Partito della Rifondazione Comunista
Comitato Politico Nazionale 2 e 3 dicembre 2017

Odg assunto dal CPN del Prc S.E. in data 3/12/2017

La beffa del lavoro gratuito
Dall’alternanza scuola lavoro alle nuove forme di sfruttamento

L’alternanza scuola-lavoro venne introdotta dalla l.107 del 2015, la cd. “Buona Scuola” del Governo Renzi. Nella mission indicata dal Governo, l’alternanza aveva la precipua idoneità a far diventare la scuola “la più efficace politica strutturale a favore della crescita e della formazione di nuove competenze, contro la disoccupazione e il disallineamento tra domanda e offerta nel mercato del lavoro.”
L’alternanza scuola-lavoro è obbligatoria per tutti gli studenti dell’ultimo triennio delle scuole superiori, anche nei licei computandosi in un monte ore complessivo pari a 400 ore negli istituti tecnici e professionali e 200 ore nei licei. Da sottolineare è che tale percorso è obbligatorio ai fini della valutazione dell’esame finale di maturità. Gli studenti e le studentesse saranno infatti valutate anche su questa esperienza, con una relazione finale.
Il Progetto/Percorso di alternanza scuola lavoro si articola in moduli didattico-informativi, svolti in classe o nelle più disparate aziende indicate nell’apposito registro istituito ad hoc, chiamato “Registro Nazionale Alternanza Scuola Lavoro - Il portale delle Camere di Commercio”.
Sono i dirigenti scolastici – come stabilito dall’art.40 comma 1 della legge n.107/2015 (“La Buona Scuola”) – che individuano le imprese e gli enti più idonei ad ospitare gli studenti del proprio istituto, indi stipulare con essi apposite convenzioni. Infine, al termine di ogni anno scolastico, essi sono tenuti a redigere una scheda di valutazione sulle strutture in questione, evidenziando il potenziale formativo nonché le eventuali difficoltà incontrate durante la collaborazione. L’alternanza scuola lavoro si distingue anche dall’apprendistato in quanto si configura come progetto formativo e non come rapporto di lavoro. L’apprendistato è un vero e proprio rapporto di lavoro che prevede un contratto, un piano formativo e l’aderenza alla normativa del Jobs Act.
Dentro questo quadro di deregolamentazione del rapporto di lavoro quindi l’alternanza scuola lavoro si configura come introduttiva alle nuove forme di flessibilità e precarietà totale, fino alle aberrazioni attuali di lavoro sottopagato o gratuito introdotte dal “modello Expo” e oggi applicate anche nei bandi di “lavoro volontario” in numerose amministrazioni locali (tirocini, stage.. etc.)
L’attuale governo ha stanziato 140 milioni di euro di fondi per il Pon 2014-2020 sull’alternanza scuola-lavoro, in integrazione ai 100 milioni l’anno dati alle scuole, per favorire lo sviluppo di progetti di “alta qualità”.
Attualmente tra i cd. “Campioni dell’alternanza” (consultabili sul sito http://www.istruzione.it/alternanza/campioni.shtml) spadroneggiano:
il leader dei fast food internazionale McDonald’s;
Bosh;
ENI;
Banca Intesa;
Poste Italiane;
HP
FCA
CNF

Siamo fin troppo consapevoli della realtà dei fatti nei riguardi dell’alternanza scuola-lavoro, ovvero sia della sua inidoneità ad aprire percorsi realmente formativi, o conseguenziali all’apprendimento di nuove esperienze fondamentali per un percorso futuro dello studente. In effetti tali progetti si riducono alla sola occasione ghiotta per aziende che, legalmente, possono utilizzare risorse gratuite e a tempo determinato, senza elargire alcuna retribuzione, contribuzione e tassazione. Una manna dal cielo, no?
L’alternanza scuola lavoro non è altro che sfruttamento di lavoro gratuito che legittima il ribasso e la diseguaglianza sociale.
Marx l’avrebbe chiamato plusvalore, intendendo la differenza tra il valore del prodotto del lavoro e la remunerazione sufficiente al mantenimento della forza-lavoro, differenza di cui in un regime capitalistico si appropriano gli imprenditori-capitalisti.
Nel 1995 Jeremy Rifkin annunciava, con l'omonimo libro, "la fine del lavoro", pagato, aggiungeremmo. Ad oggi nel 2017 miriadi sono le forme di tirocini, stage, sommata alla già richiamata alternanza scuola-lavoro che ne rappresenta un’emblema. Gli stessi non sono retribuiti, o hanno rimborsi spesa minimi, o per lo più ripagati con una borsa di studio che riprende i criteri ISEU (del diritto allo studio universitario, in cui si sommano proprietà, auto e risparmi) pur essendo fuori dal circuito universitario, il più delle volte bandendole con range di reddito bassissimo che esclude migliaia di giovani lavoratori.
Le molteplici forme di lavoro gratuito si moltiplicano con una spendibilità propria per ognuna di esse, da un lato viene elargita in promessa la moneta “visibilità”, dall’altro il titolo di accesso ad un concorso pubblico o un punteggio in più ai fini concorsuali, o ancora, nel caso delle attività nel mentre della formazione scolastica, in esperienze spendibili nei prossimi curriculum non appena gli studenti si ritroveranno catapultati nel mondo del mercato del lavoro, tra risorse umane e agenzie interinali.

Il Partito della Rifondazione Comunista, alla luce di quanto analizzato, si impegna a:
organizzare un attivo sulle varie forme di sfruttamento del lavoro, facendo emergere contraddizioni e modi per sfuggire alla spirale del lavoro gratuito;
rivendicare come linea assoluta l’abolizione totale dell’alternanza scuola lavoro oltre che della stessa Buona Scuola;
essere promotore dei lavoratori e delle lavoratrici salariati ma anche di tutto il mondo precario e/o gratuito, borsisti, stagisti, tirocinanti, onorari, dipendenti a cottimo;
promuovere campagne e battaglie politiche per l’inserimento di minimi salariali dignitosi in ogni forma contrattuale e l’obbligo di applicazione delle condizioni del CCNL di riferimento in tutta la catena degli appalti o delle gare di esternalizzazione;
rilanciare la battaglia sul reddito incondizionato di base, per la dignità di tutti e tutte.
Sostegno alla campagna lip raccolta firme della scuola.
Rompere l’ideologia neoliberale dell’homo oeconomicus, basata sull’imprenditorialità di sé (Silvia Federici), significa «monetizzare il lavoro gratuito» per remunerare una riproduzione del lavoro vivo sganciata dal lavoro servile (Christian Marazzi). La miseria esiste, spiega Franco Berardi (Bifo), perché «la nostra attività è ridotta a un salario» pari a zero. Per rifiutare questo lavoro è necessario un reddito di base incondizionato. Formula antica, e attualissima, questa può essere la battaglia della prossima generazione.
(da il Manifesto 2.06.2017)

I compagni e le compagne: Puca, Forenza, Candeloro, Perillo, Visintin, Vecoli, Maffione, Martinelli, Fioretti, Pantaleoni, Pollio, Gimona, Fraleone, Guerra

 

chiudi - stampa