Partito
della Rifondazione Comunista Intervento di Imma Barbarossa Contro il capitalismo e contro il patriarcato Roma 26 novembre 2016, Bologna 4 e 5 febbraio 2017,8 marzo nelle piazze, Roma fine aprile prossimo: colpisce in tutta questa folla di soggettivazione la scarsa consapevole presenza degli uomini “partiticamente” collocati. E dei compagni di Rifondazione comunista. Sul carattere patriarcale e maschile del nostro partito alcune di noi hanno detto e scritto tanto; anche il nostro documento congressuale,” Rivoluzione e Rifondazione. Il Partito che vogliamo, Comunista, Femminista, Libertario, è attraversato da una critica sessuata che si appunta sugli aspetti teorici e sulle pratiche. Abbiamo detto e scritto, sia attraverso la ricca riflessione decennale del Forum delle donne, sia come singole, che un collettivo femminista in un partito comunista deve assumersi il compito primario di istruire il conflitto di genere e di costruire i nessi con il conflitto di classe. Un collettivo femminista non può essere la “commissione femminile” del Partito a cui viene dato (dagli uomini) l’incarico di tradurre “al femminile” la linea del Partito. Antipatriarcato e anticapitalismo vanno di pari passo ma non sono automaticamente accostabili: Il percorso di costruzione del nesso è lungo e chiama in causa la consapevole messa in discussione del ruolo ‘maschile’ del gruppo dirigente (che non vuol dire solo il numero dei dirigenti maschi). Se è vero che la libertà femminile non è un fiore di serra e domanda contesti in cui agire, è altrettanto vero che le compagne non sono ‘quote’, ma devono essere presenza politica che rovescia gli stereotipi e chiama i compagni a rendere conto del perché quando parlano del partito (e della sua autoriforma) ignorano il conflitto primario. Dicevo che la libertà femminile non è un fiore di serra. Non è un ornamento, un fiore all’occhiello, una petizione di principio, una giaculatoria. Perché il conflitto di genere possa costruirsi in nesso col conflitto di classe, c’è bisogno che si trovi ad agire in una formazione politica anticapitalistica, dove ci si eserciti umilmente e pervicacemente all’analisi di questo capitalismo che non è fatto solo di strutture economiche e di poteri finanziari, ma divora i corpi, colonizza le vite, costruisce senso comune di massa. Esattamente come questo patriarcato ‘moderno’ che usa i corpi delle donne, la loro ‘disponibilità’ alla cura, al servizio del dominio maschile, della norma maschile, ’naturalizzando’ le donne in funzione della cooptazione e quindi della omologazione all’ordine maschile. Un soggetto politico che, come l’attuale forma e
prassi del nostro partito, sia continuamente alla ricerca di come
collocarsi nel frammentato, indistinto, adattativo panorama dell’attuale
sinistra, più o meno disponibile alla ricerca di alleanze, non è il
contesto adatto al dispiegarsi di una soggettività femminista. Forse lo
è stato, ora non lo è più. Per questo abbiamo detto “a partire da noi”
nel primo titolo del nostro documento: perché vogliamo ripartire dal
nesso classe/genere, classi/generi, per una reale alternativa di
riflessioni teoriche, di analisi sociale, di pratiche. Un’alternativa
reale non può che chiamare in causa una discontinuità reale. Il soggetto
unitario e plurale è qui, non nei meandri dei tavoli. Ci siamo messe in
cammino per questo. |