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CPN 15-16 ottobre 2022
Ezio Locatelli
Nulla da aggiungere riguardo l’analisi dettagliata che ci è stata proposta nella relazione introduttiva circa il voto e il quadro politico generale. Tuttavia a me sembra che ci sia uno iato tra questa prima parte di analisi e quella che riguarda il nostro campo, in specie il voto di Unione Popolare e quelli che sono i compiti del nostro Partito.
Un compagno che mi ha preceduto ha parlato della necessità di andare oltre il giustificazionismo riguardo il voto negativo che abbiamo avuto. Un voto che ha risentito di certo dei tempi stretti, dell’oscuramento mediatico, di una legge elettorale liberticida. Ma oltre a ciò c’è un bilancio critico da fare sullo stato di grande debolezza delle nostre forze, sui rapporti sociali reali. Ci si è troppo illusi, ancora una volta, di aggirare le difficoltà col semplice attivismo elettorale, l’enfasi sul nome del leader di cui è stata sopravvalutata la capacità di fare la differenza.
Ecco, al di là di dire che Unione Popolare deve continuare penso che dobbiamo produrci in uno scarto rispetto a questa prima fase convulsa, molto elettoralistica, una fase in cui ha prevalso il determinismo del “capo politico”. Si deve andare avanti uscendo da forme di settarismo, operando per un più largo coinvolgimento forze. Bisogna operare per una democratizzazione di percorso e ancor più per un ribaltamento di impostazione. Invece che pensare di fare un nuovo partito che mi sembra una forma di infantilismo politico, si pensi a un lavoro di ripresa sociale, di organizzazione del malcontento e del conflitto che è l’unica maniera per la sinistra di alternativa di uscire dalle sue difficoltà.
Ovviamente c’è da chiarirsi sulle forme organizzative di Unione Popolare. Essendo noi la forza maggiore, quella che ha raccolto il 70/75% delle firme, abbiamo la responsabilità di approfondire e avanzare in prima persona delle proposte. Su questo punto specifico facciamo una riunione di Direzione Nazionale e se necessario di CPN. Penso altresì che è bene che la delegazione del nostro Partito che va al tavolo di UP debba essere decisa nella sede propriamente politica della DN, non in sede esecutiva di segreteria, evitando di reiterare i problemi che ci sono stati all’atto della scelta delle candidature.
Infine, non basta dire in maniera rituale che non è in discussione l’esistenza del Prc. Anche per Rifondazione deve iniziare una nuova fase che tenga conto che siamo in una situazione di guerra, in piena crisi sociale, in presenza di un governo di estrema destra. Siamo chiamati a un salto di qualità nella nostra capacità di coniugare autonomia e unità, di costruire opposizione reale, non in forme propagandistiche, nei luoghi di lavoro e del disagio sociale. C’è la necessità di innalzare la capacità dei gruppi dirigenti di stare sul terreno pratico dell’organizzazione e dell’azione politica. Più che mai abbiamo bisogno di una Conferenza di Organizzazione che sia di rilancio e di rinnovamento di Rifondazione Comunista.