto la preoccupazione per un dato negativo o per la riduzione del nostro spazio politico, quanto il fatto che si arrivi a ridosso del voto, con il fiatone e con tempo forse insufficiente per costruzione delle liste, raccolta delle firme, organizzazione di iniziative che ci rendano visibili.

E’ un limite che si ripropone, colpevolmente, ad ogni scadenza.

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