Partito della Rifondazione Comunista
X Congresso

Intervento di Antonio Perillo

Giovedì 2 febbraio a Napoli sono accaduti due fatti politici per noi molto rilevanti.
L’associazione del sindaco, DemA, si è costituita ufficialmente in movimento politico.
Luigi de Magistris ha compiuto un discorso molto ambizioso, dicendosi sicuro che il suo movimento arriverà un giorno al governo del paese. L’obiettivo è portare il Laboratorio napoletano a livello nazionale e costruire un’alternativa di sistema alle politiche neoliberiste.
Chiarissima la presa di distanza da Massimo D’Alema e da ogni idea di ricostruire il centrosinistra. Una distanza che oltre che nei contenuti vive nella forma e nei linguaggi che si sceglie di dare a questa impresa politica. Ci sembra chiaro che a de Magistris non interessi partecipare al dibattito apertosi alla sinistra del Pd renziano. Nella sostanza c’è l’intenzione esplicita di non essere associati in alcun modo ad una discussione di ceto politico e di tatticismo in funzione elettorale.
L’idea presentata dal sindaco è la creazione non di un partito ma di un movimento popolare largo, che porti a lavorare insieme le forze interessate ad un’alternativa di sistema a partire da Napoli e dal Sud, ma guardando all’intero paese.
La composizione dell’assemblea e del primo direttivo è infatti molto composita e va oltre i confini della sinistra. Ci sono esponenti di centri sociali, di movimenti meridionalisti, anche di partiti. E i candidati a sindaco di alcuni comuni della provincia che il movimento appoggerà alle amministrative di primavera.
de Magistris è molto esplicito anche nel dire che il movimento avrà bisogno di organizzazione e di radicamento, di un lavoro lungo e di prospettiva. Non è mai giunto infatti, ieri ed in questi anni, qualsiasi tipo di invito ad abiure o scioglimenti. Al contrario, se oggi si può individuare un rischio, questo sta nell’eccessiva disinvoltura con cui DemA sta coinvolgendo i suoi sostenitori, anche verso aree di cultura centrista.
Contemporaneamente, giovedì scorso si teneva il Comitato politico della nostra federazione napoletana, con le compagne ed i compagni che assegnavano una larga maggioranza di sottoscrizioni al documento “Rivoluzione e Rifondazione”, alternativo a quello presentato dalla maggioranza uscente del partito.
Ci sembra un fatto politico molto rilevante. Nella città in cui vi è una esperienza di governo che prova ad invertire la rotta dell’austerità e delle politiche liberiste, il nostro partito coglie la necessità di un deciso cambio di passo.
Pensiamo che il nostro partito debba essere molto interessato al campo politico che si sta aprendo e che pone elementi di discontinuità anche rispetto ai fallimentari processi unitari a sinistra degli ultimi anni.
A maggior ragione il fermento di certi gruppi dirigenti della sinistra rispetto al dibattito interno al PD, per intenderci l'assemblea di D'Alema e gli incontri che ne stanno seguendo, sembra lontano anni luce dalla reale necessità di ricostruire un polo sociale e politico credibilmente alternativo ai soggetti che hanno usato la retorica del debito pubblico e del patto di stabilità come una scure sui ceti popolari colpiti dalla crisi.
Abbiamo sostenuto l’amministrazione de Magistris fin dal 2011. Ne conosciamo benissimo tutti i limiti e tutte le contraddizioni, in particolare sul terreno amministrativo, che presenta difficoltà di ogni tipo che non si risolvono certo con proclami radicali e ambizioni politiche. E però pensiamo che l’idea di riscatto e rinnovamento incarnata dal Laboratorio napoletano vada sostenuta. Non vediamo altri percorsi ugualmente stimolanti.
Soprattutto, pensiamo che il contributo che potremmo fornire al percorso sia decisivo: allargare il campo delle forze interessate, democratizzarne il funzionamento, radicalizzarne i contenuti, fornire esperienza politica e pratiche che costituiscono il patrimonio migliore del nostro partito.
Un percorso come quello di DemA non accoglierà le forze organizzate della sinistra in virtù del loro status di partito o del loro passato. de Magistris non è infatti interessato a costruire “l’unità della sinistra”. E’ impensabile immaginare di relazionarsi a de Magistris e al suo movimento considerandolo come uno degli altri soggetti con i quali costruire, accordandosi, una soggettività più grande.
de Magistris incarna una idea competitiva e non pattizia di unità rispetto ad una sinistra istituzionale, moderata e ambigua, guidata da un ceto politico screditato la cui azione è ormai percepita come perenne tentativo di trovare un accordo di convenienza.
Il livello di scontro raggiunto col governo Renzi simboleggia un livello di radicalità e di indisponibilità a trattare su temi di fondo cui da tempo, purtroppo, la sinistra non è più associata. Mentre lo è ai botta e risposta sui giornali dei propri leader e a ripetuti quanto infruttuosi convegni romani.
Quello che si sta creando a Napoli, tutt’ora assolutamente in divenire, è disponibile al contrario a valorizzare il lavoro politico e le lotte messe in campo.
Ed è all’interno di percorsi in grado di sollevare entusiasmi anche oltre noi, dal profilo radicale e di rottura, come è stata ad esempio la campagna per il NO contro Renzi e la sua controriforma istituzionale, che le nostre compagne ed i nostri compagni hanno sempre dato il meglio di sé.
Al contrario, le esperienze di unità della sinistra conosciute finora hanno prodotto sconfitte, scoramento e abbandoni in primo luogo fra i nostri militanti.
Anche per questi motivi conduciamo una battaglia politica in questo congresso, per costruire un partito in grado di vedere le novità della fase e di esserne all’altezza politicamente.
Al nostro partito serve un radicale quanto repentino cambio di approccio. Nella sua stagione migliore, Rifondazione Comunista è stato il partito in grado di contaminarsi nei movimenti, di produrre innovazione teorica e culturale, di inaugurare pratiche sociali e del conflitto. E che ha fatto anche tanti errori, certo. Ma oggi, in una fase di estrema debolezza rispetto ad allora, non possiamo certo essere il partito che insiste in una proposta, il soggetto unitario della sinistra, che ha il solo pregio di apparire di buon senso, ma che non ha più interlocutori né alcuna credibilità politica.
Falliti i “tavoli” fra segreterie cui sbagliando abbiamo contribuito in passato, l’unità non si realizzerà certo perché tutti coloro che si definiscono di sinistra si ritroveranno in “convenzioni” da cui scaturirà per accordi successivi una soggettività politica.
L’unità si farà concretamente quando una proposta avrà la forza per prevalere sulle altre ed imporsi nello spazio politico che esiste alla sinistra del Pd. A noi tocca investire politicamente su quella più radicale e più efficace, provando ad incidere su tutte le contraddizioni che pure la attraversano.
Da Napoli arriva un segnale chiarissimo in questa direzione: bisogna osare e non rimettere insieme i cocci.

Antonio Perillo

chiudi - stampa