Partito della Rifondazione Comunista
Comitato Politico Nazionale 31 maggio - 1 giugno 2014

Documento respinto

Il terremoto elettorale che ha attraversato le elezioni europee è la conseguenza delle politiche di austerità, un terremoto che ha fortemente ridimensionato le forze che fanno capo ai popolari ed ai socialisti europei ( che pur rimangono forze dominanti) in Paesi importanti come Francia, Inghilterra, Spagna e Grecia (diversamente da Germania ed Italia) e determinato il successo di liste nazionalisti e di destra, ma anche di forze comuniste e di sinistra (soprattutto in Grecia, Spagna, Portogallo ed Irlanda).
Non è casuale che laddove hanno vinto liste di destra, è stato più debole il risultato delle liste di sinistra e viceversa, a conferma del fatto che è possibile fermare le derive populiste solo con un chiaro profilo e movimento anticapitalista di massa contro questa Europa.
Tutto ciò avviene in una situazione internazionale che vede una forte iniziativa di destabilizzazione politica e militare da parte delle forze imperialiste in Ucraina, Siria, Libia ed anche in Venezuela.
In Italia:
1) il PD di Renzi, utilizzando sapientemente una fase a lui favorevole, ha decisamente vinto le elezioni su tutto il territorio nazionale e con un notevole effetto di trascinamento nelle elezioni amministrative, raccogliendo voti nei settori moderati, al centro ed anche a destra, indebolendo FI, NCD e Scelta Civica, praticando un “populismo” di governo che si è mosso e si muoverà nello spazio determinato dall'allentamento delle politiche di austerità, uno spazio tutto interno alle compatibilità poste dalla gestione capitalistica della crisi, modificando in modo profondo ed irreversibile la natura/collocazione del PD, sempre più legato alla gestione diretta del leader.
2) Il Movimento 5 stelle batte in testa ed arretra nei consensi, confermando l'incapacità di costruire nella crisi una reale alternativa sociale; senza questa capacità lo stesso voto di protesta arretra e si disperde.
3) In questo contesto, il superamento di misura dello sbarramento da parte della Lista Tsipras, se da un lato rappresenta un risultato positivo ed un incoraggiamento a non desistere per larga parte del popolo di sinistra e per tanti militanti, dall'altro non risolve la questione irrisolta di questi anni, ovvero la mancanza di una sinistra anticapitalista all'altezza della drammatica situazione imposta dalla crisi, e lascia aperti tutti i problemi politici presenti nel nostro Partito, il primo luogo il rapporto tra costruzione di una sinistra ampia e rifondazione di una forza comunista.

Infatti, pur non sottovalutando il positivo risultato elettorale, ottenuto grazie al ruolo determinante del PRC, il profilo politico della Lista Tsipras si è rivelato inadeguato a raccogliere il consenso di più ampi settori popolari.
Nell'attuale situazione la linea che proponiamo è quella di rilanciare e perseguire, senza settarismi, la ricostruzione di un ampio schieramento politico e sociale nettamente alternativo al capitalismo ed al PD, in termini di pratiche sociali, programmi, coerenza nelle scelte politico-istituzionali, ed al tempo stesso riprendere la questione decisiva della ricostruzione/rifondazione di un partito comunista autonomo, e quindi del suo radicamento nella società e nei conflitti; condizioni essenziali per ricostruire con tenacia e con un lavoro di lunga lena un consenso reale anche a livello elettorale, consenso oggi fortemente logorato dalla crisi politico-organizzativa di questi anni,
Occorre respingere la ricorrente tentazione di ripercorrere pericolose scorciatoie e fughe in avanti che abbiamo già vissuto (vedi Sinistra Arcobaleno, Federazione della Sinistra, Lista Ingroia) e che hanno prodotto gravi sconfitte ed arretramenti, ovvero l'illusione di costruire un nuovo (quanto generico) soggetto della sinistra, senza la necessaria chiarezza politica sui nodi di fondo e puntando di fatto al superamento (con varie formule9 di Rifondazione Comunista o riducendone l'autonomia politica ed organizzativa.

Chi ha pensato in queste elezioni amministrative di garantirsi una rappresentanza istituzionale con alleanze con il PD (spesso vere e proprie scorciatoie opportuniste), prive di adeguate motivazioni programmatiche) ha perlopiù fallito l'obiettivo.
Cosa deve ancora succedere per assumere la scelta dell'alternatività al PD in modo rigoroso e puntuale, esercitando un doveroso ruolo di direzione politica che non può essere azzerato da un malinteso senso dell'”autonomia” dei circoli e delle federazioni?
Addirittura in alcune situazioni il PRC è stato scavalcato a sinistra da SEL, che ha sostenuto candidati sindaco alternativi al PD, ottenendo buoni risultati. Ciò non significa che SeL abbia rinunciato all'obiettivo di “rifondare” il centrosinistra, come dimostrano le forti contraddizioni che la attraversano in questi giorni: ciò significa che è giusto e possibile lavorare su queste contraddizioni, a condizione che il partito pratichi ovunque la scelta dell'alternativa ed intorno a questa sappia costruire il più ampio schieramento di forze, senza rinunciare alla propria soggettività politica ed organizzativa.
Occorre una analisi più dettagliata dei risultati elettorali: sicuramente lo zoccolo duro del PRC, anche laddove si è presentato in alternativa al PD alle amministrative, si è ridotto arrivando al minimo storico, introno all'1,5-2%, a conferma che non è sufficiente presentare il simbolo e “vivere di rendita”.
Dobbiamo riflettere ed individuare le ragioni di questo ennesimo arretramento elettorale: 1) ragioni oggettive legate al clima maggioritario che viviamo, alla logica del voto utile, allo schieramento mediatico della nostra presenza, alla quasi scomparsa dei comunisti dalle assemblee elettive; 2) ragioni soggettive legate alla mancanza o alla forte inadeguatezza di radicamento, internità alle lotte sociali e sindacali, ai movimenti presenti nel territorio, alla questione sindacale e del lavoro, al nodo irrisolto del rapporto con il PD/centrosinistra.
Da ciò deriva spesso genericità nei programmi ed un ruolo del partito che si limita a fare il tifo per le lotte, anziché contribuire alla loro costruzione, unificazione e ad uno sbocco politico nell'ambito di una proposta generale di alternativa.
Vi sono poi situazioni nelle quali i risultati sono positivi e significative perchè il partito (da solo, in liste di movimento o in coalizione) ha raccolto i frutti di un lavoro costante, coerente e radicato in quei territori. In assenza di questo lavoro, è ovvio che la presentazione alternativa al PD di per sé non garantisce un buon risultato elettorale, ma ciò non può significare che allora l'alternativa o l'accordo con il PD siano da considerarsi scelte equivalenti. Altrimenti, l'orientamento congressuale di Perugia che valore assume di fronte oltretutto alla deriva renziana?
Per non disperdere le energie e la partecipazione raccolte intorno ai comitati Tsipras, occorre da subito individuare forme di coordinamento e di lavoro comune nei territori, tra tutti i soggetti e le realtà interessate per fare un concreto passo in avanti nella costruzione di una sinistra anticapitalista, evitando di assumere modelli precostituiti e verificando puntualmente lo sviluppo delle esperienze.
Per quanto riguarda il Partito, occorre investire e lavorare concretamente sulla rifondazione: insieme ad una riflessione molto rigorosa sull'attuale fase politica, occorre accelerare i tempi della conferenza di organizzazione, già prevista dal congresso di Perugia, aprendo a tutti i livelli una discussione che coinvolga il quadro militante, occorre attivare le aree di lavoro proposte dalla Direzione Nazionale, fare una verifica sullo stile di lavoro, sullo stato dei circoli, del tesseramento, della presenza nei conflitti sociali e deei livelli organizzativi, sulla comunicazione ed in particolare sul rilancio di “Liberazione”.

Presentato da Targetti ed altri.

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