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CPN 15-16 ottobre 2022
Gianluigi Pegolo
Non affronterò nel mio intervento tutte le questioni che sono state oggetto della relazione. Preferisco concentrarmi sui alcuni nodi centrali: le prospettive di Unione Popolare e l’obiettivo strategico della costruzione di una sinistra alternativa. Il problema fondamentale sono le consistenti divergenze che esistono fra noi e Potere al Popolo. Mi riferisco, in particolare, a due questioni centrali: la politica delle alleanze sociali e delle alleanze politiche. Sul primo tema le differenze sono plasticamente riassumibili nell’immagine della recente manifestazione di Roma, alla quale ha partecipato Rifondazione Comunista, ma non ha partecipato Potere al popolo. Non si tratta di una casualità. Potere al Popolo non considera la CGIL un interlocutore e rivolge la sua attenzione esclusivamente al sindacato di base. Per noi è necessario invece uno sforzo tenace per ricollegarsi alla parte più estesa della sinistra sociale.
Nel merito della politica delle alleanze politiche, la costruzione di una sinistra di alternativa implica oggi non solo la raccolta di alcune realtà a noi più vicine, ma anche una iniziativa per favorire una ricollocazione di altre forze, come il Movimento 5 stelle o la stessa Sinistra italiana e i verdi. In Potere al Popolo vi è una resistenza a uscire dall’area circoscritta della sinistra radicale. E chiaro che ogni tentativo di trasformare Unione Popolare in un partito o in un soggetto politico organizzato farà emergere subito queste differenze. La questione diventa ancora più seria se la rapportiamo al nostro obiettivo di fase che è quello della costruzione di una forte opposizione sociale e politica al governo delle destre, per la quale è essenziale avere una vocazione egemonica.
Io credo, comunque, che sia necessario dare continuità a Unione Popolare, evitando che la coalizione si disperda. Se conveniamo su questa scelta, occorre allora che non si facciano azzardi. Per questo occorre parlare di un’alleanza e non di soggetti politici – termine ambiguo che allude a scelte molto diverse. Un’alleanza che va costruita a partire dai punti di convergenza e scontando gli elementi che dividono; che non si proponga di intervenire su tutto, ma che si focalizzi, oltre che sulle scadenze elettorali, su alcune e ben definite campagne di massa. Allo stato attuale l’unica scelta sostenibile è la costruzione di un coordinamento nazionale composto dalle rappresentanze delle varie organizzazioni, in un rapporto di pari dignità, adottando per le decisioni il metodo del consenso.
Le singole organizzazioni devono mantenere la loro autonomia politica, organizzativa e operativa. Il tesseramento unitario e’ improponibile perché aprirebbe, come si è già verificato quattro anni fa con Potere al Popolo, una dinamica distruttiva. Cosi, non ha senso la costruzione di strutture locali che rischierebbero di imbrigliare l’iniziativa di tutte le organizzazioni coinvolte. Con questo approccio è possibile per Rifondazione comunista esercitare un ruolo significativo su tre aspetti: la produzione di una proposta qualitativamente superiore, l’attivazione di relazioni politiche e sociali più ampie e, infine, una intelligente iniziativa di massa. Credo che il nostro Comitato Politico Nazionale debba su queste questioni pronunciarsi finalmente con chiarezza.