Partito
della Rifondazione Comunista
X Congresso
Intervento di Marco Sferini
Autonomia e unità: Rifondazione e Quarto polo, due necessità
ineludibili
E’ necessario che il X Congresso nazionale formuli
una chiara linea politica: la costruzione dell’alternativa di sinistra a
questa politica italiana fatta di tre destre passa per il rilancio del
progetto (minuscolo grammaticalmente parlando, maiuscolo politicamente)
della riproposizione, quindi della rifondazione, del comunismo come
movimento, come sponda culturale, come approccio sia teorico che pratico
verso una formulazione di nuove coscienze di classe.
Servirebbe anche
leggere Marx per ottenere tutto questo, ma sarebbe già sufficiente
conoscere i fondamenti di un progetto politico attuale che rimetta in
campo l’opposizione come elemento fortemente rifondativo di tutto ciò.
Senza la ricaratterizzazione dei comunisti come forza di opposizione,
quindi di netta alternativa a tutte le altre forze politiche presenti in
campo, non può esservi nessuna crescita politica perché non può nascere
nuovamente alcuna percezione di alterità dei comunisti rispetto
all’omologazione regnante tra le altre forze che oggi sono sia
maggioranza sia opposizione nel Parlamento e nel Paese.
L’opposizione
comunista deve diventare il nuovo binomio che si accompagni alla
“rifondazione comunista” stessa. Senza questa rimodulazione sia del
pensiero che della pratica, sia della teoria che dell’attività di
partito (e di movimento più generale e vastamente inteso), la
ricostruzione della sinistra finirà per essere un tentativo di accedere
ancora una volta alla “governabilità” del sistema, al “temperamento”
degli eccessi del liberismo.
Il binomio antico formato da “autonomia
e unità” è ancora utile a definire un rapporto tra Rifondazione
Comunista e l’esterno politico che le è immediatamente vicino. Ma questa
esternità deve essere concepita come luogo non di cessione della
sovranità del Partito per meri fini elettorali, quanto più per
ricostruire un tessuto politico e sociale dove i comunisti abbiano un
ruolo che punti comunque, nel rispetto delle singole soggettività, ad
esercitare una egemonia culturale e, pertanto, anche politica.
Nessuna prevaricazione, ma la competizione sana tra differenti proposte
politiche dentro una coalizione di sinistra di alternativa dove la
propria impostazione può prevalere a volte su determinati temi rispetto
ad altri. Questa è una ricerca dell’egemonia che fa crescere tanto nel
momento unitario quanto come partito comunista nelle sue funzioni più
“di movimento” all’interno della società frammentata, disarmonica e
tutta protesa all’abbraccio del semplicismo populista nella volontà di
risoluzione dei problemi contingenti.
Nei documenti congressuali si
può riscontrare una grande affinità sugli elementi "fondamentali" e
fondanti il nostro Partito: forse mai nella storia del PRC due analisi
politiche sono state così vicine, escludendo la parte che il secondo
documento imposta sulla critica gestionale del Partito che sembra messa
lì proprio per avere un ché di differente, di alternativo da mostrare
alle compagne e ai compagni.
Al di là delle vicende che hanno
condotto alla formulazione di due documenti (comunque contrapposti),
rifiuto l’idea che il congresso possa essere impostato soprattutto sulla
personalizzazione e che circolino in rete pubblicità prodotte da circoli
e federazioni che invitano a stare con Tizio o Caio piuttosto che con
Sempronio.
Tutto ciò uccide non solo la ragione politica dello
svolgimento del X Congresso (e del congresso stesso come momento alto
della formulazione della proposta dei comunisti per provare a cambiare
la società partendo proprio dalle persone!), ma annienta lo spirito che
dovrebbe animare la dialettica: il sereno confronto tra tesi diverse,
tra opinioni che sono incarnate da persone, ma che non può trascendere
nella contrapposizione tra tifoserie dell’una o dell’altra parte.
Per
questo, penso, dopo una attenta riflessione che il documento 1 sia più
permeabile alla coniugazione di esigenze plurali che devono
caratterizzare lo spirito di rilancio del Partito parallelamente ad una
ricerca dell'unità delle forze della sinistra di alternativa. Ma non
basta.
Per questo apprezzo la critica propositiva espressa, tra gli
altri, dal compagno Dino Greco nella tesi B riferita al capitolo 7 del
documento 1, sul carattere culturale e politico del Partito stesso, e
ritengo possa entrare a far parte del documento 1, dando così a
Rifondazione una linea politica omogenea nella proposta di rilancio
della “comunisticità” del PRC senza dimenticare il ruolo di propulsore
per un "quarto polo" come elemento riconoscibile della differenza
politica in mezzo a tanti declamatori di finte sinistre.
Il comunismo
non può essere solo una scritta in un simbolo, un simbolo da adorare,
altrimenti finisce con il diventare un feticcio e niente più. Il
comunismo nostro deve rifarsi a quella voglia di massa che aveva Rosa
Luxemburg quando fondò la Lega di Spartaco, per un riscatto morale,
civile e sociale di un proletariato che viene sempre tentato dalle
lusinghe del riformismo, dalle tentazioni della compromissione e
dell’accondiscendenza con il sistema che lo tiene, così, sagacemente a
bada.
Il nostro comunismo è quel Socialismo del XXI secolo richiamato
nel titolo del primo documento, dove si guarda alla crisi del Nord del
mondo e alla voglia di alternativa del Sud del medesimo mondo,
dell’America Latina, della resistenza delle ultime esperienze socialiste
del secolo scorso escluse quelle degenerate in autoritarismi privi di
qualunque connotazione libertaria.
Creiamo le basi per un X Congresso
vero, senza compagne e compagni da innalzare o da schiacciare. Un
confronto aspro ma sereno. Siamo comuniste e comunisti che conoscono
questa arte della dialettica, questa capacità di unire radicalità e
unità. Siamo una comunità di cui l’Italia ha bisogno, anche se crede il
contrario. Non aiutiamo i nostri avversari a darsi ragione. Proviamo ad
essere fieri della nostra esistenza, della resistenza che abbiamo
esercitato e tutt’ora esercitiamo nel mantenerci tali in mezzo ad una
contrarietà totalizzante.
Le parole di Bianca Bracci Torsi mi
martellano il cervello, soprattutto in questi frangenti…: “Proprio nel
momento della difficoltà è un crimine abbandonare la lotta. Nel momento
in cui si è assediati da tutte le parti, andarsene diventa tradimento.
Anche perché sono momenti in cui bisogna ricominciare daccapo e non c’è
nessun altro che fa ciò che spetta a noi comunisti fare. E quindi
bisogna farlo noi, tutti insieme.“.
Tutti insieme, capito?
MARCO SFERINI
Presidente Commissione provinciale per il Congresso
- Savona
Segreteria provinciale PRC - Savona