Partito
della Rifondazione Comunista Intervento di Fabio Nobile Per fare un passo avanti Il gruppo dirigente che emergerà dal congresso è certamente elemento importante su cui confrontarsi. Non si può pensare, però, che il nuovo gruppo dirigente per magia diventi più adeguato alla fase senza che si siano affrontati nel merito alcuni nodi strategici. Come, altresì, non si può pensare di ricostruire un gruppo dirigente comunista diffuso con un congresso. Questo lavoro ha bisogno di tempo e di una lunga fase di accumulazione di forze che faccia i conti con il passato recente e lontano del movimento comunista, insieme all’individuazione di un nuovo paradigma che sappia mettere di nuovo al centro la questione del socialismo quale fuoriuscita concreta dal modo di produzione capitalistico nel XXI secolo. L’idea di un'aggregazione interna che abbia come principale obiettivo di superare l'attuale gruppo dirigente non e' convincente. E' ovviamente legittima e vanno assolutamente evitati anatemi contro coloro che la promuovono, ma non la condivido. Il motivo di fondo è che se si costruisce un’alternativa netta ad un gruppo dirigente si ha il dovere di fare un'analisi della realtà e una proposta politica altrettanto netta ed organica. Il documento 2 (prima firmataria Barbarossa) non ha queste caratteristiche e quindi risulta inadeguato all'obiettivo che si propone di raggiungere. Per come si è andato determinando il contesto di questo congresso, dal mio punto di vista, il modo migliore per affrontare il lavoro di cui sopra è mettere in luce i nodi cruciali dell’attuale fase politica. Con Domenico Moro ed altri compagni abbiamo, quindi, deciso di presentare alcuni emendamenti al documento 1 (prima firmataria Fantozzi) che potessero favorire un dibattito di merito di cui si avverte il bisogno. In prospettiva, quale che sia l’esito del congresso, credo infatti vada costruita una sintesi in grado di superare l’attuale articolazione del confronto interno. Il Partito della Rifondazione Comunista deve anzitutto superare semplificazioni e giudizi frettolosi su quel secolo così importante per i proletari che è stato il Novecento. Il primo emendamento al documento 1 risponde dunque all’esigenza di non accodarsi alle classi dominanti nel giudizio storico della vicenda complessa del cosiddetto socialismo reale. Le sperimentazioni, i tentativi e le acquisizioni, prodottesi nell’incedere plurale del movimento operaio costituiscono un patrimonio per il futuro. Questo ragionamento assume ancora più valore se si considera che l'assenza di esperienze precedenti fu un ulteriore ostacolo da superare per quanti affrontarono lo spinoso nodo dei rapporti di produzione e della transizione al socialismo. Un’esigenza che non deriva quindi da pulsioni nostalgiche, tipica invettiva con cui si elude una questione che dovrebbe invece suscitare attenzione ed interesse, ma dall’importanza di sottoporre a critica sistematica quella storia per poterne costruire una nuova. I restanti emendamenti proposti al documento 1 (tanto quelli che ho sottoscritto con Moro e altri compagni, quanto quelli promossi in particolare da Dino Greco) rappresentano un punto di elaborazione efficace ed organico per provare a fare passi avanti sul terreno dell'analisi e della proposta politica ma anche per ciò che concerne il tema del Partito e delle sue relazioni a sinistra. L’obiettivo di tali emendamenti è mettere a disposizione della discussione una chiave di lettura del modo di produzione capitalistico in questa fase, indicando un piano politico-programmatico in grado di orientare il partito e porre contestualmente le basi per una sua relazione a sinistra. A tal riguardo la priorità non è la forma di questa relazione ma la sostanza. I vincoli principali che possono tenere assieme una coalizione di forze politiche, sociali e personalità sono solo i contenuti e la loro aderenza alla realtà sociale di riferimento. Tutto il resto viene dopo. Come andrebbero del resto rimosse le fascinazioni momentanee verso questo o quel leader, questa o quella più o meno importante esperienza locale. Nel III emendamento presentato si indicano 5 punti su cui aprire la discussione a sinistra:
Nel ridurre gli interlocutori a sinistra ed
escludendo chiaramente i promotori trasversali dell’Ulivo 4.0, verrebbe
a schiudersi lo spazio per la costruzione di un autonomo e alternativo
punto di vista di sinistra nella percezione di massa. Di fronte, quindi,
alla passivizzazione di massa e ad una frammentata conflittualità
sociale, il terreno della ricomposizione da prediligere è quello che
parte dai contenuti. La stessa vittoria del NO al Referendum deve
trovare uno sbocco in termini d'iniziativa in grado di connettere la
battaglia per l'applicazione della Costituzione alla necessità di
portare a fondo lo scontro sull'integrazione monetaria europea. Di questi temi vorrei ragionare con i compagni e
le compagne che prenderanno parte al decimo congresso, provando a far
fare un passo avanti e ad agire - anche nella discussione interna -
l'arma della pazienza. Sarei in questo senso un ingenuo se pensassi che
da soli gli emendamenti possano essere la risposta. Ma nel rispetto di
tutte le legittime posizioni che si confrontano, credo vada detto che
non esistono scorciatoie per rilanciare il Partito della Rifondazione
Comunista ed il suo progetto politico. Per nessuno. |