Partito
della Rifondazione Comunista Documento respinto Torniamo in movimento: la rifondazione comunista nel cambiamento d’epoca L’accelerazione del tempo storico e il mutamento d’epoca Viviamo un tempo periodizzante: la pandemia del 2020
non è una parentesi, ma un cambiamento d’epoca. E non vogliamo nemmeno
che sia una parentesi che si chiude con il ritorno alla normalità che
abbiamo combattuto: quella del realismo capitalista, del neoliberismo,
della lotta di classe dall’alto. Come partito, dobbiamo essere all’altezza
di questo cambiamento d’epoca per svolgere la nostra funzione storica,
per agire con efficacia nella trasformazione della realtà e della vita
delle persone. La crisi del 2020 non è una crisi finanziaria, come quella del 2007-2008. È una crisi sanitaria mondiale le cui conseguenze incidono anche sull’economia reale, i processi produttivi, la catena globale del valore. Ed è con una velocità impressionante che il capitale si sta ristrutturando e riorganizzando nella crisi per continuare la lotta di classe dall’alto nello spazio europeo e in Italia, non senza conflitti interni alle classi dominanti. Ad esempio, la sospensione dei patti di stabilità e la rottura del dogma neoliberista sulla spesa pubblica stanno finora producendo interventi a sostegno del grande capitale. Negli interventi del Governo italiano sono previsti flussi di denaro senza condizionalità alle grandi imprese, mentre condizionali ed emergenziali sono gli interventi sul welfare, sul reddito e il lavoro. Inquietanti sono poi il ruolo di Ad di multinazionali
delle comunicazioni come Colau e la permeabilità del Governo alla nuova
governance di Confindustria, tra i principali responsabili, insieme
alla Giunta Fontana, della tragedia lombarda. Dopo trent’anni di messa
fuori legge dell’intervento pubblico in economia, ora il capitale si
candida a essere gestore e principale beneficiario della apertura di
canali di investimento. Ancora, il capitalismo delle piattaforme è invece
in una fase di grande espansione, ha intensificato la propria capacità
di profilazione e di estrazione di valore dei dati. Perfino gli enti
pubblici della formazione e della ricerca immettono flussi di dati nelle
piattaforme delle multinazionali. Per dare risposte alle conseguenze sociali della crisi,
perché a pagarla non siano ancora una volta le classi popolari, perché
da questa crisi si possa uscire archiviando la stagione del neoliberismo
e con una riappropriazione sociale di poteri e risorse, occorre delineare
una proposta programmatica e una soggettività politica che siano efficaci
nella transizione che stiamo vivendo. Dobbiamo essere in grado di trasformarci più velocemente
del capitale se vogliamo essere efficaci: tornare in movimento. Per
questo proponiamo di impegnare il Prc nella apertura di una fase di
vera rifondazione della propria costituzione materiale: di costruire
una fase di discussione aperta non solo a tutte le compagne e i compagni
del Prc, ma a tutte le soggettività politiche e sociali che sentano
la necessità in questa fase della ricostruzione di una alternativa di
società e che si pongano il problema della efficacia in questa transizione
dall’esito non scritto. Non possiamo, inoltre, sottrarci a un bilancio. Un
decennio di investimento del partito nella chimera politicista dell’unità
della sinistra si è rivelato fallimentare. Non solo perché si è dimostrato
impossibile praticare l’unità della sinistra in alternativa al Pd. Non
solo perché si è resa l’attuazione della linea politica del partito
subalterna, variabile dipendente delle scelte di forze politiche che
fanno parte di un Governo di cui noi siamo all’opposizione. Ma anche
perché nel frattempo molto dentifricio è uscito dal tubetto: lo dimostrano
purtroppo ancora una volta i dati del tesseramento. Dall’ultimo congresso
a oggi abbiamo ulteriormente quasi dimezzato il numero delle iscritte/i;
sono nate nuove soggettività politiche in alternativa al Pd; si è formato
un coordinamento delle sinistre di opposizione. Bilancio e autocritica
sono necessari anche per non ripetere gli errori del passato. - sostegno alla campagna lanciata dalla convergenza tra divere realtà di movimento per un reddito di base, universale, incondizionato; per la riduzione dell’orario di lavoro a 30 ore settimanali e il salario minimo orario a 10 euro; come proposta comune e conflittuale, che riarticola la ricostruzione della classe nei processi di produzione e riproduzione sociale. Respingiamo la logica emergenziale, familista, caritatevole, condizionale, di frammentazione prodotta dalle politiche del Governo; continuiamo a lottare contro il ritorno del carico domestico, del lavoro di cura, sulla vita delle donne. di welfare universale, a partire dai necessari investimenti su sanità e scuola. Dobbiamo rilanciare a livello nazionale una campagna di investimento nella sistema sanitario nazionale pubblico, di ripristino della medicina di base, per garantire il diritto alla salute nei luoghi di lavoro, di diritto ai DPI e alle valutazioni sanitarie necessarie per la prevenzione nella pandemia. Per la scuola, l’università e la ricerca pubblica, contro la sussunzione della formazione pubblica nella logica estrattiva e disciplinante del capitalismo delle piattaforme e della didattica come erogazione; per la dimensione sociale della cura, contro una nuova privatizzazione del carico domestico accentuata dalla diffusione del lavoro da casa; per lo accesso alla rete gratuito per tutte e tutti, di reale investimento nel superamento del digital divide; di tassazione delle multinazionali della comunicazione e di conflitto nello spazio della rete contro l’intensiva messa a profitto di big data. di diritto e dignità per tutte e tutti gli esseri umani, contro la vergognosa sanatoria che regolarizza le braccia e non garantisce dignità alle persone; sosteniamo la mobilitazione della lavoratrici e dei lavoratori agricoli promossa da Usb per il prossimo 21 maggio. contro ogni autonomia differenziata e per il superamento della controriforma del Titolo V della Costituzione, contro il nuovo scippo al Sud messo in atto con gli articoli 231 e 232 del Decreto-rilancio che dà attuazione a quanto previsto nel DEF sui fondi strutturali, applicando il regolamento UE n. 558/2020 entrato in vigore il 24 aprile e procede con la possibilità di dirottare fondi da una Regione all’altra, nel nostro caso dal Sud al Nord. Contro le politiche messe in atto dall’Unione europea, a partire dal MES. Le proposte emerse dagli ultimi Consigli europei – di fatto consistenti dalla apertura di nuove linee di debito che non mettono in discussione la logica ordoliberista della stabilità – lungi dal rappresentare una reazione solidale europea, rendono evidente ancora una volta la irriformabilità dell’Unione europea e l’impossibilità di politiche economiche non dettate dagli interessi del capitale tedesco. Occorre, dunque, rimettere in agenda un piano B e una alternativa per i popoli europei. Contro l’idea di libertà liberista e darwinista di Confindustria, continuiamo a vivere la libertà come cura e solidarietà. Le pratiche di mutualismo conflittuale che abbiamo organizzato – insieme a tante altre realtà sociali nella pandemia – sono state anche un primo momento di inchiesta del dolore sociale; occorre rimetterle in rete, strutturarle. Contro la logica produttivista del #nonsiferma, propugnata in primis dal Sindaco di Milano, continuiamo a chiedere di andare al passo del più lento e della più lenta, delle anziane e degli anziani, dei bambini e delle bambine, dei più vulnerabili. La nostra idea di comunismo è messa in comune della
cura per tutte e tutti. Così come contrastiamo l’idea della pandemia
come complotto o come mero processo di disciplinamento, idea che ha
permeato anche riflessioni della sinistra radicale, pensiamo sia necessario
contrastare i processi di repressione, di esibizione del controllo e
della sorveglianza messi in atto da Sindaci e Presidenti di Regione.
Vogliamo verità e giustizia per le vittime dei tagli del Sistema sanitario nazionale, per la gestione della sanità pubblica in Lombardia – giunta di cui continuiamo a chiedere le dimissioni per la gestione criminale della emergenza sanitaria - e in Emilia Romagna. Lo dobbiamo a più di 30000 persone. Lo dobbiamo a Pietro Paolo Piro, nella cui memoria continueremo a camminare in direzione ostinata e contraria. Eleonora Forenza, Sandro Targetti CPN PRC 16 e 17 maggio 2020
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