PARTITO
DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA
VI CONGRESSO NAZIONALE
Messaggio di Pietro Ingrao
Al
VI Congresso nazionale del Partito della Rifondazione Comunista
Care compagne e compagni,
invio al vostro congresso e ad ognuno di voi un caldo, amichevole augurio
di buon lavoro. Mi dispiace che l'età avanzata e impegni che non
posso trascurare m'impediscano d'essere presente al vostro dibattito:
in un momento, in cui il dialogo e la ricerca comune fra compagni sembrano
così necessari e ineludibili.
Ma questa lettera non è di distanza. Anzi con essa vi chiedo di
accogliermi nella vostra organizzazione, per partecipare alla vostra lotta.
Tante volte - in questi decenni aspri, in cui abbiamo dolorosamente visto
tornare la guerra- ci siamo incontrati nelle piazze, e tra i monumenti
inauditi di Roma: per tutelare e rivendicare diritti del mondo proletario,
o per invocare la pace violata dal nuovo imperialismo americano. Quante
volte ho vissuto questa fratellanza che scavalca questioni di nomi e vincoli
di tessere.
Abbiamo visto insieme con un groppo alla gola, piazze ricolme di una generazione
a volte giovanissima, che balzava in testa ai cortei e dava vita a una
nuova ricerca e a una lotta che traversava i continenti. Ne ha parlato
il mondo.
Presto però, quasi contemporaneamente abbiamo veduto tornare -
gestita dalla più grande potenza del mondo e addirittura esaltata
nella sua capacità salutare e “preventiva” - la guerra
nel mondo: tragicamente contrastata da un disperato e sanguinoso terrorismo.
Mutavano, tragicamente, forme e dimensioni del conflitto sociale. Sorgeva
la difficile domanda su come si poteva allargare la lotta per la liberazione
degli oppressi e al tempo stesso difendere la pace del mondo anche dalla
risposta terroristica.
È qui che è tornata per me in modo nuovo ed urgente l'interrogativo
sulla politica e sulle leggi.
E cioè: su come si poteva -e si doveva- incidere sui poteri e legittimati
a comandare; a volte con la frode, ma pur sempre poggiando su un sistema
giuridico, su una legittimazione a volte bassamente, cinicamente fraudolenta
ma che dava poteri (e strumenti) con cui dirigere e controllare addirittura
nazioni e continenti.
E’ qui che risorgeva per me la domanda, assillante e insoddisfatta
circa un agire politico, il quale incidesse su quel potere di Stati e
di Imperi, che ora aveva nelle sue mani strumenti tanto terribili e nuovi
circa la vita e la morte. E così -come il vostro segretario- ho
incontrato nella mia riflessione la sete e la speranza della non violenza.
E tutto il discorso e l'impegno sulla politica hanno preso un volto e
dimensioni nuove e ineludibili
Capite -spero- perché sono ora qui a chiedere la tessera del vostro
partito: e torno a scegliere un vincolo così forte, che per lungo
tempo già prese tanta parte della mia vita.
Buon
lavoro a voi
Pietro
Ingrao
Roma,
3 marzo 2005 |