TESI 18 ALTERNATIVA
Rifondazione comunista: rimettere in movimento il partito.
La rifondazione comunista: intersezionale, radicale, anticapitalista
La rifondazione comunista è la prima questione da porre in questo congresso,
ovvero l’urgente necessità, nell’attuale contesto di profonde trasformazioni,
di rifondare il nostro profilo ideale, teorico, programmatico, la nostra
proposta politica ed organizzativa, senza la quale l’attualità del comunismo
resta un’affermazione astratta e poco credibile.
Le crescenti diseguaglianze e le molteplici contraddizioni prodotte
dalla nuova drammatica crisi economica, prodotta dalla pandemia Covid,
i fenomeni non più trascurabili legati al cambiamento climatico, dimostrano
in modo sempre più evidente l’incapacità del capitalismo di dare un
futuro positivo all’umanità, nemmeno sugli aspetti decisivi del diritto
alla salute e della tutela ambientale. Ciò conferma che solo sul terreno
di un coerente anticapitalismo è possibile praticare la rifondazione
comunista: non uno slogan astratto, ma sviluppo di iniziativa sociale,
costruzione di movimenti insieme alla capacità di indicare una proposta
ed una concreta alternativa di società.
Rielaborare e rilanciare oggi la nostra idea di socialismo/comunismo
significa soprattutto lavorare sul nesso classi, generi, ecosistema,
perché un partito comunista del XXI secolo non può che essere un’organizzazione
di classe, fondata sulla prospettiva femminista, internazionalista e
antirazzista, pacifista ed ecologista.
Superare la frammentazione
L’esigenza non più rinviabile di superare la frammentazione e di riaggregare
le forze, sia sul piano sociale (movimenti, sindacati, conflitti…) che
su quello politico (organizzazioni comuniste, anticapitaliste e di alternativa),
non può prescindere dalla necessità di fare un bilancio rigoroso e autocritico
sulle esperienze vissute in questi anni, basate sulla proposta del “soggetto
unitario della sinistra”. Queste esperienze si sono esaurite in tempi
brevi senza produrre risultati positivi sia perché finalizzate principalmente
alle scadenze elettorali pur in assenza di un reale radicamento sociale,
sia per la pretesa politicista di ricondurre ad uno la pluralità delle
diverse realtà organizzate, mettendo in secondo piano differenze spesso
rilevanti, come ad esempio la questione centrale dei rapporti col centrosinistra.
Aggregare forze in funzione di un ampio schieramento antiliberista ed
anticapitalista è possibile e necessario, ma occorre decisamente cambiare
impostazione. Questo processo, all’interno del quale collochiamo anche
la riunificazione di realtà ed esperienze comuniste, il coinvolgimento
di una diaspora oggi molto dispersa, potrà avanzare in modo proficuo
solo se saprà confrontarsi con i nuovi problemi della crisi e della
prospettiva sulla base di programmi, pratiche e proposte politiche comuni.
Promuovere coalizioni, unità d’azione, connettere le lotte e sviluppare
l’opposizione, uscendo da vecchie logiche settarie, politiciste ed autoreferenziali.
Le scelte elettorali a tutti i livelli non potranno che essere coerenti
con la proposta politica e con l’esigenza di una chiara alternatività
ai poli politici esistenti, al PD-centrosinistra-M5S ed alle destre,
oggi peraltro uniti nel sostegno al Governo Draghi. La necessità di
scelte rigorose – anche a livello locale - sul terreno della collocazione
politica e delle alleanze rappresenta una condizione basilare per dare
credibilità alla nostra proposta politica, anche se non risolve di per
sé i problemi della nostra iniziativa di massa. Questa importante scelta
politica decisa a livello nazionale non potra essere contraddetta a
livello locale, utilizzando in modo strumentale “l’autonomia dei territori”:
in tal caso e decisivo promuovere il confronto ed un’esplicita lotta
politica per fare chiarezza e dare coerenza alle nostre scelte.
Il radicamento sociale
Dobbiamo innanzitutto porre al centro del nostro lavoro il radicamento
sociale, ovvero riconquistare la capacita di stare nei conflitti, di
fare inchiesta, di promuovere movimenti di lotta ed esperienze concrete
di confederalità sociale, ovvero far convergere su obiettivi e piattaforme
comuni diverse forme organizzate, sia nuove che tradizionali (comitati,
assemblee, associazioni, partiti, sindacati, autoconvocazioni, coordinamenti…).
Portare il nostro contributo in quanto soggetti sociali e attivisti
e essenziale per dare autorevolezza alle nostre proposte, alla nostra
capacita di orientamento e di prospettiva. Saper attivare una dialettica
effettiva, intelligente e non burocratica, tra presenza e internità
nelle lotte, radicamento sociale, visibilità delle comuniste e dei comunisti
e ruolo politico del partito, motore di aggregazione e di lotta, senza
ovviamente sciogliersi nelle realtà di movimento, rappresenta il salto
di qualità e la profonda trasformazione di cui abbiamo bisogno nel nostro
agire collettivo per il rilancio del PRC, soprattutto in questa fase
difficile. Sara possibile riconquistare sul campo visibilita e autorevolezza
delle comuniste e dei comunisti solo con un lavoro di lunga lena, nel
quale non dobbiamo nasconderci, ma rendere visiva la presenza del partito,
del suo programma e del suo simbolo ogni qual volta si renda possibile
e necessario, sia nelle lotte che a livello elettorale.
Il partito sociale
Pur consapevoli delle forti difficolta dovute alla frammentazione,
alle drammatiche conseguenze della crisi che stiamo vivendo, alla sistematica
cancellazione di diritti basilari, ai ricatti che contrappongono spesso
occupazione, salute e ambiente, la ripresa di iniziativa sui temi del
lavoro e del reddito, la necessita di affrontare su basi nuove la questione
sindacale, la presenza nelle vertenze territoriali devono sapersi intrecciare
con le pratiche di resistenza popolare, solidarietà e mutuo soccorso
che da dieci anni porta avanti il partito sociale su vari temi, come
la casa, la salute e i diritti sociali. Essi rappresentano, nel loro
insieme, i terreni centrali e prioritari di radicamento sociale per
tutto il partito, finalizzati a sviluppare la lotta di classe, praticare
l’anticapitalismo e ricostituire un senso comune e collettivo insieme
ad embrioni di nuove soggettività che connettano classi, generi ed etnie,
superando la contrapposizione tra sociale e politico.
I programmi e le pratiche sociali scaturiscono dalla elaborazione dei
contenuti piu avanzati e delle esperienze piu significative, rappresentano
la risposta alle contraddizioni prodotte dal liberismo, indicano obiettivi
raggiungibili e unificanti per un ampio blocco sociale e al tempo stesso
la necessita di una svolta eco-socialista all’altezza dei nostri tempi:
la riconversione ecologica e pacifista delle produzioni, il primato
del ruolo pubblico e della partecipazione popolare, la tutela dei beni
comuni e del territorio, i diritti sociali e del lavoro, la lotta contro
il patriarcato e qualsiasi discriminazione, il ripudio della guerra...
In particolare, la questione migranti, ma anche quella della emigrazione,
va intrecciata sempre più con la lotta sui temi del lavoro e i diritti
sociali contro qualsiasi forma di razzismo, discriminazione e di guerra
tra poveri.
La rifondazione dell’organizzazione
Oggi si impone una nostra rifondazione organizzativa con un’urgenza
che non ammette rinvii. Infatti, riproduciamo una forma partito che
non corrisponde più alla nostra elaborazione, né alla nostra composizione
materiale e che ricalca staticamente il partito novecentesco, calibrato
su un altro assetto istituzionale, su un’altra composizione materiale
e organizzazione della classe. Oggi, anche alcune delle acquisizioni
teoriche assunte dal partito nel corso degli anni stentano a diventare
forma organizzativa.
Le forme dell’organizzazione non possono essere slegate dai compiti
che un partito si da in una determinata epoca storica e in un determinato
contesto: in questa fase, soprattutto si devono praticare la democrazia
di genere a tutti i livelli e la partecipazione diretta, essere funzionali
al radicamento sociale, alla promozione di esperienze concrete, alla
capacita di inchiesta e di analisi sulle profonde trasformazioni in
atto, alla comunicazione e alla formazione di militanti in grado di
reggere la sfida della digitalizzazione, senza mortificare il lavoro
collettivo in prima persona.
La rete e la digitalizzazione vanno dunque assunti non come surrogato
della politica in presenza, ma come potenziamento e integrazione della
stessa, nella piena consapevolezza della necessità di considerare criticamente
il rapporto tra democrazia e rete, tra materiale digitale e materiale
corporeo. Lo spazio stesso della rete è un nuovo terreno della lotta
per l’egemonia, uno spazio pubblico. Rifondare e regolamentare il rapporto
tra comunicazione, organizzazione e tecnologie digitali è, dunque, essenziale.
Così come ripensare il rapporto tra democrazia diretta e funzionamento
degli organismi dirigenti.
La centralità dei compiti che abbiamo di fronte, che al momento coinvolgono
solo una parte del Prc, impone dunque una riflessione sul modo di essere
del partito e sul nostro Statuto, sulle nostre strutture organizzative
(a partire dal ruolo dei circoli e delle commissioni di lavoro), sul
loro rapporto con il territorio e con i luoghi di lavoro, sulla loro
capacita di produrre iniziativa e concreti programmi di intervento,
sulla loro verifica periodica. La formazione delle/dei compagne/i deve
essere costante e permanente, l’elezione di nuovi gruppi dirigenti non
puo piu essere basata sulla “fedelta correntizia”, ma soprattutto sulla
capacita di promuovere democrazia di genere, iniziativa politica e radicamento
sociale, rinnovamento e verifica del lavoro svolto, di rappresentare
il dibattito politico. Non si tratta di mortificare il necessario pluralismo
interno, ne´ il ruolo delle strutture territoriali, ma di ripristinare
anche nel partito una vera dialettica che verifichi nel vivo dell’iniziativa
e della lotta politica le ipotesi di lavoro e la linea del partito,
evitando cosi di cristallizzare le diverse posizioni.
Il congresso straordinario: la discontinuità e il salto di qualità
necessari
Le difficolta delle diverse organizzazioni comuniste e anticapitaliste,
tra cui anche il nostro partito, sono giunte ormai ad un livello di
guardia e impongono a 30 anni dalla costituzione del PRC, un’analisi
rigorosa della nostra esperienza e delle ragioni di tante sconfitte
e arretramenti; il nostro congresso non può, dunque, che avere caratteri
di straordinarietà. Non può essere un semplice passaggio per adempimento
statutario. Per dare un futuro al percorso della rifondazione comunista,
abbiamo bisogno di una concreta discontinuità nella proposta politica
e nel modo di essere del Prc. Abbiamo la necessita di rimettere in movimento
il partito con un congresso davvero straordinario che non si fermi ai
confini dei nostri circoli, ma sappia coinvolgere, per quanto possibile,
le compagne ed i compagni della sinistra di classe che non accettano
scorciatoie politiciste, che non si rassegnano alla irrilevanza ed alla
autoreferenzialità, che non si accontentano di sopravvivere o di esprimere
una testimonianza prettamente identitaria, ma intendono riconquistare
un ruolo utile e organizzato per la costruzione di un’alternativa anticapitalista
ed eco-socialista.
In altre parole, occorre assumere con chiarezza l’idea che un ciclo
politico si e` chiuso e dunque ciò richiede anche a noi un salto di
qualità. Una tale consapevolezza va considerata oggi un punto di forza,
poiché ci pone nella condizione di avviare una nuova fase di lotta al
capitalismo dentro l’attuale stravolgimento epocale, partendo dall’importanza
del comune (beni comuni, municipalismo, collettività). Ci permette di
sperimentare per davvero la “intersezionalita`” cui spesso alludiamo
e di declinare l’alternativa di societa in modo complessivo, dialogando
con la pluralita dei soggetti che si riconoscono nella necessita di
una liberazione sociale. Nell’immediato ciò significa costruire in questo
Paese un’opposizione di classe, femminista, ambientalista, culturale
e sociale all’insieme delle classi dominanti, un’opposizione nella quale
il PRC sappia conquistarsi un ruolo trainante, sottolineando in tutti
i passaggi, il legame tra i temi quotidiani e il socialismo del XXI
secolo che vediamo come possibilità storicamente matura, in alternativa
allo sfruttamento capitalistico, al patriarcato, alla distruzione dell’ecosistema
ed allo svuotamento della democrazia.
Imma Barbarossa, Lucietta Bellomo, Claudio Bettarello,
Claudia Candeloro, Roberto De Filippis, Michelangelo Dragone, Andrea
Fioretti, Eleonora Forenza, Gabriele Frisa, Giada Galletta, Riccardo
Gandini, Gabriele Gesso, Mara Ghidorzi, Stefano Grondona, Antonello
Manocchio, Rosario Marra, Nicolo Martinelli, Chiara Marzocchi, Massimiliano
Murgo, Antonio Perillo, Giulia Pezzella, Angelo Pozzi, Claudia Rancati,
Maria Lucia Rollo, Francesca Sparacino, Sara Spera, Sandro Targetti,
Pippo Trovato, Arianna Ussi, Lia Valentini, Jan Vecoli, Roberto Villani,
Pasquale Voza
(32 FIRME CPN + 1 CNG)