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CPN 15-16 ottobre 2022
Dino Greco
A quant* hanno commentato il nostro risultato elettorale come una debacle io chiedo se in ciò non vi fosse un’attesa miracolistica, dove i propri desideri hanno prevalso su un elementare principio di realtà. Allora chiedo: in forza di quale pensiero magico, di quale illusione ottica, si poteva pensare che UP, nata il 9 luglio, precipitata nel volgere di un mese nella campagna elettorale, priva di qualsiasi pur labile radicamento, invisibile a gran parte del paese, falcidiata da un meccanismo elettorale truccato e manipolato, potesse riscuotere nelle urne un consenso rilevante. E mi chiedo se una tale illusione “idealistica”, non prescindesse del tutto dal punto essenziale e cioè che in assenza di un conflitto sociale capace di scuotere per davvero la politica e di incidere nei rapporti di forza fra le classi, si potesse autogenerare una “resurrezione politica” della quale noi ci eravamo proposti come interpreti.
Il timore che serpeggia nelle nostre file di una UP che possa fagocitare il Prc ha ragione di esistere solo ove non si comprenda la differenza fra un movimento di massa plurale e i compiti di un partito comunista. Bisogna togliersi dalla testa che UP possa (o debba!) trasformarsi nel surrogato del partito che non riusciamo ad essere. Timore infondato, se non si coltiva un’idea feticistica del partito e si ha la capacità di fare vivere/promuovere/guidare la lotta di classe, di leggere le contraddizioni della formazione economico-sociale capitalistica e di delineare un progetto di radicale trasformazione della società. La coalizione deve invece avere come cornice politica e culturale la Costituzione antifascista, compito essenziale, in una situazione nella quale quasi l’intero arco parlamentare è ad essa ostile (ai suoi principi, ai suoi valori, alla sua architettura istituzionale, al progetto di società che la innerva).
Se UP è un movimento largo e inclusivo, il nodo cruciale da sciogliere e che deve chiarire il rapporto fra UP e le organizzazioni che ne hanno promosso la costruzione è dunque il seguente: ogni decisione, ogni azione deve essere il risultato di una scelta condivisa, non il frutto di un atto di prevaricazione, agito da una parte contro l’altra. Questo implica tre conseguenze della massima importanza: che non c’è nessuna cessione di sovranità verso UP; che tutto ciò che unisce deve essere agito, nello spazio pubblico, come UP; che tutto ciò che non è condiviso restituisce a ciascun soggetto il diritto-dovere di agire in proprio.
Per quanto riguarda il da farsi immediato, c’è un un prius assoluto: la creazione di un movimento di massa contro la guerra, intrecciato con la questione sociale; la qual cosa non significa solo partecipare e occupare ogni spazio dato, ma anche promuovere manifestazioni per orientarne il segno politico. Poi c’è la questione sindacale. Vorrei ricordare che Karl Marx, che dell’argomento aveva qualche nozione, ha più volte insistito nel sottolineare che il sindacato è il momento più importante della lotta di classe, perché il partito lavora sui tempi lunghi, mentre il sindacato esercita ogni giorno il conflitto fra capitale e lavoro.
Ed ogni lotta di classe è una lotta politica. Ed ecco qui il problema, perché il balbettio, l’afasia sono sotto gli occhi di tutti. La Cgil ogni tanto fa una manifestazione. Ma una manifestazione ha senso se poi si va oltre, e si costruisce una piattaforma rivendicativa e questa si traduce in altrettante vertenze, nei confronti del governo come dei padroni, dove gli obiettivi individuati, sui quali hai stretto un patto con i lavoratori, non si riducono a generiche petizioni ma diventano il terreno sul quale si scandisce la mobilitazione, lo sciopero, fra momenti articolati e momenti generali, fino alla realizzazione di un risultato. Se non c’è questo il sindacato si riduce ad un impotente movimento di opinione, mentre la sua ragione sociale si trasforma da soggetto che organizza il riscatto collettivo a strumento erogatore di servizi a tutela individuale. Occuparsi del sindacato nella drammatica prospettiva che rischia di travolgere le vite di tante persone è un compito imprescindibile nel quale impegnare, per una volta sul serio, tutto il partito.