No al rinnovo del Memorandum Italia Libia
Il 2 novembre, quando forse il nuovo governo sarà in carica, potrà, fra i primi provvedimenti da prendere quello di non procedere alla rottura del Memorandum Of Understanding stipulato nel 2017 fra Italia e Libia. Per l’Italia lo ratificò il governo Gentiloni e il suo ministro dell’Interno Marco Minniti. Si tratta del testo che garantisce di fatto collaborazione, anche illegale dal punto di vista del Diritto internazionale, per respingere i profughi che dai porti libici provano a scappare verso l’Europa e in particolare l’Italia. Il governo italiano si è impegnato, con quel testo mai votato in parlamento, a fornire supporto logistico, addestramento alle cosiddette “Guardie di frontiera e Guardie costiere libiche”, navi, armi, e strumentazione utile a segnalare per fermare le persone in fuga riportandole nei lager libici. Non solo un affare da milioni di euro ogni anno ma anche la istituzionalizzazione di una “zona SAR” (Search and Rescue) Libica che obbligherebbe di fatto a non prestare soccorso alle imbarcazioni presenti in quell’area marittima, segnalando quelle in difficoltà alle autorità di Tripoli. Grazie a quell’accordo il numero delle persone morte in mare è cresciuto a dismisura. Fra i 9 articoli del testo fondamentale quello che considera l’accordo rinnovabile ogni 3 anni dalla sua stipula, il 2 febbraio. Per poterlo o modificare o stralciare, una delle due parti deve farlo 3 mesi prima della scadenza, quindi il 2 novembre. Un governo e un parlamento xenofobo come quello che ci ritroviamo non farà altro che provvedere ad un tacito rinnovo, il lavoro sporco lo ha già fatto il signor Minniti che oggi, insieme ad autorevoli ex dirigenti del Pd siede ai tavoli decisionali della Leonardo Spa (ex Finmeccanica), dove si progettano e si realizzano i migliori e più raffinati strumenti tecnologici utili o ad uccidere o ad assicurare la “sicurezza” del primo mondo. Un mondo, oggi rarefatto e frammentato continua ad opporsi al rinnovo di questi accordi grondanti di sangue e nelle prossime settimane metterà in atto azioni di protesta che portino almeno a gettare luce su come, nel silenzio complice di quasi tutto l’arco parlamentare, ci si continuerà ad essere non complici ma direttamente responsabili di crimini contro l’umanità. Rifondazione Comunista si impegna a partecipare a tali mobilitazioni. Allo stesso tempo si impegna ad operare nella convergenza che vede numerosi soggetti europei uniti nella richiesta di abolire l’Agenzia Frontex, quella che ha come compito principale quello di limitare, a qualsiasi costo, la libertà di movimento e che è oggi sotto inchiesta per l’illegalità delle operazioni compiute. Si impegna inoltre a portare tali istanze anche all’interno di Unione Popolare come uno degli elementi principali che devono caratterizzare il futuro di questo spazio politico.
Stefano Galieni
Anna Camposampiero