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CPN 15-16 ottobre 2022
Anna Coppa
Facile prevedibilità dell’esito elettorale, nonostante la fatica del lavoro
svolto.
Evidentemente non riusciamo a convincere il nostro potenziale elettorato con
una formula che, da tempo, si ripete identica: ci uniamo ad una cordata, ci
nascondiamo dietro un nome e poi lasciamo che vada.
Ma un esito negativo è sempre una sconfitta: non può essere interpretato come
“un nuovo inizio” né può consolarci la considerazione troppo semplicistica che
noi siamo nel giusto e che sbaglino gli altri a non accorgersene.
In Calabria siamo passati da più del 16% delle regionali a poco più del 2% delle politiche, con lo stesso “capo politico”: ma, tra le due tornate elettorali, ci sono state le amministrative e, nella città capoluogo, ad esempio, si è registrato in negativo sia l’incerta posizione di De Magistris sia il fatto che Dema si sia schierata con il PD. Per limitare i danni ed avere una chance in più avevamo ritenuto indispensabile, nelle ultime elezioni, la candidatura della compagna Nardi, che poteva contare sulla visibilità derivante dal radicamento nel territorio e sul riscontro positivo avuto nelle precedenti regionali; tuttavia, su questa richiesta concreta, dettata non da spirito campanilistico, ma dal buon senso, è prevalsa la solita logica astratta dei calcoli predeterminati, da tempo destinati all’insuccesso.
Altri due aspetti da considerare qui da noi: la grande fiducia data al M5S
con il suo programma “di sinistra” e il risultato, da non sottovalutare, del
PCI, non più spiegabile soltanto con la nostalgia del simbolo da parte degli
anziani; quest’ultimo dato merita approfondimento, dal momento che l’analisi
numerica ci dice che anche tanti iscritti, soprattutto nei piccoli centri, hanno
fatto questa scelta.
Unione Popolare può essere vista in positivo solo come espressione della necessità
di aggregare, purché l’aggregazione sia la più ampia possibile, finalmente senza
pregiudizi e settarismi; l’esperienza del mio contesto di riferimento non mi
lascia ben sperare, visto il ripetersi del solito protagonismo di Pap, finalizzato
ad un’egemonia di facciata.
In ogni caso, non comprendo più questa logica dell’andare avanti superficialmente sempre nello stesso modo, a dispetto dei risultati; come, in una situazione così delicata per il nostro Partito, non si ritenga indispensabile ragionare profondamente sul perché non riusciamo più ad essere percepiti dalla gente come utili e su cosa si dovrebbe fare per invertire la tendenza; personalmente non m’interessa il toto-segretari: non è questione di persone, ma, evidentemente, di linea politica; chi ha bisogno d’aiuto cerca soluzioni, non se ne fa niente né di slogan né di proclami e neanche di qualche bandiera di solidarietà: per questo non ci siamo tra la gente. Interroghiamoci davvero e non lasciamo che altri compagni se ne vadano via delusi da questa indifferenza di fatto all’autocritica e al cambiamento.