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CPN 15-16 ottobre 2022
Stefano Galieni
Partendo da una riflessione sul voto non condivido chi sostiene che la vittoria della destra riguardi una minoranza del Paese. A mio avviso, il risultato degli eredi di Mussolini è la punta dell’iceberg di una egemonia culturale, fondata su individualismo, visione familistica o al più corporativa della società, crescita di una identità nazionalista. Tratti che non vanno oltre il Fdi e Lega ma contraddistinguono le forze centriste, parte del Pd e di un M5S privo di riferimenti ideologici. Un tema da approfondire che si coniuga con un secondo aspetto.
Chi ha provato a fare opposizione non ha potuto contare sulla contrarietà alla guerra. Di certo si è contrari al conflitto per gli effetti che ricadono sull’economia nazionale e sul costo della vita per le fasce più deboli ma non per un neo pacifismo di massa. Questo ha influenzato, oltre che le cause oggettive, anche il risultato deludente di Unione Popolare. A chi ne parla già come un progetto da relegare a cartello elettorale o di cui rallentare la realizzazione, contrapponendolo alla giusta necessità di rafforzare il partito, pongo una questione.
Nel congresso abbiamo all’unanimità manifestato il nostro ruolo di “collante” sociale e politico per l’alternativa di sistema. UP è il primo passo in questa direzione. Va allargata, nessuno dei soggetti che la realizza deve vedere a rischio la propria autonomia, deve essere democratizzata e trovare un proprio originale modo di operare, ma non va ostacolata. Ci saranno tempi per realizzare UP ma si deve lavorare affinché il processo non si fermi. La formazione di un coordinamento provvisorio nazionale, passaggi assembleari, nazionali e nei territori, devono servire a sciogliere anche le difficoltà che ci sono fra organizzazioni e a fare in modo che chi condivide i comuni punti di vista possa partecipare.
Comprendo i timori derivanti da scelte passate che abbiamo pagato ma, per costruire uno spazio politico di cui c’è bisogno è necessario ricomporre fra forze diverse non mirando alla costituzione dell’ennesimo partito unico ma di un soggetto plurale che possa essere attraversato dalle spinte che nel Paese ci sono. Le compagne e i compagni che stanno lavorando in tal senso devono avere un mandato chiaro e definito per tale percorso rimandando tutto, in ultima istanza al CPN.
Per quanto riguarda il Partito, l’emergere in questi mesi di sensibilità e orientamenti, a volte divergenti, fanno pensare che la pur necessaria Conferenza di Organizzazione rischi di non essere sufficiente. C’è chi propone di rivedere la nostra linea politica e in tal caso il luogo adeguato è un congresso. Se prevale la necessità della Conferenza come luogo anche in cui rivedere il nostro agire e rigenerare, anche con radicali cambiamenti, il gruppo dirigente, mi permetto di chiudere dicendo che: sono nel partito da 22 anni, ci sono compagne e compagni che fanno parte della Direzione nazionale da allora. Perché non anticipano la rigenerazione chiedendo la propria sostituzione e rimanendo, con la loro indubbia autorevolezza, come invitati permanenti dell’organismo come hanno già fatto altri compagni?