Tesi alternativa sul RdB
A sinistra si è sussultoriamente avanzata la richiesta della riduzione
dell’orario di lavoro senza perdita di retribuzione affogandola tuttavia
in un contraddittorio affollamento con altri presunti obiettivi salvifici
(reddito di cittadinanza, decrescita, crescita degli investimenti dello
Stato, lavori socialmente utili) che costituendo delle scorciatoie consolatorie,
tutte compatibili con i rapporti sociali esistenti, tolgono alla ROL
il carattere di scelta strategica fondamentale. Più precisamente, misure
come il Reddito di Base (RdB) possono rendere più sopportabile precarietà
e disoccupazione nel breve periodo, ma non le eliminano. Semmai le cristallizzano
e le congelano. Il RdB si trasforma in un riformismo dal volto umano:
si accetta il capitalismo così com’è, generatore di disoccupazione,
precarietà, condizioni materiali di vita insostenibili, cercando di
lenirne gli effetti. L’unica novità è che a valle si redistribuirebbe
un po’ del surplus capitalistico. Ecco perché questo tipo di proposta
può trovare sostenitori appartenenti a diversi schieramenti politici.
Del resto, per Karl Marx, comprendere che la crescita delle disuguaglianze
ha una radice importante nelle modalità di accumulazione del capitale
è un passo decisivo per sfuggire all’ “illusione redistributiva”, ovvero
all’idea che le disuguaglianze si possano contrastare con interventi
di pura redistribuzione del reddito.
Ecco perché costruire un programma politico coerente non significa compilare
un elenco di rivendicazioni, l’una vicina all’altra, per giustapposizione,
tutte in odore di buon senso, ma in realtà intimamente contraddittorie:
le une caratterizzate da un intervento nel meccanismo di accumulazione,
le altre protese ad offrire qualche risposta di ristoro, interne ai
rapporti sociali dati, compatibili con essi, tendenzialmente orientate
a consolidare l’ordine economico e sociale esistente.
Costruire una linea coerente comporta che si individui il cuore del
problema, il nucleo centrale dell’analisi, per farne il centro di annodamento
di una nuova narrazione e di una coerente proposta politica e sociale
che tenga conto della tendenza del capitale a non riprodurre più, nei
punti alti dello sviluppo capitalistico, lavoro salariato.
La redistribuzione del lavoro attraverso una drastica riduzione dell’orario
di lavoro a parità di salario è la scelta strategica di eccellenza,
la sola capace di entrare a piedi uniti nei rapporti di produzione e
di uscire dal vago quando ci si pone l’obiettivo della massima occupazione,
non conseguibile – nel tempo presente – attraverso la pura riedizione
di misure keynesiane.
Dino Greco
Michela Becchis
Maruzza Battaglia
Fiorenzo Bertocchi
Frank Ferlisi
Manuela Grano
Ramon Mantovani
Caterina Marchetti
Gianluigi Pegolo
Antonella Piraccini
Stefano Cristofori