Partito della Rifondazione Comunista

Comitato Politico Nazionale
Roma, 3 - 4 febbraio 2001

DOCUMENTO CONCLUSIVO

La drammatica conferma delle verità sull’uso di armi all’uranio impoverito nelle cosiddette guerre umanitarie rappresenta un ulteriore e grave atto di accusa nei confronti della Nato e dei governi europei. Emerge così nella coscienza di milioni di persone che i ripetuti conflitti di questi anni, dall’Iraq, alla Bosnia, alla Jugoslavia, hanno letteralmente avvelenato il presente e il futuro di popoli e territori. Conflitti che hanno ripetutamente violato la legalità internazionale e le costituzioni degli stati, che hanno ulteriormente aggravato i problemi pretestuosamente richiamati per giustificare gli interventi; conflitti in realtà tesi a imporre un cosiddetto nuovo ordine mondiale e a sancire il totale predominio degli USA e della Nato nel governo del mondo.

L’uranio uccide i militari e le popolazioni civili del posto. L’embargo che da 10 anni è imposto all’Iraq sta facendo strage di milioni di innocenti.

Le forze della sinistra moderata che presiedono alla quasi totalità dei governi europei hanno condiviso in pieno la responsabilità della guerra e di tutte le sue conseguenze.

Neanche di fronte al conclamarsi delle conseguenze dell’uranio si è avuto uno scatto di dignità per mettere al bando queste armi. Ci si barcamena con la richiesta di commissioni che accertino "scientificamente" ciò che è già sotto gli occhi di tutti e nella coscienza delle persone. Si parla di una moratoria che in questo quadro è del tutto improbabile se non una vera e propria finzione. Lo si fa perché non si vuole riconoscere le proprie responsabilità, non si vuole accertare realmente i fatti, e soprattutto perché si deve difendere la scelta strategica della guerra.

Proprio per questo il Prc è impegnato con tutte le forze al sostegno della propria petizione popolare e di tutte le altre iniziative che si muovono chiaramente per la messa al bando di queste armi.

La denuncia da noi avanzata in parlamento del rischio corso da alcuni aerei civili, a seguito di esercitazioni militari della Nato non comunicate, è un altro fatto di enorme gravità. Conferma lo spregio che la Nato ha della sovranità territoriale del nostro paese e della sicurezza dei suoi cittadini, ma ciò non assolve ed anzi aggrava la responsabilità del governo.

Si conferma così che il centro sinistra nulla ha cambiato, anzi ha garantito una continuità persino imbarazzante dei vecchi assetti dominanti.

La mancata approvazione di una nuova legge elettorale che garantisse attraverso il proporzionale maggiori spazi democratici, raccogliendo l’indicazione del referendum, è un fatto gravissimo. Il centrosinistra ha ceduto all’ostruzionismo del polo, mostrando così di non volere e di non sapere combattere una battaglia democratica fondamentale. Dopo le ubriacature maggioritarie, i ritardi a prendere atto dei risultati referendari, le opposizioni ad una legge proporzionalista interne allo stesso centrosinistra, si conclude così una vicenda che costringe il paese a votare con una legge che non garantisce rappresentatività e stabilità, e che nel contempo favorisce di fatto una possibile vittoria delle destre.

Le destre non sono state contrastate neanche sul terreno sociale. Il centrosinistra le ha inseguite ancora da ultimo con la legge finanziaria. C’erano spazi questa volta per politiche redistributive reali. Si è invece detto no alle nostre proposte sulle pensioni, sul salario sociale, sull’irpef e sulle tariffe.Grazie al nostro impegno si è conseguito invece un risultato importante che determina da questo anno l’abolizione dei ticket sui farmaci.

Rimane perciò un quadro di malessere sociale ampio e diffuso. Una disoccupazione estesa e strutturale, che certamente non viene lenita dall’incremento del lavoro precario e a termine, e che mantiene un carattere di autentica emergenza nel sud, tra le giovani generazioni e tra i lavoratori precocemente espulsi dal lavoro. Una perdurante erosione dei salari, delle pensioni e in generale dei redditi da lavoro, a fronte di una crescita dei profitti, delle rendite e del saggio di remunerazione del capitale, al punto da constatare l’avvenuto spostamento di 10 punti percentuali sul PIL dai redditi da lavoro a quelli da capitale.

Persino sul terreno dei diritti e sul modello di società, il centro sinistra continua ad inseguire ed imitare il centro destra. Inseguendo la destra sul terreno che le è proprio, il centro sinistra ha contribuito ad alimentare xenofobia e razzismo, che rischiano di diventare senso comune diffuso e di compromettere la prospettiva di una convivenza democratica fra uguali e diversi. E’ emblematico il primo manifesto del candidato premier dell’Ulivo dedicato al tema della sicurezza e che ripropone il binomio, di stampo xenofobo, insicurezza-immograzione con argomentazioni difficilmente distinguibili da quelle del suo avversario.

Ma, al di là del manifesto, sono gli atti politici sin qui compiuti o negati su immigrati, carceri, tossicodipendenza a parlare. Proprio su questo terreno il Prc ha avanzato e rilancia proposte che connotano un’altra idea di società, dal diritto al gratuito patrocinio per i non abbienti, ai diritti sociali, di voto e di cittadinanza per gli immigrati, alle politiche antiproibizioniste per combattere il racket della droga e per favorire la riduzione del danno, all’amnistia e all’indulto.

L’esplodere anche in Italia del problema mucca pazza, insieme al ripetersi sempre più frequente di catastrofi ambientali, dimostra che invece che operare per significative correzioni dei modelli di sviluppo per risanare l’ambiente e garantire maggiore sicurezza si è al contrario lasciato operare il profitto al punto da sconvolgere le condizioni quotidiane di vita. La sicurezza alimentare, il risanamento ambientale richiedono un modello sociale ed economico non improntato all’assoluta predominanza del mercato e dell’impresa o a vecchie logiche di grandi opere significativamente riproposte quasi identiche dal centrodestra e dal centrosinistra. Serve, come noi proponiamo, che le scelte economiche e sociali siano orientate dall’esigenza di affrontare le grandi crisi climatica ed energetica in direzione del risparmio di materia e di energia, di uso delle fonti alternative rinnovabili e pulite, di ripristino dei cicli ambientali.

L’impegno di Rifondazione comunista è teso a mantenere aperta la possibilità di una alternativa sociale e politica quanto mai necessaria. L’opposizione al pensiero unico della guerra e del mercato è indispensabile per rimotivare e mobilitare forze.

Le destre, infatti, hanno conseguito consensi di massa sul piano sociale, politico e culturale. Esse sono oggi una miscela sempre più inquietante di liberismo economico e di neo populismo fatto di intolleranza, xenofobia, fenomeni razzisti, misoginia, omofobia e sessismo.

Mentre continua l’attacco alle legge 194 e al principio di autodeterminazione femminile, esse insistono su una concezione dello stato in cui siano negati pluralismo e laicità.

Le destre non si battono perciò con gli appelli, tanto meno in un quadro di passivizzazione della politica, ma con una battaglia culturale a tutto campo che abbia la forza di una vera alternativa di società.

La scelta di presentarci autonomamente alle prossime elezioni politiche sta in questo percorso, quello cioè di contestazione delle destre con la messa in campo di una proposta alternativa.

Risulta chiaro agli occhi di tutti l’impossibilità di un qualsiasi accordo politico tra centro sinistra e Prc, ogni scelta diversa risulterebbe incomprensibile e controproducente rispetto all’esigenza di ridare limpidezza alla politica stessa.

Nonostante questo, Rifondazione comunista, in modo del tutto autonomo e unilaterale, e senza chiedere nulla in cambio sceglie di compiere un atto che abbiamo chiamato di "non belligeranza", e che ha il significato di sottolineare il nostro investimento sulla prospettiva. Accogliere questo atto con aggressioni e minacce, cercando ancora una volta di negare l’autonomia politica del Prc, è quanto di più sbagliato si possa fare.

Essendo stata confermata l’attuale legge elettorale, il Prc presenterà perciò propri candidati in tutte le circoscrizioni del proporzionale alla Camera e in tutti i collegi senatoriali.

Proprio un’idea della politica che pone al centro i contenuti, mentre non può che confermare la distanza invalicabile che rende impossibile qualsiasi accordo nazionale, spinge il Prc a verificare concretamente le condizioni politiche e programmatiche che consentano coalizioni unitarie negli enti locali.

La prospettiva per cui ci battiamo, quella cioè che si propone la costruzione in Italia di una forte sinistra antagonista, nel quadro di una sinistra plurale, trova conferma nei segnali di disgelo che si stanno manifestando. Vanno in questa direzione tutte le mobilitazioni di quello che si è chiamato il popolo di Seattle, che sono proseguite ancora a Nizza e che ora prevedono due appuntamenti importantissimi del forum mondiale di Porto Allegre e del G8 in Italia a luglio a Genova e, ancor prima, il 3 e 4 marzo a Trieste sul tema dell’ambiente. Per tutti questi appuntamenti c’è l’impegno del PRC che parteciperà con una propria delegazione al forum di Porto Allegre, momento di incontro tanto più significativo per il luogo in cui si svolge e per l’obiettivo di far nascere da li un vero progetto di alternativa. A Porto Allegre inviteremo tutte le forze dell’alternativa alla globalizzazione a partecipare alla mobilitazione italiana per il G8.

Ma segnali di disgelo si riscontrano anche nelle mobilitazioni delle forze del lavoro dalla Mc Donald’s alla Fiat, a cui va il sostegno e la solidarietà di tutto il nostro partito. E nei positivi risultati della elezione delle rappresentanze dei lavoratori della Zanussi, che rafforza il nostro convincimento della necessità di continuare la mobilitazione e la lotta al fine di conquistare la legge che definisca le modalità democratiche della R.S.U. secondo il principio "una testa un voto". Così come bisogna mobilitare tutto i partito per respingere gli attacchi allo Statuto dei Lavoratori da parte del padronato e sostenuto anche da settori del sindacalismo confederale; e per liberalizzare l’estensione della precarietà e della insicurezza attraverso il lavoro a tempo determinato. Anche per ciò la conferenza nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori un appuntamento importantissimo. La sua preparazione e il suo svolgimento si devono intrecciare con il rafforzamento della presenza del partito tra i lavoratori, del suo contributo alle lotte e alle vertenze, del suo impegno a ridare valore e centralità al lavoro. Particolare attenzione rivolgiamo alla condizione delle lavoratrici che subiscono in modo estremo l’invasione da parte del mercato e della competitività di tutte le sfere, da quella del rapporto tra capitale e lavoro a quella della riproduzione sociale, e proprio per questo considereremmo inaccettabile che si definisca un’intesa per allargare le possibilità del padronato di ricorrere al lavoro a tempo determinato, aggirando per questa via i vincoli della legge e dello Statuto dei lavoratori, rendendo così attuale, nella sostanza, quello che è stato respinto nella stagione dei referendum. Il rinvio del congresso della CGIL rappresenta un fatto di estrema gravità che subordina ulteriormente questo sindacato alle dinamiche politiche e inasprisce a dismisura la sua crisi strategica.

La costruzione della sinistra sindacale in CGIL è perciò sempre più decisiva così come il realizzarsi di forme di riunificazione e potenziamento delle esperienze sindacali alternative.

Il partito tutto è chiamato a dispiegare al massimo la propria iniziativa. Il cammino per il salario sociale ha rappresentato un fatto importante per il partito del sud e nazionale. Si sono incontrati i bisogni e la volontà di lotta di decine di miglia di donne e di uomini. In questi mesi, e da subito, il partito deve essere tutto proiettato nel lavoro politico di massa, essere presente nei luoghi di lavoro, di studio, di incontro in modo continuativo e propositivo come proprio di un partito che fa della bontà delle ragioni che rappresenta e della passione e dell’intelligenza militante la propria forza fondamentale.

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