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CPN 15-16 ottobre 2022

Marina Boscaino

Il 17 settembre ho organizzato insieme ad altri e altre del mio circolo una iniziativa, in un parco, cui hanno partecipato più di 120 persone, nessuna della quale – tranne noi del circolo – iscritta a PRC. Ci hanno aiutato ragazze/i, al primo incontro con la politica, in un quartiere (Spinaceto, Roma) con una popolazione giovanile divisa tra laureati e dottorandi e ragazze/i che non completano il ciclo di studi superiori. Hanno portato capacità di comunicazione, creatività, emozioni, biografie.

Credo non esista più un blocco sociale che chieda di essere rappresentato e i cui bisogni vadano interpretati, perché questa istanza è stata neutralizzata da 25 anni di neoliberismo selvaggio, parcellizzazione, individualismo, progressiva latitanza dei sindacati ecc. Per analizzare quella che Paolo Ferrero chiama la “prevalenza delle contraddizioni esterne” del proletariato bisogna partire da questa constatazione e riconquistare la fiducia.
Quale tipo di equilibrio debba esserci tra tale rilancio di PRC e la costituzione di UP (che ritengo imprescindibile)? Va fatta una discussione seria e trasparente. Lavoriamo tutte/i per lo stesso scopo e nessuno/a deve considerare la critica un attacco personale.

Al di là delle intenzioni, sin dal 9 luglio UP ha imboccato un processo opaco, con interventi già previsti a priori, compreso il mio: non è così che si attrae consenso.
Nel programma (scritto da chi?) non sono entrati i contenuti di alcune lotte che hanno visto PRC in prima linea, prime tra tutte la Lip scuola e il Ritiro di ogni autonomia differenziata. All’AD, nonostante il capitolo dedicato, era riservata solo una riga; e dire “siamo contro l’autonomia differenziata e per le autonomie” confonde le idee alle persone e immette nel programma di UP una centralità dei sindaci (elemento non banale) non negoziato. Manca la comunicazione: compagne/i, che hanno raccolto firme a Ferragosto, non sanno come si sta andando avanti, chi sta andando, come e dove si andrà

A luglio è venuta a galla una crisi dentro PRC, una crisi nero su bianco, a colpi di mail, irrisolta, che sta bloccando il partito (ne hanno parlato Tonia, Vito, Loredana, R. Villani, Dimitri e altre e altri in termini espliciti) ma soprattutto sta inserendo forze centrifughe, rivoli di operatività autonoma, interpretazioni differenti che non possono che dissanguarci. Fuori c’è la guerra, una crisi sociale di straordinaria portata, che mette a repentaglio, nel bisogno, i diritti fondamentali delle persone, senza che se ne accorgano e ne facciano elemento di rivendicazione, perché hanno un’unica preoccupazione: sopravvivere, non cercando più, perché non ci credono più, sostegno.

La conferenza di organizzazione non risolverà tutti i problemi interni né tanto meno ci garantirà automaticamente un’efficacia nel trovare risposte alle domande che l’attualità ci pone. Ma ci garantirà, come ha detto M. Sgherri e come mi sembrava auspicare D. Greco, rispetto e cura del meccanismo attraverso cui si prendono le decisioni: segreteria, direzione, CNP o sono parti integranti di questo meccanismo o sono orpelli retorici. Esiste una differenza tra rigenerazione, restaurazione (che non penso sia tra i desiderata di nessuno) e rottamazione integrale di una classe dirigente, e il rinnovamento non può essere sulla base della data di nascita. Bisogna uscire dallo stato di congresso permanente, dunque instabile, provvisorio: solo così PRC farà al meglio la propria parte nella costruzione di UP.
Alle ragazze e ai ragazzi del Parco Campagna a Spinaceto, che ci hanno creduto e che potrebbero crederci, dobbiamo risposte e fatti concreti

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