Partito della Rifondazione Comunista
Comitato Politico Nazionale 17 - 18 luglio 2010

Interventi

Gualtiero Alunni
Imma Barbarossa
Salvatore Bonadonna
Urbano Boscoscuro
Alberto Burgio
Maria Campese
Giovanna Capelli
Mimmo Caporusso
Paolo Carrazza
Mauro Cimaschi
Stefano Cristiano
Alfredo Crupi
Francesco D’Agresta
Walter De Cesaris
Erminia Emprin
Giuliano Ezzelini Storti
Roberta Fantozzi
Eleonora Forenza
Loredana Fraleone
Alessandro Giardiello
Patrizia Granchelli
Alessandro Leoni
Ezio Locatelli
Annalisa Magri
Cesare Mangianti
Francesco Maringiò
Lidia Menapace
Adriana Miniati
Marco Nesci
Alba Paolini
Gianluigi Pegolo
Armando Petrini
Vincenzo Pillai
Rosa Rinaldi
Augusto Rocchi
Roberto Romito
Dario Salvetti
Gianluca Schiavon
Bruno Steri
Laura Stochino
Sandro Targetti
Raffaele Tecce
Alessandro Trotta
Francesco Voccoli
Pasquale Voza

 

Gualtiero Alunni

Esprimo l’incondizionata solidarietà alla strenua resistenza degli operai di Pomigliano contro il ricatto della Fiat, e contro i licenziamenti a Mirafiori e a Melfi. Basta parlare di formule e contenitori come Fed.ne della Sinistra e Sinistra Unita. Questa Federazione della Sinistra è senza anima e tensione partecipativa, al suo interno alcuni sostengono la Cgil concertativa e il no al referendum sulla legge 30. Basta alleanze suicide con il PD, costruire l’alternativa alle due destre politiche-economiche (PD/PdL) e a Vendola, che con la borghesia e il potere mediatico, sta costruendo l’alternanza compatibile con il capitale. Ritirarci subito dal CDA dell’ARIN SpA acqua a Napoli! Grave assenza di dirigenti e consiglieri alla manifestazione nazionale del 9/7 contro i 6.880 licenziamenti alla Telecom. Bene la manifestazione in autunno, ma per un nuovo blocco sociale, un programma minimo di classe e un moderno fronte popolare anticapitalista, unica strada irriducibilmente comunista per la trasformazione dello stato di cose presenti.

Imma Barbarossa

La manifestazione nazionale del Pride di Napoli conteneva una proposta esplicita di nesso tra diritti civili e diritti sociali,tra libertà individuali e liberazione dal lavoro,nel senso di liberazione dal lavoro servile a cui gli eventi di Rosarno alcuni mesi fa e ancora di più la vicenda di Pomigliano alludono in maniera emblematica. Sulla Federazione: ci sono debolezze e ambiguità nel percorso; occorre puntare oggi non solo sull’autonomia ma sull’alternatività al centrosinistra,ed evitare le sovrapposizioni con le strutture di partito. Ho contribuito a costruire un documento ‘interno’ di analisi critica volta a condizionare a sinistra la FdS e a rilanciare la rifondazione comunista senza rigurgiti nostalgici. C’è però oggi un Appello all’unità della sinistra, che è un progetto politico che ruota intorno a Vendola e punta all’internità al centrosinistra,con una concezione della sinistra come retorica e affabulazione, compatibile con l’esistente. Sulle aree: non si aboliscono per decreto, ma con un percorso politico dal basso. Sono contraria alla definizione a priori di una maggioranza blindata.

Salvatore Bonadonna

Avverto inadeguatezza; parliamo di noi, del nostro dover essere senza fondare su una analisi rigorosa di fase. Il divario tra la lettera degli economisti e il seminario, poco partecipato, della Direzione sulla crisi e la proposta politica contenuta nel documento per il Congresso della Federazione della Sinistra e nella relazione del segretario sospinge ad un confronto politicista. Descriviamo la crisi e anche i conflitti, anche quelli di Pomigliano, ma non ne traiamo le scelte politiche coerenti. Doveva essere più ambizioso il progetto della Federazione e, invece si propone come la organizzazione di un convoglio di scialuppe di naufraghi verso un possibile approdo parlamentare. E l’appello per la unità della sinistra, rispettabilissimo, solleva polemiche sulle modalità ma ripete la bella aspirazione laddove l’unità si fa confluendo in un unico soggetto politico plurale; diversamente è solo un’alleanza. Nella crisi sociale e politica, in assenza di una opposizione parlamentare c’è uno spazio che non copriamo in ragione delle nostre chiusure; rischia così di avere presa, ancorché sterile, il neopopulismo di sinistra che si agita nelle fabbriche di Nichi.

Urbano Boscoscuro

Il disorientamento a sinistra ha una base: siamo su di un’onda storica e non sappiamo dove naufragheremo. Questo tempo somiglia a quello compreso tra il Congresso di Parigi (1856) e quello di Berlino (1878); è la seconda rivoluzione industriale, che inaugura un mondo nuovo: quello, ad esempio, del processo Thomas, che consentì alla Germania di superare la produzione delle acciaierie inglesi ed avviarsi a divenire forza imperialista. Le nostre analisi sulla fase non sono sufficienti e non colgono l’elemento di fondo: di nuovo, al grado di sviluppo delle forze produttive non corrispondono più i rapporti vigenti di produzione. E’ la crisi, che può sfociare - per essere governata dal capitale – in regimi reazionari e guerrafondai o, se presa in mano dal proletariato, in processi di trasformazione sociale. Quello dell’Ottobre fu lo sbocco rivoluzionario dei processi avviati dalla seconda rivoluzione industriale, a partire dalla scarnificazione della realtà operata da Lenin: “l’imperialismo è lo stadio monopolistico del capitalismo”. Di fronte ai titanici cambiamenti di fase e le risposte alte che richiederebbero, alcune proposte (Vendola caudillo borghese per l’intera sinistra) rischiano il ridicolo. Oggi ci manca come il pane un partito comunista di quadri e di massa, un intellettuale collettivo dotato di cultura scientifica che sappia leggere la realtà e proporre il cambiamento.

Alberto Burgio

È bene che si discuta dell’appello per l’unità della sinistra, ma non si comprende lo scandalo sollevato da alcun* compagn*. L’appello si rivolge alla sinistra di alternativa, invocandone l’unità d’azione: non è la linea da tempo stabilita dal Cpn e affermata anche nel documento che voteremo oggi? non è l’idea sottesa alla manifestazione unitaria proposta da Ferrero? Non vorrei che tanta polemica riguardasse l’identità di chi lo ha lanciato: se così fosse, imboccheremmo una strada incompatibile con l’unità interna che si dichiara di ricercare. A questo riguardo, è senz’altro giusto lavorare per un partito più unito ma, piuttosto che bandire le correnti con piglio autoritario, bisognerebbe interrogarsi sulle cause della dispersione dello spirito unitario di Chianciano. Forse non si è fatto tutto ciò che si doveva per includere, condividere, promuovere collegialità e partecipazione. Questa la strada che si dovrebbe praticare, evitando l’illusione di poter imporre l’unità a forza di editti.

Maria Campese

La fase politica è difficile. Rispetto alla fase siamo in difficoltà, abbiamo bisogno di recuperare credibilità e per farlo ci siamo dati gli obiettivi di costruire la Federazione della Sinistra (in controtendenza rispetto alle scissioni) e portare avanti un’offensiva unitaria su battaglie comuni, come per l’acqua. Ritengo il documento politico per il congresso della Fed Sin una buona base di discussione.
Decidiamo delle cose e non le portiamo avanti, una modalità che ci scredita come gruppo dirigente. Negli anni scorsi abbiamo discusso delle nostre criticità (Carrara) e a Chianciano abbiamo deciso di avviare una modalità diversa di funzionamento interno: la gestione unitaria. Di fatto la gestione non è né unitaria, né collegiale; si manifestano fenomeni di esclusione e di veto in base alle appartenenze. Si proclamano delle cose e se ne praticano altre, ed il messaggio che arriva ai territori è devastante, con grande disorientamento della base. Il nostro impegno, ognuno a partire da sé, dovrà essere quello di portare avanti, unitariamente, la linea politica che emerge dagli organismi dirigenti. Sarà questo, se lo perseguiremo, un obiettivo alto da raggiungere.

Giovanna Capelli

E’decisivo il punto della relazione di Ferrero,in cui dimostra che nella crisi, l’Italia non è un paese pacificato Non ce lo dice solo Pomigliano. Milano è partita con la Insse, ma non ha smesso ancora. La lotta contro Gelmini Tremonti,da molti prevista in calo, si rafforza con nuove connessioni:dalla difesa del tempo pieno alla lotta dei precari con il blocco degli scrutini, alle Università, alla class action dei Consigli di Istituto per riavere i fondi dovuti dal Ministero. C’è una reattività sociale che chiede alla politica la forza di una visibilità e di un progetto. Da qui prende respiro la nostra volontà di costruire una sinistra anticapitalista e antipatriarcale ,fuori e alternativa al centro sinistra. A questo compito difficile il Partito non può dedicarsi diviso nelle attuali forme delle aree incomunicanti e militarizzate; sono da dismettere,non solo per economia di forze ma perché tutte, a partire dalla mia sono inadeguate a rispondere nella prassi e nella teoria alle domande presenti. Solo insieme possiamo fare pratica comune ,costruire appartenenza,riprendere la rifondazione e la costruzione di un partito di donne e di uomini.

Mimmo Caporusso

Ringrazio le/i compagne/i ancora impegnati in direzione per il controllo delle firme sull’acqua. Credo si debba valorizzare il risultato straordinario ed il lavoro da noi svolto per aggregare, differente da quello dell’Idv che ha rotto con i movimenti. D’accordo su Pomigliano, buono il risultato ma l’attacco ai lavoratori continuerà perché l’ha deciso l’Europa. Ieri c’è stata la fiducia su una manovra che sferra un forte attacco al mondo del lavoro, comporta tagli alle regioni e agli enti locali, ai servizi, incentivi alle privatizzazioni. I frutti di questo scempio si vedranno a settembre. Dobbiamo lavorare per una grande manifestazione in autunno, promossa dalle forze della sinistra, perché il paese non è pacificato. Federazione: il documento è una buona sintesi, la Fds è un’inversione di tendenza dopo tante scissioni ed in primavera, col voto in alcuni grandi comuni, dobbiamo portare avanti un programma avanzato. Liberazione: siamo un po’ in ritardo ma stiamo operando bene per salvare il giornale. Nel Prc occorre lavorare per l’unità, contro le correnti, la balcanizzazione, le discriminazioni, con obiettivi praticabili e senza scorciatoie. Una volta approvati i documenti si deve poi portare avanti tutti insieme la linea stabilita.

Paolo Carrazza

Ha ragione Ferrero nel proporci, finalmente, una analisi di fase come premessa alle scelte politiche. Oggi siamo ad una precipitazione della crisi politica, economica, istituzionale, sociale e morale del paese. La spallata tentata con la vicenda Pomigliano non è passata rispetto alle intenzioni, ma la generalizzazione del modello Pomigliano sarà il tentativo dei prossimi mesi, proprio perchè l'Europa ha scelto una uscita dalla crisi incentrata sulla competizione sul costo del lavoro e l'intoccabilità del potere finanziario. Ma sul piano politico la crisi economica è arrivata a mordere dentro il blocco sociale del centro destra con difficoltà sulle politiche regionali, comunali, le quote latte, l'età pensionabile, il pubblico impiego.
C’è quindi la necessità anche di un'alleanza democratica, oltre che di una opposizione di lotta, per liberarci dal pericolo di un populismo che travolga la costituzione, ma non c'è programma di governo possibile con una borghesia italiana ed europea che fa le peggiori politiche economiche globali.
Non va più ignorata la crisi di passivizzazione del nostro Partito che, cosi come tanta gente, non vede un cambiamento possibile all'orizzonte e non capisce una degenerazione interna correntizia che non appare giustificata, in assenza di una esplicita differenziazione sulla prospettiva politica che ci è di fronte.

Mauro Cimaschi

La bozza di documento per il congresso della FdS è una buona base di discussione e un buon viatico perché dopo anni di frammentazione della sinistra getta le basi per una sua ricomposizione. Fatto che dovremmo valorizzare di più. Sul partito: giusta la richiesta di maggiore unità e di un ritrovato “spirito di partito”. Le nostre difficoltà non sono però da ricercare nelle aree politico culturali, la cui costituzione è valorizzata nello statuto, come strumento di arricchimento del confronto e della ricerca, ma al contrario nel formarsi di cordate e “lobby di potere” (sic!) per autotutela o difesa di piccoli orticelli. L’unità va ricercata: riportando il confronto e le decisioni negli organismi democraticamente eletti ridotti spesso ad organismi di mediazione e ratifica di decisioni prese in riunioni di componenti o sottocomponenti; nell’applicare da parte di tutto il gruppo dirigente
la linea politica decisa negli organismi e nella verifica della sua attuazione; in una gestione che sappia valorizzare le competenze al di là delle appartenenze e che respinga le discriminazioni. Su ciò costituiamo un gruppo che elabori una proposta e un percorso da sottoporre alla discussione anche in vista del prossimo congresso del partito.

Stefano Cristiano

Condivido la relazione di Ferrero. su analisi, proposta, e necessità di costruire una maggioranza coesa sulla linea. Da mesi il Cpn vota una linea che poi viene spesso contrastata. Da domani tutto il gruppo dirigente deve essere impegnato affinché la linea votata sia applicata. Le aree politiche sono luoghi di elaborazione e proposta. Per questo propongo di organizzare seminari di approfondimento per ricostruire quell’omogeneità teorico-culturale che nel PRC non c’è mai stata. Le correnti sono invece luoghi dove si sta insieme solo per garantirsi rendite di potere. Questa è una pratica che molti compagni non sopportano più: costruire gruppi dirigenti a compartimenti stagni e ridurre il giusto rispetto degli equilibri congressuali ad un appalto nella selezione delle classi dirigenti le quali quindi non rispondono più al partito ma a chi le ha proposte nella segreteria, nell’ente o nel consiglio. Questo meccanismo può essere scardinato da subito mettendo intorno ad un tavolo tutta la maggioranza per discutere liberamente e costruire collegialmente i gruppi dirigenti del nostro partito.

Alfredo Crupi

L’attacco ai lavoratori, allo stato sociale, alla democrazia, genera lotte importanti di cui dovremmo essere il naturale riferimento, ma ci manca massa critica. C’è una forte richiesta di unità, ma le divisioni a sinistra sono profonde e si superano solo in modo processuale. La Federazione rappresenta l’unità possibile. Dobbiamo rilanciare il progetto costruendo livelli unitari veri su linee politiche e regole chiare. Perché la parola d’ordine della sinistra d’alternativa sia trainante deve assumere una chiara prospettiva politica. Nell’alleanza democratica rischiamo di essere subalterni per la collocazione del PD e i rapporti di forza sfavorevoli, ma è necessaria per tentare di cacciare un governo che sta apportando guasti irreversibili e di riconquistare una presenza istituzionale.
Unità interna preziosa ma le aree derivano dalla convivenza storica di posizioni diverse in competizione per determinare linea e gruppi dirigenti, per superarle è necessario conseguire sintesi politico-culturale e costruire un diverso modello di partito che tuteli comunque le minoranze.

Francesco D’Agresta

Credo che il tema della costruzione della Federazione sia nodale.
Se si guarda la storia della sinistra italiana si ha di fronte una serie ininterrotta di oggi questa tendenza si inverte. La Federazione dovrà guardarsi intorno alla ricerca della più ampia massa critica utile per i lavoratori. La raccolta firme per il referendum sull’Acqua ci ha mostrato come l’unità funzioni come moltiplicatore. In Europa come in Italia c’è ancora lo spazio politico per i comunisti. Ma bisogna sforzarsi a parlare con tutta la sinistra. C’è ancora in Italia chi ritiene che il PD sia moderato e chi ha ancora voglia di lottare. Sta a noi il compito di portare quel popolo con noi e la Federazione può e deve esserne il luogo e lo strumento deputato. Abbiamo detto “ la crisi la paghi chi l’ha generata”. Ma se su questo a sinistra la pensiamo in maniera uguale, non riusciremmo a sembrare meno schizofrenici agli occhi dei lavoratori, se lo si dicesse in maniera unitaria? Io sono profondamente contrario alla balcanizzazione del partito quindi approvo la proposta di “avviare un percorso per il superamento delle aree”, verificabile e fondato sulla politica. Sarei contrario a colpi di teatro che lasciano il tempo che trovano.

Walter De Cesaris

Il messaggio di questo Cpn è la proposta di una mobilitazione d’autunno. Essa deve avere un carattere aperto ai soggetti sociali e alle lotte.
In Europa non ci sono differenze qualitative sul modo in cui i governi rispondono alla crisi. Se, quindi, la sinistra di alternativa si costruisce sulla capacità di proporre un’altra strada, essa diviene un polo alternativo alle destre e alle socialdemocrazie.
Colgo il rischio che oggi, nel nome della lotta al settarismo, si riproponga il vecchio schema delle alleanze.
Il documento per il congresso della federazione è espressione di questo pensiero debole: la riduzione della critica solo all’ultimo governo Prodi, la constatazione che “oggi” non ci sono le condizioni di un accordo di governo.
La federazione nasce sotto una doppia debolezza: una fondazione debole dell’alternativa, una innovazione debole delle forme della politica.
Mi batterò nel congresso, con chi è disponibile, per far vivere un’altra impostazione: la radicalità dell’alternativa e un processo federativo dal basso.

Erminia Emprin

Le lotte contro il tentativo di annichilire la soggettività operaia e la mercificazione dell’acqua vanno colte intersecando quelle contro il tentativo di annichilire la soggettività femminile, a pena di analisi e proposte politiche parziali, anticapitaliste ma non antipatriarcali (o viceversa). Considero debole l’opposizione all’innalzamento dell’età pensionabile (per ora) delle donne e propongo di istruire momenti di riflessione di compagne e compagni sul nesso tra precarietà, neofamilismo, violenza sessista e omofobica. La frantumazione correntizia va superata perché isterilisce la vita del partito, la pratica della relazione tra donne e il Forum delle donne come soggetto politico molteplice, rendendo fragile e contraddittoria la nostra capacità di analisi e di orientamento politico. Quanto all’autonomia dal Pd, ritengo nostro compito consegnare il centro sinistra ai tempi storici degli anni ’80 e della dissolvenza dei corpi politici della classe operaia e del femminismo.

Giuliano Ezzelini Storti

E’ evidente, quanto sottolineato dal segretario,sulla crisi economica,sulla Lega Nord e su Berlusconi ma è altrettanto evidente che nonostante la giustezza delle nostre proposte non riusciamo a sfondare. Le motivazioni possono essere molteplici,ma non credo posano essere riassumibili solo nella nostra assenza dai giornali. Credo invece che la motivazione sia riconducibile a due fattori: l’incapacità, che abbiamo, di “produrre entusiasmo” sulle nostre proposte e nei ceti sociali che vogliamo rappresentare; l’incapacità di mettere a valore ciò che di positivo facciamo trasmettendolo dalla base del Partito alla società. La prima questione la si può risolvere soltanto studiando con attenzione il fenomeno. La seconda nel tradurre e trasmettere tutte le decisioni che assumiamo all’esterno. In questo contesto si inserisce la Federazione della Sinistra. Perché non mettiamo a valore, l’unità, sui contenuti, che siamo riusciti a mettere in campo? Sulle correnti, invece, condivido il fatto che vadano superate, ma non che si possa farlo annunciandolo al Cpn: deve esserci un lavoro dal centro alla periferia che ci riunisca veramente e che impedisca la “balcanizzazione” del Partito. Su Liberazione penso che possiamo fare di più: facciamolo!

Roberta Fantozzi

Il documento per il congresso della Federazione è una mediazione accettabile. Migliorabile, ma che dà soluzione positiva ai principali nodi politici. Condivido la relazione del segretario e l’enfatizzazione delle discontinuità. A negativo per quel che riguarda l’Europa su cui dobbiamo trasmettere il senso dell’”involuzione tremenda” che si produce, per citare l’espressione dell’appello degli economisti. A positivo, sul versante delle soggettività. Negli incontri con le diverse realtà di lotta non si assiste più soltanto alla narrazione della singola vertenza. Il dato che abbiamo registrato di lotte radicali, ma difensive e parcellizzate sta mutando, sviluppando livelli di coscienza generale. Pomigliano diventa l’elemento simbolico unificante di un salto di qualità e della possibile apertura di una nuova fase. Con al centro l’iniziativa determinante della Fiom, lasciata sola a Pomigliano. Questo domanda un’iniziativa per modificare in avanti sul terreno sindacale il quadro uscito dal congresso della Cgil. L’unità della sinistra di alternativa “a Marchionne, a Berlusconi, alla Bce” si costruisce sul campo, in termini di mobilitazione e progetto, ed è il cuore della nostra iniziativa d’autunno.

Eleonora Forenza

In questo Cpn otteniamo l'importante risultato di una sintesi più condivisa in continuità con la proposta di Chianciano: l'attualità della rifondazione comunista e, quindi, il rilancio del Prc, l'alternatività strategica al centrosinistra e, su questo impianto, la costruzione di un processo unitario e aperto a sinistra (la Fds), con l'obiettivo di connettere sociale e politico, affrontare la crisi della forma-partito e combattere il bipolarismo. Dobbiamo riprogettare la rifondazione, anche a partire da una narrazione condivisa, contro un dilagante "revisionismo interno": propongo di costruire momenti di discussione nel 2011, nella ricorrenza dei 20 anni della fondazione del Prc e dei 10 anni da Genova, a cui dedicherei la tessera del partito. Dobbiamo essere meno "muti e sordi" nei confronti della giovane generazione precaria, in particolare intellettuale, femminile e meridionale: propongo di costruire comitati per il reddito, soprattutto a Sud. Avremmo potuto fare di più sul superamento delle aree che impediscono oggi la formazione del partito come intellettuale collettivo e sfaldano la comunità politica: da questo punto di vista, trovo assai grave che sia stato costruito un appello per l'unità della sinistra senza una discussione in primo luogo rivolta al partito tutto e con una proposta non chiara sul nodo del centrosinistra.

Loredana Fraleone

Alla fine del congresso di Chianciano eravamo entusiasti, quasi euforici, avevamo scongiurato lo scioglimento di Rifondazione Comunista e pensavamo di produrre subito grandi cambiamenti, a partire dallo scioglimento delle correnti interne, che sembravano ormai prive di senso. Aver mancato quella opportunità ha molto a che fare con la caduta di entusiasmo di tanti/e compagni/e, che non sopportano più divisioni interne, che sono disorientati/e da appelli ad una generica unità a sinistra sottoscritti da dirigenti del partito, subito dopo l’approvazione comune di documenti chiarissimi sul chi e come realizzare i vari livelli di unità. Tutto ciò è a dir poco incomprensibile, per cui è opportuna la proposta del segretario per il superamento delle correnti, che hanno ormai solo una funzione strumentale. Un PRC unito e forte rende possibile la costruzione di una Federazione della Sinistra attrattiva. L’autonomia dal PD, che ne costituisce una centralità, non è compatibile con idee astratte dell’unità a sinistra. Sulle soggettività in campo, che contrastano le politiche del governo, oltre ai ricercatori ed ai docenti di scuola ed università, vorrei richiamare l’attenzione sui lavoratori della produzione culturale, che per numero e qualità rappresentano una punta avanzata dei conflitti.

Alessandro Giardiello

Il contesto politico e sociale è in forte movimento, c’è una ripresa del conflitto (a partire da Pomigliano). Il documento redatto non è permeato da questo vento di cambiamento ma ispirato alla logica del minimo comune denominatore.
Il congresso della FdS rischia di essere una formalità, c’è un tentativo di mettere la camicia di forza alla discussione. Sotto le spoglie della “coalizione democratica” si rafforzano le tendenze governiste. Il Pd può fare opposizione sul ddl intercettazioni ma a Pomigliano abbiamo visto che posizione ha preso.
La Fiom in quasi totale isolamento ha lottato e contrastato l’aggressione sistematica al mondo del lavoro. Qual è stato il ruolo di Lavoro Società? Il sostanziale silenzio sulla più importante vertenza sindacale degli ultimi 15-20 anni!
La Federazione per i soggetti che la costituiscono rappresenta un ostacolo a che noi si mantenga posizioni chiare e cristalline sul conflitto interno in Cgil. Questo non è più accettabile.
Non si tratta di proporre l’autosufficienza di Rifondazione ma lavorare alla costruzione di un partito di classe. Non abbiamo bisogno di una federazione priva di respiro, di idee e di progetto politico ma di un soggetto che nel campo della politica si metta in sintonia con ciò che la Fiom rappresenta sul piano sindacale.

Patrizia Granchelli

Le ricette del PDL e del PD alla crisi, sono quelle che da 20 anni vengono propinate: abbattimento dello stato sociale, attacco al mondo del lavoro, liberalizzazioni, privatizzazioni e dismissioni. In questo contesto, le proposte avanzate dal segretario sono alquanto inadeguate. Il pacchetto referendario in materia di lavoro, capace di mettere insieme la sinistra di alternativa e il congresso della FdS, non sono risposte adeguate per la classe lavoratrice . In prospettiva del voto del 2013 o anticipato, si propone un' alleanza democratica che mandi a casa Berlusconi; bisogna chiarire cosa si intende per alleanza democratica, per non cadere negli errori del passato, cioè il compromesso di classe. Non basta mandare a casa Berlusconi, ma liquidare le politiche di destra e in Italia le destre sono 2: PDL e PD, che perseguono gli stessi fini: liberalizzazioni, privatizzazioni e ulteriore destrutturazione del lavoro, ciò ci impone di riflettere sul dopo. L a Fds è un' operazione di vertice che non attrae nè le masse, nè i militanti del nostro partito. Per avviare un processo di unità a sinistra bisogna unire la classe, e la classe si unisce stando nelle lotte e non solo analizzandole. Solo ascoltando la radicalità dei lavoratori, potremmo elaborare un programma che cambi lo stato di cose esistenti.

Alessandro Leoni

Trovandomi, sostanzialmente, d’accordo con l’introduzione del Segretario e con il documento della Segreteria sottoposto al voto del Cpn interverrò su alcune questioni sollevate, soprattutto, dagli interventi dei compagni Gelmini e Mantovani. Mi riferisco, sinteticamente, alla questione della “balcanizzazione” del Partito e degli “appelli” non, preventivamente, condivisi. Rivendico di aver posto la necessità della coerenza rispetto all’appartenenza (al Prc) quando proprio chi, oggi, giustamente lamenta le troppe divisioni guardava/giudicava tale tema con sufficienza e, addirittura, sospetto. Dunque, bene porre l’obbiettivo, ma senza strumentalismi e soprattutto con la consapevolezza che senza le “componenti”, soprattutto alcune, il Prc non sarebbe neppure più presente nel panorama politico italiano! Così come riguardo all’ “appello” per l’unità della sinistra non possiamo rimuovere il contesto nel quale questa, certamente positiva nei contenuti, iniziativa è emersa. Ovvero dopo mesi di enunciazioni alle quali stentavano a seguire atti effettivi conseguenti. Precisato ciò, sono perfettamente d’accordo e, modestamente, impegnato a dare seguito all’impegno auspicato/posto dal documento votato da questo Cpn.

Ezio Locatelli

Anch’io penso che vada bandita qualsiasi visione pessimistica e bloccata per quanto riguarda l’attuale situazione politica. Ci sono rilevanti elementi di novità che vanno colti sul piano dell’iniziativa politica. L’assetto di potere e il pensiero dominante che hanno segnato una fase sono oggi in difficoltà. Sul governo pesa grandemente il quadro agghiacciante di illegalità e corruzione ma ancor più pesano i costi di una crisi economica ed occupazionale destinata a cambiare i sentimenti sociali delle persone. Il rischio, mancando una alternativa, è di una degenerazione ulteriore. Ecco perché non è più possibile tergiversare per quanto riguarda il processo di ricostruzione di una soggettività di sinistra, pur con le difficoltà che ci sono. Processo da intraprendere fuori da logiche politicistiche o correntizie, ponendosi innanzitutto in rapporto a ciò che si muove nella società, nel paese reale. “Liberazione” è uno dei pochi strumenti d’informazione a disposizione. Impegniamoci tutti, in prima persona, a sostenerla!

Annalisa Magri

Essere comunisti è essere antifascisti. Tutto il corpo del partito deve impegnarsi attivamente per mantenere viva la memoria della storia, deve saper consegnare il testimone della storia del 900 alle nuove generazioni, deve contrastare il revisionismo e il negazionismo storico e deve lanciare l’antifascismo nel XXII° secolo rapportando l’azione all’attuale attacco fascista promosso dalla Lega e dal Governo di Berlusconi. È importante che tutto il partito sia coinvolto nel prossimo appuntamento congressuale dell’ANPI, affinché ci siano sempre più comunisti all’interno dell’organizzazione. È essenziale che il gruppo dirigente nazionale promuova un documento da diffondere su tutti i territori e a tutti i livelli, per affermare l’importanza dell’impegno che tutti i compagni devono mettere nell’essere sempre comunisti e antifascisti, tesserandosi all’ANPI e partecipando attivamente al congresso che si chiuderà a Torino nel gennaio 2011.

Cesare Mangianti

Due sono stati gli obiettivi fondamentali del Prc dopo Chianciano: un accordo elettorale, ma non di governo, tra tutte le forze di opposizione per la difesa della democrazia e la cacciata di Berlusconi; la costruzione della Federazione della Sinistra come aggregazione di una sinistra autonoma dal PD. Ma un conto è l’enunciazione di obiettivi, un altro è la ricerca della praticabilità che non tutti nel nostro partito, a cominciare da alcuni/e compagni/e della Segreteria nazionale, sembrano disposti a perseguire. C’è chi nel Cpn vota per la Federazione e poi nei territori non si adopera in tale direzione, anzi al contrario.
Respingo decisamente le critiche verso chi ha firmato l’Appello per l’unità d’azione delle forze alla sinistra del PD. E che dire di quei compagni/e che hanno cercato sino alla fine di rinviare il Congresso della Federazione?

Francesco Maringiò

Concordo con l’analisi di Ferrero ma proprio per questo credo che bisognerebbe mettere al centro della nostra riflessione la costruzione di un forte ed unitario partito comunista. La resistenza che c’è nel paese (come i NO di Pomigliano) per durare nel tempo deve uscire dal “particolare” per diventare una critica consapevole e radicale a questo modello di produzione. Perché questo salto e questa coscienza si attivino è indispensabile un lavoro soggettivo e di lunga lena dei comunisti. Ecco perché abbandonare l’idea di un partito antagonista e ribelle e lavorare per la costruzione di un partito comunista e rivoluzionario, significa attrezzarsi al lungo inverno della crisi e della desertificazione sociale. Infine sul superamento delle aree non vorrei si trattasse di uno specchietto per le allodole. Che nuova maggioranza può mai nascere se la segreteria si spacca verticalmente sull’assemblea di settembre e sul rapporto con Vendola? Forse, un po’ di vera attitudine unitaria non guasterebbe.

Lidia Menapace

Considero ragguardevole la relazione del segretario, soprattutto per la parte analitica dedicata alla crisi capitalistica : interessante il giudizio sul fatto che il riformismo borghese non può risolverla (e basterebbe soggiungere che nemmeno quello socialdemocratico lo può, per aver definito in modo netto e chiaro l'ambito entro il quale vogliamo agire). Importante l'analisi di Pomigliano nella quale vorrei però che si considerassero anche le conseguenze su quella parte di proletariato che sono le mogli compagne figlie e figli di quegli operai. Molte ragazze non si iscriveranno all'università e la selvaggia selezione di classe e di genere nella scuola aumenterà.
Voglio però soffermarmi sull'appello all'unità e al pluralismo recentemente diffuso: ogni volta che ne leggo uno mi viene il mal di fegato o di pancia: da quando abbiamo deciso di costruire la Federazione, il lavoro unitario a quella decisione deve servire, per essere minimamente credibile; qualsiasi altra iniziativa che non vi faccia esplicito riferimento rende la nostra offerta unitaria vana e addirittura ne appare come un sabotaggio. Il pluralismo inoltre per avviare o sostenere un processo unitario complesso come quello che proponiamo non serve, è riduttivo. Si può fare un plurale sommando cose analoghe, mentre ci vuole una molteplicità di forme politiche (partiti, associazioni , movimenti, comitati, singoli) per avere quel blocco storico del quale il processo unitario è l'inizio.
Due parole sulla rivista: essa è definita la rivista teorica del partito: orbene non si può costruire quella teoria aggiornata e rifondata che occorre, se non si parte dalle pratiche: questa è la sezione più carente di Su la testa , e vi prego perciò di mandare notizie e narrazioni di pratiche.

Adriana Miniati

I governi europei utilizzano la crisi per ridisegnare i rapporti di forza fra le classi. In Italia la Fiat licenzia per rappresaglia, la Fiom risponde con lo sciopero e la Cgil esprime dura condanna. Si sono compiute scelte,con la concertazione,che hanno rotto la coesione sociale e l’equilibrio delle forze produttive. Il blocco dei rinnovi contrattuali poi, anch’esso concertato, ha causato trasferimento enorme di reddito al profitto. Il sindacato è davanti alla scelta o adeguarsi a regole “oggettive” imposte dalla crisi o scegliere il conflitto. Il primo obbiettivo di Governo e padroni è modificare i rapporti di forza, o inglobando il sindacato o spazzandolo via. Serviva attivare un dissenso che rendesse difficile avere mano libera sulla forza-lavoro. Se a un conflitto sociale si sostituisce la rassegnazione di lavoratori abbandonati all’arbitrio di un padronato, quale società costruiamo?Credo che serva un cambio di passo in CgIl. Questo punto politico è prioritario nel Prc per la FDS. Sul congresso della Fds, ho già denunciato in passato ambiguità e rischi tuttora presenti. La questione delle alleanze e dei rapporti a sinistra continua a essere sfumata, mentre ci sono forze trasversali interne che mirano al centro-sinistra. Sul piano sociale le scelte pratiche della Fds non sono all’altezza dello scontro in atto. Così come è ora la Fds è un ostacolo per pervenire a un Polo autonomo dal Pd e alternativo al centro-sinistra. Da contrastare le scelte organizzative che sono tentativi di superare il Prc. Al Congresso occorre una forte battaglia perché il come la si attua è decisivo per la fase, per il successo del Prc, per il raggiungimento di una Sinistra di Alternativa.

Marco Nesci

Condivido le linee tracciate dal segretario, non mi interessa ne fare la sinistra del pd ne tantomeno la sinistra del centrosinistra. E’ già stata fatta con l’esperienza di governo e ne siamo usciti condizionati e massacrati. La costruzione di una sinistra ampia passa per l’iniziativa e la mobilitazione. Tra i temi previdenza: le donne in pensione a 65 anni e legame alle aspettative di vita; inoltre la salute. Sulla sanità ci vuole maggiore attenzione. 12 miliardi in meno nei prossimi due anni, perdita di 400 mila posti di lavoro, non conferma di 250 mila precari, i tempi di attesa saranno moltiplicati, nuovi i ticket e introdotti sul codice verde al PS, declassificate prestazioni oggi in D.S. e D.H., in day service, ossia a totale o parziale carico dei malati, verranno cancellati un centinaio di LEA si pagherà il differenziale tra il rimborso del farmaco generico di minor costo e quello prescritto, sarà un lusso ammalarsi La manifestazione proposta da Paolo dovrà caratterizzarsi anche in questa direzione. Infine la nostra associazione Diritti e Società , che si occupa prevalentemente dell’odontoiatria sociale, ha in pochi mesi effettuato oltre 400 interventi, promuovendo una redistribuzione del reddito: 250.000 euro spostati dalla categoria dei dentisti alle tasche dei lavoratori e dei soggetti più deboli.

Alba Paolini

Premesso che il congresso del partito dovrebbe precedere quello della Federazione della Sinistra, è dannoso chiudere già un percorso appena avviato con scarsa discussione, rischiando di non riempire il contenitore di contenuti e precludendosi così ad altre forze. Sbagliato è, fare il congresso a partire dai circoli,generando dannose sovrapposizioni d’incarichi e ruoli. La federazione non deve trasformarsi in strumento da usare per superare il partito, che al contrario, va rafforzato. Il superamento delle aree è ormai sentore comune e deve essere l’obiettivo che ci poniamo tutti, ma nel frattempo è urgente dotarsi di regole entro le quali è lecito muoversi. Non sono tollerabili appelli promossi da aree verso l’esterno del partito; Gli sforzi organizzativi debbono essere rivolti primariamente per rafforzare il partito; La linea politica viene unicamente elaborata e votata nel CPN e non altrove. E’ il partito, il luogo primario in cui si riconoscono i comunisti. Le aree debbono limitarsi ad essere strumento di ricerca e dialettica pluralistica. Basterebbe questo. Per ora.

Gianluigi Pegolo

La relazione del segretario è positiva perché cerca un approccio non politicista alla costruzione della sinistra di alternativa. Vorrei, tuttavia, affrontare alcuni nodi. Nel documento della Federazione non c’è un’analisi dei soggetti sociali e, in particolare, del sindacato. Dopo i fatti di Pomigliano, dobbiamo scegliere con coraggio la costruzione di un sindacalismo di classe non concertativo. La seconda questione riguarda il rapporto con la sinistra moderata e il PD. Il problema è fondare l’autonomia su contenuti. Ne deriva che non è fattibile un’alleanza nelle politiche che vada oltre il semplice accordo elettorale, ma anche che il criterio dei contenuti non può essere eluso nelle elezioni amministrative, in nome di un’alleanza col Pd, che non tenga conto di questioni fondamentali come privatizzazioni, difesa del welfare, pianificazione del territorio. Rispetto al rapporto a sinistra considero l’appello unitario un errore perché tradisce l’intento della costruzione di un nuovo soggetto della sinistra a guida vendoliana. Infine, sulla Federazione mi pare che si riproponga la sovrapposizione di strutture della Federazione che mortificano e pregiudicano l’autonomia del partito.

Armando Petrini

Nel mio territorio, il Piemonte, l’urgenza di unità è ancora più forte: unità dentro al partito, nel percorso della FDS, nel rapporto a sinistra. Non c’è solo la gravissima emergenza sociale, e dunque la necessità di una iniziativa politica adeguata. Dovremo forse misurarci anche con il voto per le regionali. Un voto che probabilmente coinciderà con quello per Torino (e Novara, Vercelli). Possiamo affrontare questo passaggio senza unità nel partito, senza un rafforzamento vero della FDS e una reale offensiva unitaria a tutta la sinistra di alternativa? Penso di no. La concretezza di questo scenario impone lo sforzo di un dialogo fra tutte le forze della sinistra per verificare i margini di una unità di azione politica.
E dimostra che gli appelli all’unità sono importanti. Non dovrebbero spaccare il partito (dal momento che la linea su questo punto è condivisa), né sono inopportuni. Mi pare siano invece un modo di mettere in campo la “politica”, nel suo senso pieno. Oltre a questo le due cose più urgenti per noi sono: reale unità nel partito, slancio e determinazione nella costruzione del percorso della FDS.

Vincenzo Pillai

L’unico argomento forte per procedere nella costituzione della Federazione è che fermarci produrrebbe più guai di quanto ne possa creare l’andare avanti; in questo anno infatti siamo riusciti a conseguire modesti risultati positivi, soprattutto nell’aggregazione di soggetti esterni ai quattro promotori. Quindi, avanti, impegnandoci ad abbandonare la deriva istituzionalista e ad avviare una seria formazione quadri, perché il precipitare della crisi imporrà presto compiti che riusciamo appena ad immaginare. Sui risultati elettorali e sulla situazione sarda vi ha detto Fresu; vorrei apprezzaste il tentativo che facciamo di costruire un rapporto serio con quelle forze autonomiste e indipendentiste che hanno lasciato il PSd’Az, ora organico al centro-destra, disponibili a ricostruire insieme una analisi socioeconomica, un comune sentire e un programma essenziale in grado di rafforzare la nostra lotta in Sardegna, in piena autonomia dal PD; ciò potrà essere di aiuto a tutto il Prc.

Rosa Rinaldi

Occorre indicare gli ostacoli al cambiamento è forte l’esigenza di ridefinire i fondamenti di una sinistra stabilmente insediata nella società, quella di oggi della crisi economica, in cui il debito privato si trasforma in debito pubblico, il leghismo agisce come argine territoriale al peggioramento delle condizioni economiche.
Una “crisi da bassi salari”, il potere d’acquisto non garantisce alcuno sbocco,e la manovra economica si abbatte sul sociale.
Le nostre proposte hanno un carattere difensivo non in grado di aumentare il consenso; dovremmo individuare le domande e delineare alcune risposte per fare un passo avanti e ri-costruire una sinistra influente,
In Europa prevalgono politiche nazionaliste e di destra e mentre in Germania la Linke aumenta il consenso in Italia la sinistra è debole e frammentata.
Siamo stati a lungo affascinati dal fine lavorismo degli anni ’90 credendo che il lavoro e la culturea del lavoro avessero perso senso, mentre le contraddizioni fondamentali non solo rimangono ma vengono prepotentemente rilanciate.
A Chianciano abbiamo fallito perché non abbiamo visto la crisi che già si annunciava, per questo occorre raccogliere la sfida di voltare pagina nelle pratiche e nei contenuti se vogliamo rappresentare un’utilità sociale per il Paese, e dare senso ai nostri percorsi unitari dentro il prc e soprattutto fuori.

Augusto Rocchi

La proposta politica avanzata dalla Segreteria ed esposta dal Segretario nella sua relazione al CPN è chiara:
costruire l’opposizione al Governo Berlusconi saldando questione democratica e questione sociale, proposta alla sinistra di costruire insieme in autunno una grande manifestazione di massa contro la politica economica del Governo, porsi l’obbiettivo di mandare a casa il prima possibile Berlusconi ed alle elezioni alleanza democratica per sconfiggere le destre, costruzione della sinistra di alternativa che ha nel costruzione del Congresso della Fed.della Sinistra una prima impostante tappa , ma che non esaurisce la costruzione di un polo di sinistra confederato, unitario e plurale. Per realizzare questi progetti è necessario un salto di qualità del PRC, della sua capacità di iniziativa politica, ci sono troppi ritardi. Perché il PRC sia in grado di svolgere questi compiti bisogna superare l’attuale divisione in aree dei compagni/e che si riconoscono in questo progetto cominciando a lavorare insieme senza steccati. Sta a noi salvare la possibilità che viva in Italia una Sinistra per un altro mondo possibile.

Roberto Romito

La FdS è un progetto vuoto, come testimoniato dall’esiguità qualitativa e quantitativa dei soggetti che la compongono e dalla sua sostanziale esclusione da qualsiasi dibattito nel paese. Il difetto sta nell’ipocrisia di un modello federativo che col pretesto di salvaguardare le identità in realtà difende la costituzione materiale di partiti che non esistono, la sopravvivenza di apparati sclerotizzati da numeri di fantasmi e a cui rimangono solo poche migliaia di militanti disorientati. Noi non permetteremo oltre che questa deriva vada avanti senza almeno incontrare una voce fermamente contraria. Continuiamo a pensare che l’obiettivo strategico debba essere la costituente della sinistra, interpretiamo la Federazione come un ostacolo e crediamo necessaria l’immediata convocazione del congresso del PRC. Il superamento dei limiti politici e di rappresentanza della sinistra deve passare attraverso l’apertura di un tavolo con tutte le sue forze, a cui i partiti cedano sovranità per la costituzione di organismi unitari, sulla base del: “una testa un voto”.

Dario Salvetti

Indipendentemente dai nomi usati – Cln, coalizione democratica ecc. - la proposta è chiara: alla faccia della lotta al bipolarismo, il Prc lavora perché alle prossime elezioni siano presenti due schieramenti: uno democratico e uno reazionario. Quale sia il confine tra i due è difficile dirlo. Dopo i padroni illuminati, siamo quindi ai padroni “democratici”. Come se gli attacchi agli spazi democratici non fossero il risultato delle esigenze complessive della classe dominante in un periodo di crisi strutturale. Come se la torsione autoritaria fosse dovuta all'esistenza di Berlusconi e non invece il berlusconismo un prodotto delle esigenze confindustriali di dar vita a politiche autoritarie. Torniamo ai “due tempi”, accettando un ambito dove gli interessi di classe sono per il momento accantonati, in nome dell'unità tra operai e confindustriali “democratici”. Hanno fatto più per la lotta “democratica” gli operai di Pomigliano in un giorno che 15 anni di coalizioni per battere Berlusconi. E si sono trovati contrapposti anche a quelle forze che formano la “coalizione democratica”.

Gianluca Schiavon

Dalla crisi emerge una regressione: quella propugnata dalla cancelliera tedesca Merkel. Si tratta di un modello economico fondato sull’industria manifatturiera e sul sistema finanziario (BCE) contrario alla spesa pubblica. La prima vittima dell’affermazione del neonato “partito tedesco” è l’Europa: non l’Europa del welfare, ma l’Europa del liberismo temperato. Ne escono ridimensionati la Francia, protagonista con Delors della costruzione dell’Europa allargata a Est, il Belgio, addirittura a rischio secessione per il conflitto fiammingo-vallone, e i Paesi mediterranei. Il disegno tedesco è un Europa che scarnifica gli Stati nazionali e che si fonda sullo scambio diseguale tra Germania più satelliti (Nord-est Italia per esempio) e aree depresse. Se l’analisi è giusta il passaggio rifondativo per sinistra e comunisti sarà la manifestazione europea del 29 settembre in concomitanza con lo sciopero generale in Spagna. Quello sarà l’appuntamento per definire il profilo del soggetto unitario e plurale che vogliamo costruire: FdS deve essere il collettore dei soggetti politici e sociali che si collocano all’opposizione di questo modello europeo.

Bruno Steri

Mi pare si cominci a vedere qualche piccolo ma essenziale passo in avanti. La commissione politica del Congresso della Federazione della Sinistra ha prodotto un buon documento, ovviamente perfettibile ma già equilibrato e scritto con linguaggio piano ed efficace. Con esso si conferma l’esistenza di uno spazio politico e ideale entro cui un insieme di forze (tra cui i comunisti) orientano la propria azione in riferimento a “fondamentali” comuni. Viene dunque inviato un importante messaggio: esiste in Italia un polo di forze federate che hanno come orizzonte strategico il superamento del vigente sistema capitalistico. Nel riconoscimento della propria identità e della propria autonomia, ci si apre nel contempo ad un percorso di unità d’azione su punti determinati che guardi anche oltre la Federazione, per contrastare il massacro sociale in atto e dare risposte concrete all’emergenza democratica (a cominciare dalla cacciata delle destre). A tale compito contribuisce in misura determinante il Prc, nel quadro di una ricerca che miri a rendere più unito il partito e il suo gruppo dirigente.

Laura Stochino

Riusciamo con la riunione di oggi a fare finalmente un salto in avanti rispetto a due forti limiti che abbiamo subito negli ultimi tempi: un’eccessiva frammentazione interna e un immobilismo rispetto all’azione della costruzione della Federazione della Sinistra. Entrambi questi limiti non sono legati alle nostra debolezze soggettive, ma sono l’inevitabile prodotto della nostra biografia di partito. Nato dalla somma di storie diverse non è riuscito a fare di questo multiculturalismo politico la forza del suo rilancio e della sua identità, al contrario la gestione della diversità ha reso il partito sempre più autoreferenziale al limite dell’autismo politico. In questo senso i due temi: dell’unità interna e dell’unità federata esterna sono legati, e le perplessità rispetto a questo progetto, l’unico veramente valido strategicamente, si sciolgono solo nel momento in cui la condivisione interna è salda. È necessario proseguire in questa direzione.

Sandro Targetti

Il Congresso della FdS in autunno, prima di quello del PRC aggrava il dissenso presente in ampi settori del partito, alimentando sfiducia e crisi di militanza. Al di là delle belle parole, nei fatti, la costruzione della FdS si presenta in molti territori come un’operazione a freddo, di ceto politico, esterna ai più importanti conflitti sociali, spesso ambigua nei rapporti col PD (soprattutto dove si governa col centrosinistra, come in Toscana), vissuta come superamento di fatto del PRC.
Di fronte alla crisi, alla drammatica realtà del governo delle destre ed alla mancanza di una reale opposizione, ricostruire nel vivo dell’iniziativa sociale una sinistra anticapitalista, nella quale operi e si rafforzi un partito comunista rifondato (altro che superamento!), una sinistra che sia alternativa anche al PD, è condizione essenziale non solo per agire sulle sue contraddizioni, ma soprattutto per incidere e riconquistare credibilità in una società per niente normalizzata (Pomigliano, acqua…).
Occorre ridare la parola ai compagni/e, rilanciare il protagonismo dal basso e svoltare davvero a sinistra, come deciso a Chianciano. Blindare la “nuova maggioranza” con una “superarea” non elimina le logiche di potere delle componenti, ma impedisce solo una proficua dialettica. Per tutto ciò, a parte la giusta proposta di una manifestazione in ottobre, esprimo netto dissenso (anche nel voto finale) verso la relazione Ferrero.

Raffaele Tecce

La resistenza operaia a Pomigliano ha dimostrato l’importanza del radicamento,della battaglia per i diritti costituzionali legata a quella per il lavoro ed ha posto il tema di uno sbocco politico. In questa battaglia è stato importante il ruolo del nostro Partito. Allo sciopero generale del 25 giugno a Napoli lo spezzone Fiom,con la presenza alla testa dei nostri compagni della Fiat , gridava uno slogan dal chiaro contenuto progettuale:”la Cgil che vogliamo siamo noi”. E’importante l’indicazione della relazione della necessaria unità contro la destra:la federazione della sinistra può essere un primo segnale di inversione di tendenza,avviando un processo di costruzione di una sinistra unitaria,plurale ed autonoma dal PD. L’unità della sinistra è importante anche in vista delle elezioni comunali in primavera, a partire dalle grandi città .Sono d’accordo a lavorare tutti insieme sulla linea del documento,anche a livello territoriale,per il superamento delle mozioni e di pratiche correntizie, per rafforzare il contributo unitario del Prc nella costruzione della Federazione.

Alessandro Trotta

C’è una domanda nel popolo della Sinistra e nel nostro: unità.
Ci serve come il pane lanciare un segnale d’inversione di tendenza. Quindi, non comprendo il tergiversare di molti qui rispetto all’esigenza di partire con la Federazione. Cominciamo ad unire quello che c’è: è un passo indispensabile seppur insufficiente.
Quindi concordo documento, tempi e modalità: serve una nostra chiara proposta di fronte ad un quadro politico instabile.
Va lanciata un’offensiva per ricomporre un’unità d’azione tra tutte le forze disponibili da SEL al PCL.
E’ vitale presentarsi al paese anche con una proposta concreta per cacciare Berlusconi, ricercando un’alleanza con tutte le forze democratiche su difesa della Costituzione e Legge Elettorale.
All’interno dobbiamo superare le divisioni e lavorare con più intensità a rafforzare i punti di convergenza, perché se sulla nostra linea dimostriamo maggiore unità d’intenti tra noi e convinzione, suscitiamo anche entusiasmo e partecipazione dentro e fuori il Partito.

Francesco Voccoli

D’accordo con Ferrero soprattutto per quanto riguarda l’analisi economica della fase,le prospettive e le proposte che ne conseguono. In questa crisi non c’è spazio per riformismi borghesi o socialdemocratici. Proprio per questo è necessario che tutto il Partito contribuisca a rilanciare il conflitto sociale che deve trascrescere da settoriale a generale per battere le politiche liberiste del governo Berlusconi e della Confindustria.La proposta di una grande manifestazione a settembre contro tali politiche deve essere l’elemento per verificare le condizioni di un possibile salto di qualità sia verso l’unità delle sinistre di alternative che della stessa F.d.S.
La F.d.S o ha i caratteri di una forte autonomia dal PD e dal centro-sinistra e renda chiari chi sono i referenti sociali fondamentali o è destinata ad un fallimento ancora prima che possa nascere. L’operazione di SEL va contrastata perché è portatrice di un modello che affida le sorti del cambiamento nella figura carismatica del leader che annulla tutte le modalità di democrazia partecipata su cui costruire un progetto di alternativa.Le fabbriche di Niki rispondono ad un modello mediatico di berlusconiana memoria che vorrebbero far intendere ad un nuovo modo di fare politica ma in effetti rappresentano percorsi autoritari copiati da certa destra populista. Lo stesso convegno mediatico a Bari fa il palo ai meeting di Comunione e Liberazione. Tutto cio’ non deve esimerci dal ritrovare forme di unità d’azione con Sel come già avvenuto sull’acqua pubblica ma deve vederci alternativi lì,come in Puglia, dove Vendola vuole chiudere 18 ospedali pubblici oltre a far chiudere due ospedali pubblici a Taranto per far nascere,con i soldi pubblici, un ospedale privato affidandolo a Don Verzè (S. Raffaele) e ridimensionarne drasticamente altri in omaggio ai tagli finanziari imposti dal governo.

Pasquale Voza

Sono molto d’accordo con l’analisi politica che è affiorata in qualche intervento, a partire dal Segretario: che cioè in questa fase di crisi con tratti per certi versi inediti (una particolare rivoluzione passiva o una sorta di «Weimar al rallentatore») emerga con forza una tendenza alla sopravvivenza politica (non in senso opportunistico) e finisca col prevalere sulla necessità, invece, di una coerente pratica sociale e politica anticapitalistica, che non può non passare per un’autonomia netta e convinta dall’attuale centrosinistra e per una lotta diffusa e molecolare contro la cultura del bipolarismo e del maggioritario (lotta che non mi sembra presente a sufficienza né nella Federazione né nel nostro partito). Inoltre bisogna saper lavorare politicamente nei confronti di quella «sinistra spettacolare» attratta dal vendolismo e dal leaderismo di sinistra; e bisogna, anche per questa via, saper costruire un vero e proprio blocco storico (non un mero blocco sociale), di respiro egemonico, che sappia, tra l’altro, superare alcuni limiti “lavoristici”, presenti al nostro interno.

 

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