Partito
della Rifondazione Comunista
X Congresso
Intervento di Pino Scarpelli
Pino Scarpelli segr. Regionale del PRC Calabria
Compagne e
compagni,
ci attende innanzitutto un’impresa importante nel
celebrare il X °Congresso del PRC. Riportare la voce di Rifondazione
Comunista e della Sinistra d’alternativa del nostro Paese nel Parlamento
Italiano, insieme a tutti e a tutte, il progetto che ha portato alla
formulazione del documento “Socialismo XXI.per un nuovo umanesimo” è
decisamente la vera novità nell'orrizzonte politico Italiano, non solo
sul piano squisitamente elettorale ma anche nel contributo che essa
fornisce a quel processo di ricostruzione di una Sinistra degna di
questo nome in Italia.
Ora, tutti i nostri sforzi devono andare ad
entusiasmare i compagni e le compagne ad essere in sintonia con il
nostro popolo ad riprenderci la credibilità con la nostra gente, far
conoscere il nostro programma, a coinvolgere più simpatie e consensi
possibili, per ottenere un buon esito non solo tra gli iscritti ma
sopratutto sui territori.
E’ inutile negare quanto siano state
pesanti e gravose le criticità che il nostro Partito regionale ha
vissuto nella fase precedente e quanto sia decisivo ora per la nostra
Organizzazione politica compiere quello sforzo di profondo rinnovamento,
di radicale innovazione sia nell’elaborazione che nella pratica. Mi pare
che nella nostra comunità politica oramai sia molto radicata la
consapevolezza dell’indispensabilità di rifondare il PRC nella nostra
regione, e di come questa necessità abbisogna dell’impegno e degli
sforzi di tutte le compagne e tutti i compagni, unitariamente, quale che
sia l’appartenenza di area politica o la sensibilità.
Abbiamo oggi il
compito di ri-radicarci nei nostri territori, comprendendo, stando
dentro, contaminandoci con tutti i momenti di rivolta, naturale e spesso
spontanea, che esprimono lotta contro i processi di innovazione
capitalistica che vuole gestire la sua crisi attraverso il neoliberismo
e l’austerità. E dialogando con tutte quelle energie e forze, già
presenti in forma più o meno organizzata o appena allo stato embrionale,
che danno corpo ad associazioni e movimenti sociali ed ambientali, alle
lotte per i diritti, per il lavoro e per i beni comuni, che attraversano
la nostra terra.
Abbiamo come sempre l’obiettivo di essere una forza
politica che si pone come motore di cambiamento, che vuole riprendere
l’attualità della critica alle forme concrete di sfruttamento, vecchie e
nuove, mettendo in radicale discussione i rapporti di produzione, che
interessano donne ed uomini ma anche l’ambiente e le risorse naturali. E
per fare questo, una sinistra anticapitalista non può non essere in
prima fila nelle vertenze per i diritti sociali e nelle battaglie contro
le privatizzazioni e mercificazione dei beni comuni, acqua, suoli,
coste, ecc.
Solo così potremmo riconnetterci con il nostro popolo,
che c’è, magari frantumato, deluso, disperso, frastornato. Ma senza
ritornare ad una totale sintonia con la nostra gente, con chi oggi sta
alla finestra ma, sono sicuro, non pensa che il suo orizzonte di vita
sia il privato, non riusciremo nell’impresa, che auspichiamo, della
ripartenza.
Per fare questo, abbiamo la necessità di riflettere ed
agire in maniera differente in merito al rapporto tra le masse e la
politica. Da un lato dobbiamo assolutamente costruire percorsi di
alternativa politica e sociale alle logiche qualunquiste
dell’antipolitica, dall’altra costruire una sinistra attrattiva nella
sua radicalità e nel suo essere alternativa e fuori da ogni subalternità
alle consorterie del centrosinistra locale. Una sinistra capace di
agitare passioni e valori, di suscitare speranze, di volare alto e di
rispondere a bisogni ed aspettative sempre più stringenti e pesanti. Per
i quali, l’unica risposta è il protagonismo, non certo la sterile attesa
nell’operato del “potente” di turno. Il fallimento delle politiche
clientelari è sotto gli occhi di tutti ed occorre rimuovere le macerie
che hanno lasciato, sul campo materiale e delle coscienze.
Naturalmente, occorre liberarsi definitivamente e rapidamente da una
visione riduttiva della politica e dell’agire politico, che tende a
misurare i risultati solo in termini di voti, di numero di seggi, di
peso espresso in numero di posti e posizioni di potere, di formazione di
schieramenti. Cose che possono essere importanti, ed a tratti sono
persino decisive, ma che non possono certo costituire il nostro
orizzonte. La tattica può servire, ma di troppo tatticismo si inaridisce
e si muore. Apriamo le finestre a quel poco, ahimé, di aria fresca che
circola nella nostra regione, che sta nella società e purtroppo quasi
sempre fuori dai partiti e che ci parla di questioni nuove da
affrontare, aspirazioni, esigenze, idee, costumi e comportamenti nuovi,
che spesso consideriamo poco ma che fanno parte integrante della nostra
quotidianità ferita ed umiliata da queste politiche neo liberiste.
Si
agitano, grazie ad associazioni e movimenti che solo raramente (come nel
referendum del 4 Dicembre) riescono ad essere di massa ed a saperi ed
intelligenze fervide, questioni decisive per il mondo di oggi. La
drammaticità della cancellazione di ogni idea di futuro dignitoso per
un’intera generazione di giovani e non più giovani, l’idea per la prima
volta nella nostra storia che il domani non sarà migliore dell’oggi, il
timore per la tenuta dei salari e dello standard dei sevizi sociali, il
timore dei costi per la salute o l’istruzione, il terrore degli anziani
per il valore delle proprie pensioni e per i livelli di assistenza.
Si avverte oggi la mancanza, e tanto, di una soggettività politica che
sia in grado di rispondere in modo adeguato alle tante richieste che ci
vengono dalla nostra società. Sapendo che ci muoviamo in una fase di
debolezza e crisi della risposta sia delle forze politiche che delle
organizzazioni sindacali sempre di più al soldo dei poteri forti .
Una crisi che nella nostra regione, se possibile, è ancora più pesante.
In Calabria siamo alla patologia della politica. Si è venuto a
determinare un sistema di potere, basato su rapporti personali e
familistici che attraversano tutti i partiti, teso a difendere un
intreccio di interessi, spesso illegittimi, che produce profitti,
meccanismi clientelari e voto di scambio, negazione dei diritti per
farli diventare favori, appropriazione privata di risorse pubbliche e
collusione, quando non un vero e proprio abbraccio con la criminalità
organizzata dei colletti bianchi, della borghesia mafiosa rapace
prenditrice e del potere massonico, più forti che mai nella nostra
regione fino ad avere avuto nel recente passato rappresentanti
istituzionali ai massimi livelli.
C’è inoltre l’evidente tentativo,
in parte riuscito, da parte della ‘ndrangheta di compenetrare i propri
affari nel mercato legale, condizionando le scelte politiche, fino ad
influenzare pesantemente la composizione stessa del Consiglio Regionale.
Bisogna operare nella nostra regione per una svolta radicale.
Cosa vuol dire “radicale”?
Significa, a mio avviso, operare una
rottura con tutta una politica ed una cultura che fa della conservazione
delle modalità politiche, sociali e culturali esistenti la sua stessa
ragion d’essere. Ma anche con chi, gattopardescamente, fa finta di
volere un cambiamento, ma solo quello di facciata per mantenere tutto
così come è. Significa riprendere un serio lavoro politico, dal basso e
costante, e sviscerare le questioni del lavoro, della salute,
dell’ambiente, dei trasporti, della scuola e dell’università nella
nostra terra. Analisi e pratica come strumento di cambiamento,
rapportandoci nella maniera più costruttiva ai movimenti ed ai saperi
che agiscono nel territorio ed alle forze sindacali. E svolgendo un
rapporto dialettico con i movimenti le associazioni forze politiche di
sinistra quando non pretendano contiguità e subalternità da parte nostra
(a cui qualcuno li ha abituati negli ultimi anni), ma si dimostrino
disponibili al confronto con le nostre posizioni, che sosterremo sempre
con convinzione e determinazione.
Al nostro interno, a livello
regionale bisogna puntare ad una nuova compattezza del Partito.
Anche
in Calabria si è avviata una sostanziale convergenza sulla linea
politica nazionale. Un fatto importante che non può che essere salutato
positivamente ed alla possibilità di costruire percorsi aggreganti a
sinistra.
E’ chiaro che una maggiore compattezza rende più forte il
nostro Partito, sia all’interno che all’esterno. Operare per dare nuovi
impulsi alle Federazioni provinciali e riorganizzare il nostro Partito
in un clima di confronto sereno e costruttivo, che ci veda
collettivamente impegnati per la crescita e l’affermazione di
Rifondazione Comunista e di una Sinistra d’alternativa calabrese.
Una riflessione profonda sul ruolo di Rifondazione Comunista in questa
fase politica è necessaria. Al proposito, bisogna essere chiari: la
priorità è lavorare contemporaneamente al rifacimento del nostro piano
organizzativo, alla elaborazione di punti programmatici seri e credibili
attraverso ricerche ed iniziative, al radicamento territoriale ed alla
presenza (anzi alla promozione ed organizzazione) di lotte e conflitti.
Innovativi e diversi. Quella diversità, innanzitutto etica, che ci
ha insegnato il compianto e mai dimenticato compagno Enrico Berlinguer,
quando parlava della centralità della questione morale e della diversità
dei comunisti. E quando ci ammoniva a stare attenti, soprattutto nel
Mezzogiorno, per non assumere atteggiamenti e comportamenti simili a
quelli che contrastavamo. Un omaggio al compagno E.Berlinguer
“Io non
ho fatto la scelta della politica. Io ho fatto la scelta per la
realizzazione degli ideali comunisti”. Un insegnamento che ci deve
guidare sempre.