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CPN 15-16 ottobre 2022

Matteo Masum

Nonostante gli sforzi profusi, in anni di aspri contrasti interni, per definire il perimetro della nostra proposta politica il più lontano possibile dal PD, nella percezione della grandissima maggioranza delle persone il PRC continua a rappresentare un pezzo di quell’area che, giustamente benché forse non con piena consapevolezza, viene additata come la causa principale del malessere sociale ed economico che l’Italia sperimenta da oltre un decennio.

Ciò è la ragione per la quale subiamo i medesimi arretramenti del centrosinistra, ed i medesimi, rarissimi, successi (es. Europee 2014). Occorre pertanto individuare soluzioni che consentano di recidere questo cordone ombelicale anche a livello di massa. Le direzioni di queste pratiche possono essere molteplici; ne segnalo due che reputo particolarmente importanti. La prima attiene alla comunicazione politica, aspetto sovente sottovalutato nel nostro partito, forse perché considerato “borghese”.

In tal senso, è necessario abbandonare da un lato l’utilizzo della parola “sinistra”, concetto dall’alto valore simbolico solo all’interno della nostra, ormai ridottissima, area, ma che fuori da essa significa Letta, Renzi, Fornero ecc., dall’altro quel senso di minorità rispetto ad un fratello maggiore, che ci fa apparire come accattoni alla ricerca delle briciole per giungere al 3% (i perdenti in genere perdono). La seconda traiettoria riguarda le alleanze politiche, che per noi possono assumere il significato di alleanze sociali.

In quest’ottica, sebbene mossi da programmi simili e obiettivi spesso convergenti, bisogna accantonare l’asse con Sinistra Italiana, in quanto, nella realtà del 95% delle persone, siamo di fatto la stessa cosa, ed una eventuale alleanza non farebbe altro che consentire anche a noi di raggiungere quell’autoconservazione che i dirigenti di Sel prima e SI poi hanno posto come orizzonte massimo. Non può essere questo l’obiettivo di un partito comunista. Guardare al M5S non deve rappresentare invece un tabù.

Il M5S è ancora, nonostante le scelte del recente passato, lo strumento attraverso il quale milioni di lavoratori, lavoratrici e disoccupati si illudono di poter cambiare le cose. Nostro compito è cercare di trasformare questa illusione in realtà, facendo astrazione del manipolo di dirigenti opportunisti, a partire da Conte, e utilizzando il M5S come un veicolo, una possibilità di tornare a parlare con quella classe che oggi ci considera inutili, o peggio parte del problema. E’ del tutto evidente che si tratta di un rischio, ma l’attesa di Godot non risolverà i gravissimi problemi che stiamo affrontando, i quali nel prossimo periodo non faranno che aumentare e che richiedono una risposta non fra 10 anni; ora.

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