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CPN 15-16 ottobre 2022
Dmitrij Palagi
Abbiamo la necessità di avviare una discussione vera all’interno del Partito, libera da mistificazioni. In Direzione si è parlato di «mitici falsi rinnovamenti che non sono altro che distruttive guerre intestine». Sistematicamente, dopo l’ultimo congresso, è capitato di trovare compagnə in cui era sincera la preoccupazione di rotture interne, in una situazione di fragilità. Ghigliottine, capri espiatori, marionette: queste parole disconoscono il merito delle posizioni, liquidate talvolta come un complotto ordito dall’ex segretario/ministro. Per prendersi cura di una comunità e di un noi, è però necessario accettare la possibilità di un confronto vero, anche duro. Se si deve instaurare un nuovo reato di lesa maestà, allora è bene modificare lo statuto.
Un segretario regionale evidenzia di essere stato portato in garanzia da alcunə compagnə e di vivere male la situazione di incertezza in cui si ritrova da mesi: gli si risponde che è tema da garanzia? Si riduce a questione tecnica il modo in cui si sta nell’organizzazione?
Rifondazione Comunista rischia di sciogliersi per consunzione: lo si ripete da tempo. C’è chi invece pensa che tutto possa andare avanti come negli ultimi anni. O chi ritiene si debba cambiare la linea politica. Penso che prioritaria sia la necessità di essere parte della convergenza di un’opposizione sociale, oggi frammentata e oppressa da rapporti di forza sfavorevoli. Farlo deve essere il compito principale della nostra organizzazione. Il comunismo deve essere l’insieme delle risposte costruite da donne, nuove generazioni, da chi si vede negata la cittadinanza, da chi subisce forme di discriminazione, in aggiunta alle contemporanee forme di sfruttamento. Siamo in grado di essere strumento per le nostre classi sociali di riferimento? Oggi mi pare di no. Come lo si fa? Discutiamone di qui a metà gennaio, a partire dal nostro essere partito.
Unione Popolare deve continuare. Non si possono cambiare “nomi e forme” ogni volta, inseguendo il Bertinotti di Guzzanti. Assieme a Potere al Popolo, ManifestA e DemA dobbiamo concordare il modo per convergere con chi si oppone alla guerra e al carovita. Deve essere lo spazio politico in cui far vivere l’opposizione sociale, senza esaurirla, ma dandole forza, a partire dalla presenza negli enti locali di esperienze di alternativa al centrosinistra e dalle assemblee cittadine delle prossime settimane di UP.
Occorre convocare sistematicamente Segreteria, Direzione e CPN, con ordini del giorno chiari e proposte fatte per tempo. Le recenti discussioni su simbolo, programma e liste sono avvenute per ratificare strade già imboccate, pena la fine di ogni possibilità di futuro. Così non può più essere.
Dobbiamo chiarire chi pensiamo debba fare cosa e come nel: dare forza e vita sui territori al movimento “noi non paghiamo”, essere parte delle piazze per la pace (locali e nazionali), rilanciare la centralità dei cambiamenti climatici, riconoscere il tema della salute mentale come questione politica.