Partito della Rifondazione Comunista
Comitato Politico Nazionale 23- 24 settembre 2011

EMENDAMENTO AL DOCUMENTO CONGRESSUALE N. 1
Emendamento: strategia per l’alternativa e questione del governo

La crisi di sistema richiede una nuova capacità di analisi e la costruzione di una strategia di trasformazione radicale della società, dell’economia e della politica. Le forze della sinistra hanno la necessità di mettersi all’altezza di questa crisi per impegnarsi nella costruzione di un soggetto politico capace, anche nelle alleanze, di sfidare e competere per peso della rappresentanza e valore del programma con le forze progressiste democratiche e altresì sia in grado di indicare e sostenere un progetto di trasformazione nel medio periodo della società e di alternativa immediata nel governo de Paese.
Non è sufficiente definire il rapporto con il Pd e le altre forze in ragione delle alleanze condizionate da una infame legge elettorale. Occorre promuovere un più stringente confronto programmatico che veda coprotagonisti il sindacato, il movimento studentesco e i grandi movimenti che hanno agito per promuovere i referendum e sono stati decisivi al loro straordinario successo. Un confronto sulle scelte di fondo e sui programmi con cui fare avanzare l’alternativa di società e impostare un’azione di governo che contrasti gli effetti devastanti che la crisi economica e la gestione liberista di essa producono sulla condizione sociale delle grandi masse popolari e delle stesse filiere produttive.
È necessario incrinare e rompere quel sistema di pensiero unico che ha finito per rendere indistinguibile la destra dalla sinistra sul terreno delle scelte sociali, sulla concezione e la pratica della democrazia, sulla collocazione del Paese a fronte delle drammatiche scelte sulla pace e sulla guerra, sulle risorse del pianeta, sul rapporto tra libertà ed uguaglianza nell’epoca del capitalismo del mercato globalizzato e del dominio del capitale finanziario.
Non è sufficiente la rivendicazione della identità. La sinistra deve essere in grado di rappresentare misure concrete di riforma della politica e della stessa concezione e pratica democratica dei partiti, rompendo la deriva plebiscitaria che ha fatto premio sulla cultura politica, ricostruendo valori e principi che motivano la comunità di donne e di uomini con la giusta ambizione di rappresentare un fattore di trasformazione nella società contro la deriva impolitica, leaderistica e qualunquista in atto.
La disponibilità comune a condurre la battaglia democratica per battere Berlusconi e il berlusconismo deve accompagnarsi alla sfida nel costruire il programma e la coalizione alternativa. Questa sfida non si concretizza solo con l’adozione del metodo delle primarie di programma come discriminante del progetto di una indistinta coalizione di centro-sinistra che innalza barriere discriminatorie a sinistra; tantomeno può reggere la proposta di partecipare alla coalizione democratica per battere Berlusconi sottraendosi alla eventuale assunzione di responsabilità di governo alla pari delle altre forze politiche.
Non sfugge la complessità della situazione ne la pesantezza della ipoteca moderata derivante da venti anni di pensiero unico. Ma occorre sapere cogliere e fare pesare le spinte che vengono dalle lotte e dai movimenti per affermare che solo in una ottica antiliberista ed antimonetarista è possibile affrontare la crisi. Del resto, un processo di trasformazione radicale si concretizza nel perseguimento di obiettivi immediati e di obiettivi intermedi che si collocano coerentemente nella strategia del cambiamento. Occorre essere consapevoli che questo processo si può oggi sviluppare tra forze contraddistinte da molte differenze su temi anche decisivi della politica di un Paese come l’Italia.
Questo non costituisce una posizione cosiddetta “governista”. Al contrario intende rappresentare la consapevolezza di una forza antagonista che si misura con la sfida del governo del Paese assumendo la categoria della egemonia nella battaglia culturale e politica con le altre forze alleate. Diversamente il Prc sarà risucchiato entro un circuito minoritario incapace di produrre effetti politici.
Nella stessa Federazione della Sinistra le posizioni esplicitate nella assemblea costitutiva del Partito del Lavoro e l’approccio che si manifesta all’interno del Pdci segnalano la necessità e l’urgenza del confronto sulla questione di un governo di alternativa, ma anche il rischio concreto di marginalità nella quale verrebbe ad essere collocato il Partito della Rifondazione Comunista.
Rinunciare a questa sfida significa porsi in subalternità al centro-sinistra, al quale si chiederebbe la concessione alla Fds di una sorta di “diritto di tribuna” assolutamente ininfluente sulle scelte della politica. Occorre invece che le forze della sinistra di classe siano in grado, assumendo oggettivamente il Pd come interlocutore principale, di qualificarsi come soggetto unitario e plurale per impedire il riemergere di giochi politicisti e di potere che renderebbero dentro il sistema bipolare sostenuto da soglie di sbarramento, premi di maggioranza e liste bloccate, equivalente l’opzione di sinistra e quella centrista.

Salvatore Bonadonna, Linda Santilli, Sandro Valentini, Andrea Pitoni, Grazia Montoro, Vito Nocera

(sottoposto alla votazione della platea dei componenti del Cpn aderenti al Documento congressuale n. 1)
Respinto con 5 voti a favore e 2 astensioni

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