Partito della Rifondazione Comunista
X Congresso

Intervento di Giovanni Pagani

Nella situazione attuale, dopo il referendum, dopo ciò che succede nel pd e a sinistra del Pd, i paletti forse, si sono fatti più chiari: a) chi vuole lavorare per una SINISTRA nel paese, coi cittadini e b) chi vuole una aggregazione, la solita, che governi col pd e col centro, cioè una riedizione del centro-sinistra classico. Almeno questa situazione si è chiarita e possiamo prenderne atto, anche a posteriori capire chi non voleva che certi passi fossero fatti, o che certi documenti non trovassero la luce e la discussione generale dei militanti della SINISTRA. Perché dopo il 4% alle europee, che si era provato, anche se in ritardo, a far ripartire dai territori, un lavoro politico, anche questo percorso è stato fatto naufragare? Ripeto, ora, dopo il risultato del referendum e visto come qualcuno si è schierato, è possibile riprendere una discussione franca e serena.
Naturalmente parlando di qualcuno, non penso agli ultimi fuoriusciti del pd, perché hanno votato no. Se siamo a questi punti della situazione italiana è anche colpa di costoro che molto in ritardo, si sono accorti del cambio di dna del partito che avevano fondato. Sono stati i sostenitori principali del governo Monti. Costoro non possono essere interlocutori né di Rifondazione Comunista, né di una vera sinistra che intenda ricostruire se stessa.
Da anni, la crisi investe pesantemente la politica e la partecipazione. Inoltre, siamo difronte ad una forte divisione anche nel campo comunista: noi, il P.C.I., il P.C.L., SINISTRA ANTICAPITALISTA, senza parlare di tanti altri movimenti ed associazioni, non ultima, ma vedremo, Sinistra Italiana. Bisognerebbe iniziare ad invertire la tendenza, aprire un fronte, un tavolo, delle forze di alternativa, antiliberista e anticapitalista.
Tra l’altro, il lavoro sul referendum (con alcuni presi da altro…) ci ha permesso e dato l’opportunità anche di avere avvicinato compagni con o senza tessere e di tessere diverse.
Questa situazione in cui perdura l’assenza di un progetto politico alternativo credibile, rischia di far tornare le spinte al “voto utile”, al “voto grillino” visto come unica alternativa praticabile nell’immediato, o al riflusso. Se siamo alternativi cosa pensano, possono pensare gli elettori, che siamo contro il pd e poi sul piano locale facciamo accordi? Quali comunanze abbiamo? L’acqua e i servizi pubblici? I migranti ed i servizi sociali? La difesa della scuola pubblica e della sanità pubblica? Forse è meglio essere meno governisti e pensare di più a ri-raccogliere a fiducia delle persone.
Non si può certo ragionare sulle divisioni, con una semplice cancellazione o rimozione di ciò che è successo in questi anni, ma bisogna avere la volontà di provare a discutere e ri-trovare le ragioni dello stare insieme. Forse mi piacerebbe sentirlo anche detto da altri, che purtroppo non sento mai! Dobbiamo, da subito, organizzare appuntamenti unitari, decisi insieme.
In questo contesto, è risultato chiaro, il NO allo stravolgimento della nostra Costituzione, da parte del popolo italiano. E su questa aspetto importante che è venuto a galla, dobbiamo cercare e puntare a riprendere i legami con il popolo del NO, per costruire un movimento contro le politiche di austerità, che Europa, Fondo Monetario Internazionale e Finanza Mondiale, cercano di soffocare e rendere irrisorie.
E’ stato dichiarato infatti, come certe Costituzioni, sono troppo democratiche e sono di intralcio per la realizzazione della supremazia di pochi su interi popoli e nazioni. Già abbiamo visto il “caso Grecia”, comunque lasciata sola, al di là delle nostre discussioni e divisioni, a sinistra. Segno che, alzare la voce ogni tanto, con questa Europa, non serve a nulla e bisogna procedere più speditamente. Poi, che risposta da l’Europa, alla questione migranti, di tipo razzista e nazista! La Merkel ne risultata una rivoluzionaria. Quale è l’impegno dell’Europa e dell’Italia, nella riduzione delle spese militari, quando solo l’Italia, spende 70-80 milioni al giorno? E l’alimentazione delle guerre, con la vendita di armi e la ricerca di rapporti di potere, senza uso della diplomazia, che ci costa assai: a cosa servono? A costruire profughi, miseria, violenza, minori che saranno disponibili a qualsiasi gesto, pur di vendicarsi e di vendicare un loro diritto alla vita. Non sarebbe ora di puntare ad una campagna chiara e precisa sull’uscita dell’Italia dalla Nato? Non sarebbe ora, che un Paese civile, abolisse la Bossi-Fini e i Centri di Identificazione ed espulsione (o come si chiamano), che sono solo galere?
La Sinistra, la SINISTRA COMUNISTA, in tutto questo contesto, non è percepita, perché divisa; non siamo visti dal popolo, dai cittadini, come riferimento per contrastare questo andazzo. Diciamo che è anche colpa nostra. Oltre ad avere chi si rivolge alla protesta malpancista, di destra, leghista, c’è chi si rivolge ai 5Stelle, anche nostro elettorato. Elettorato di sinistra, che con tutte le discussioni che produciamo, non solo discussioni ma anche tante divisioni, ci abbandona e non ci segue più!
Vista la situazione del paese, lo Stato deve tornare a spendere per i suoi cittadini: altro che pareggio di bilancio e fiscal compact! Dobbiamo puntare più sui temi, che sulle alleanze. Presentiamo un progetto politico, un programma elettorale e una organizzazione che li sostenga. Per fare questo, dovremmo avere anche un nostro notiziario politico, quotidiano purtroppo non riusciamo. Ma perché alcuni gruppi o partiti, anche con meno forze (sembra) di noi, riescono a far uscire anche mensilmente un giornale e noi invece non ci riusciamo? Ci riuscivano anche i nostri compagni, come corrente interna a Rifondazione, ma il partito no. E’ un peccato, perché la distribuzione delle idee e della propaganda non sono secondarie, anche come punto di riferimento. Noi non possiamo sempre perderci nei congressi e nelle discussioni interne, pensando che tra compagni stiamo svendendo il partito. Mentre noi discutiamo, non facendoci capire, rischiamo di essere sempre più in pochi.
Non possiamo più perderci a cercare di costruire contenitori, dove poi ognuno mantiene le proprie idee e non si trova una unità di azione. Noi diverse volte ci abbiamo provato, anche in buona fede, ma non è andato avanti nulla. Dobbiamo puntare sui temi, su un programma, che oggi parte sicuramente dalla attuazione della nostra Carta Costituzionale, rimasta per troppi anni solo “lettera morta” e “carta straccia”.
Dobbiamo trovare il modo, i modi, di dare voce ai giovani, alle ragazze ed ai ragazzi: c’è troppo bisogno di loro, anche per cambiare le nostre facce, non per rottamare. Troviamo momenti specifici di riflessione, di formazione di approfondimento, raccogliamo contributi dal variegato mondo della società civile. Organizziamo non solo discussioni politiche, ma anche momenti culturali.
Come comunisti, dobbiamo ritrovare luoghi e tempi per confrontarci anche su temi, specifici, anche con conferenze ad hoc: salario, sicurezza sul lavoro, riduzione dell’orario di lavoro, contrarietà alle delocalizzazioni, evasione fiscale e vere fasce, con più scaglioni, di irpef, nuovo e forte intervento pubblico e rilancio delle aziende e di nuove aziende della Stato.
Non c’è un “capitalismo buono” e un “capitalismo cattivo”: troppe risorse sono sprecate, a danno delle popolazioni. Sì, siamo antiliberisti, ma anche anticapitalisti, perché questo capitalismo, ora ha vinto e ci sta portando tutti, tutto il globo, alla rovina!
Non abbiamo ceti politici da difendere, abbiamo molte persone da rappresentare e sicuramente facciamo più fatica, perché stiamo vivendo una situazione di Paese smarrito, dove sembra mancare una reazione e la voglia di riscatto. Costruiamo subito, comitati più ampi!
Spero che il congresso, al di là delle discussioni che sono sempre anche utili, compagni e compagne si mettano anche in un’ottica di ascolto reciproco e si lavori al coinvolgimento massimo dei compagni attivi, a tutti i livelli: questo al di là del 1° e del 2° documento. Noi, a volte, ci guardiamo male tra di noi e con chi è appena fuori di noi, mentre dovremmo avere come avversari chi sta ai “piani alti del palazzo” e non chi sta al nostro livello o sotto.
Per finire, forse serve anche uno sforzo anche sul piano organizzativo. Costituiamo circoli territoriali più ampi, che quindi non siano solo sulla carta, ma che unifichino le forze un po’ disperse, così da mettere in relazione più compagni e compagne e anche più risorse, perché ne abbiamo bisogno.
Naturalmente faremo ciò che riusciremo a fare, anche non disperdendo, non lasciando perdere, perché sono e sono stati, molto importanti, i momenti, di confronto e di decisioni, con altri compagni non di Rifondazione.

Giovanni Pagani – delegato della Federazione di Brescia


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