Partito della Rifondazione Comunista
V CONGRESSO NAZIONALE

PRC/V Congresso nazionale/Lavori/Documento politico conclusivo

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DOCUMENTO POLITICO CONCLUSIVO (bozza)

Il V Congresso nazionale del Partito della Rifondazione comunista riunitosi a Rimini tra il 4 e il 7 aprile del 2002 approva la relazione introduttiva del segretario nazionale uscente Fausto Bertinotti, a fronte di un ampio e approfondito dibattito sui progetti di Tesi ed i relativi emendamenti, che ha arricchito la nostra riflessione. Questa discussione ha coinvolto tutte le strutture del partito ed è stata condotta con il metodo di un confronto aperto, che ha visto attivamente impegnati, fino alla seduta pomeridiana dell'assise nazionale del 5 aprile, in una reciproca e intensa interlocuzione rappresentanti di forze politiche, associazioni, movimenti, sindacati o singole personalità tutti interessati a contribuire alla costruzione di una sinistra e ad un progetto di alternativa e ad una forte opposizione al governo delle destre.

Con questo congresso il nostro partito compie un deciso ed innovativo passo in avanti nel processo di rifondazione di un moderno pensiero e di un agire comunista all'altezza della sfida che ci viene imposta dalle profonde trasformazioni intervenute nel sistema capitalistico a livello mondiale nell'attuale fase della globalizzazione. Questo compito è oggi possibile proprio perché la scommessa del potere essere comunisti nel nostro tempo è stata ormai vinta.
L'umanità intera si trova a un bivio tra il ritorno alla barbarie e la costruzione di una società alternativa, che continuiamo a chiamare socialista. Lo sviluppo e l'innovazione nell'analisi e nella teoria politica sono possibili solo attuando contemporaneamente un serio, coraggioso e anche severo bilancio della storia del movimento comunista del secolo passato e delle esperienze di costruzione di società socialiste. Quelle idee, quei conflitti, quelle lotte, quelle rivoluzioni hanno segnato indelebilmente la storia dell'umanità portando per la prima volta le masse ad essere protagoniste della medesima. Ma in questa storia, che dunque non vogliamo mettere da parte o fossilizzare, si sono manifestati errori e anche orrori - quali quelli dell'epoca staliniana - , che dobbiamo indagare per evitare che possano ripresentarsi nel presente e nel futuro. Questo è oggi un compito indispensabile e allo stesso tempo possibile proprio perché siamo di fronte ad un movimento mondiale contro la globalizzazione che si batte per un altro mondo possibile, e quindi si interroga sulla natura e sulle caratteristiche di una nuova società senza sfruttamento, alienazione e guerre. Questa ricerca, sulla base di un ritorno agli elementi fondativi e originali del pensiero marxiano, dovrà continuare e approfondirsi ed il nostro congresso ci ha dato un contributo determinante in questa direzione.
Con questo congresso il nostro partito attua e propone una svolta a sinistra. Questa è resa necessaria dalla crisi attuale del processo di globalizzazione, che è crisi economica, culturale, politica e di consenso, alla quale il sistema capitalista risponde con uno stato permanente di guerra. E' necessaria per essere in sintonia con la crescita dei movimenti, che nel nostro paese in particolare, conosce l'incontro sempre più stretto tra il movimento contro la globalizzazione, la guerra e il liberismo e la straordinaria ripresa della combattività del movimento operaio. E' necessaria perché è ormai sconfitto il progetto politico del centrosinistra e della cosiddetta terza via propugnata dalla sinistra moderata, che a livello europeo, oltre che italiano, dimostra la sua totale incapacità di fronteggiare e sconfiggere le destre, le politiche liberiste e le guerre.
Ci impegnamo a praticare questi fondamentali obiettivi su tutti i terreni necessari e possibili, a partire da quello sociale fino a quello politico, culturale, istituzionale, partecipando dall'interno alla crescita dei movimenti, muovendoci in una dimensione internazionale dell'agire politico.

L'impegno più urgente e intenso è quello di fermare l'aggressione di Israele alla popolazione che vive nei territori occupati e il tentativo di Sharon di liquidare e distruggere la rappresentanza politica e istituzionale del popolo palestinese. Ribadiamo l'obiettivo di una pace fondata sul principio di due popoli in due stati. Richiediamo il pieno e conseguente riconoscimento internazionale dell'Autorità Nazionale Palestinese e quindi la salvaguardia del suo Presidente Yasser Arafat. Richiediamo con ogni mezzo l'invio immediato di forze di interposizione per fermare i massacri. Chiediamo che l'Europa assuma un ruolo politico concreto in questa direzione e quindi sospenda la validità del trattato di associazione di Israele all'Ue. Sosteniamo attivamente, anche con la partecipazione diretta dei nostri dirigenti, militanti e parlamentari, le azioni di aiuto e di interposizione messe in atto in Palestina, da Action for peace, dalle Donne in nero, dal movimento antiglobalizzazione e quelle di solidarietà alle forze di pace israeliane a cominciare dagli obiettori di coscienza. Denunciamo l'espulsione operata dalle autorità israeliane, al di fuori di qualsiasi norma di diritto internazionale, di pacifisti e di parlamentari che volevano raggiungere i territori occupati, incontrare la popolazione palestinese e le sue legittime autorità, rendere omaggio alle vittime del terrorismo in terra di Israele, incontrare le espressioni della società civile e democratica di quel paese. Sosteniamo e contribuiamo a promuovere la mobilitazione di massa, internazionale e nel nostro paese per la pace in Medio Oriente in tutte le sue forme. Contemporaneamente ci battiamo contro ogni risorgenza di antisemitismo nelle sue diverse forme e contro qualsiasi confusione fra le responsabilità della dirigenza israeliana e il popolo ebraico.

Il nostro impegno a fianco del popolo palestinese costituisce oggi l'aspetto più urgente di una generale e continua battaglia contro la guerra, che, motivata ora come intervento umanitario, ora come sciagurata risposta al terrorismo, è ormai diventata uno stato permanente con cui il sistema capitalistico mondiale intende mantenere il proprio comando sul mondo e sulle risorse economiche strategiche, con maggior forza di fronte alla crisi del processo di globalizzazione e del pensiero unico. In particolare ribadiamo la necessità dello scioglimento della Nato e del disarmo nucleare, e coerentemente ci battiamo contro ogni tentativo di cancellare la legge 185 sul commercio delle armi e ribadiamo la necessità di una riconversione in produzioni civili dell'industria bellica; chiediamo l'immediata cessazione delle operazioni militari in Afghanistan, il ritiro della presenza militare del nostro paese; mentre solleviamo con forza un grido di allarme contro un nuovo possibile attacco statunitense all'Iraq - il cui popolo è da anni falcidiato dall'embargo cui è sottoposto - o in altre zone del mondo, in base alla teoria degli "stati canaglia". Denunciamo l'attuazione del Plan Colombia, iniziato con la rottura del processo di pace in quel paese, che si inserisce in un progetto di dominio teso a normalizzare l'intero continente latino americano con il tentativo di cancellare le esperienze più avanzate di resistenza al neoliberismo come l'Ezln in Messico, le Farc in Colombia, il movimento indigeno in Equador, il governo Chavez in Venezuela. Ribadiamo il nostro più convinto sostegno alla causa del popolo cubano, vittima da decenni di un embargo ingiusto e criminale, e che pure ha continuato a sperimentare un modello sociale che ha saputo resistere agli Usa. Così siamo a fianco di quei popoli che lottano per la loro autodeterminazione, dai kurdi ai saharawi, che rappresentano punti di resistenza non isolati, perché vittime della stessa logica di dominio della globalizzazione capitalistica, di fronte ai quali si dimostra la clamorosa inadeguatezza degli attuali organismi internazionali, come l'Onu.

Per questi motivi intensifichiamo la nostra partecipazione al movimento mondiale contro la guerra e il liberismo, che si snoderà lungo gli appuntamenti già fissati nel grande incontro di Porto Alegre e gli altri che verranno decisi dal Forum sociale mondiale, con particolare attenzione al Forum sociale europeo che si svolgerà in autunno nel nostro paese. La crescita di questo movimento è stata impetuosa a livello mondiale, tanto da non avere paragoni se non, per la sua estensione, con il movimento del '68. Il suo carattere duraturo è ormai un fatto acquisito; la sua capacità di sapere rispondere alla repressione e alla violenza, con i conseguenti tentativi di intimidazione e di divisione, accentuando la radicalità degli obiettivi e insieme la scelta della non violenza, è stata positivamente dimostrata. Esso ha saputo validamente sfuggire alla tenaglia tra guerra e terrorismo, internazionale e interno, battendosi in ogni caso per la salvaguardia e la dignità della vita umana. Il latente anticapitalismo di questo movimento è andato sempre più rafforzandosi ed emergendo. Possiamo e dobbiamo contribuire, partecipando alla pari con altri e con le nostre idee alla discussione già in atto sui nodi strategici della trasformazione, all'allargamento dell'egemonia del movimento nella società, al suo radicamento nel territorio, al suo contributo nel processo di riunificazione delle diverse figure di sfruttati, alienati e emarginati, divisi e contrapposti dalla ristrutturazione capitalistica, in un nuovo movimento operaio.

Nel nostro paese è in corso un processo di crescita dei movimenti e di opposizione al governo delle destre. Queste ultime hanno vinto le elezioni ma non hanno "normalizzato" il paese, malgrado la capacità di mischiare liberismo e populismo, malgrado i tentativi di inglobare almeno una parte del movimento sindacale entro una sorta di governo allargato dell'economia, malgrado gravi e pesanti atti per accelerare la riduzione degli spazi di agibilità del conflitto sociale, malgrado il virulento attacco all'indipendenza della Magistratura - che favorisce anche la ripresa di poteri e iniziative mafiose e criminali -, malgrado la messa in crisi del costituzionalismo democratico, attraverso forme di plebiscitarismo e concezioni e pratiche da dittatura della maggioranza.
Siamo chiamati ad un compito immediato e possibile, quello di rafforzare e qualificare socialmente l'opposizione al governo delle destre.
La convocazione dello sciopero generale del 16 aprile - convocato dalle organizzazioni sindacali confederali con la compartecipazione autonoma degli extraconfederali - dopo lo sciopero dei metalmeccanici della Fiom, la manifestazione dei Cobas sulla scuola, la indimenticabile manifestazione del 23 marzo, costituisce un'occasione formidabile. Contribuiremo alla sua riuscita con tutte le nostre forze, affinché diventi uno sciopero generale e generalizzato a tutte le figure del mondo del lavoro, agli studenti e al mondo giovanile, insomma perché il paese quel giorno si fermi del tutto.
Nella Cgil si è manifestata un'importante capacità di resistenza su un tema fondamentale per il mondo del lavoro e una indisponibilità a retrocedere sul terreno della negoziazione di ciò che non è negoziabile, anche se non si produce una fuoriuscita esplicita dalla logica della concertazione e manca una piattaforma sociale e sindacale all'altezza dello scontro e delle aspettative del movimento.
Vogliamo nel contempo, assieme a diverse forze, avviare in questa primavera la raccolta delle firme per una campagna referendaria che abbia al centro l'estensione ai lavoratori delle piccole imprese della tutela reale dai licenziamenti ingiusti, contenuta ora nell'articolo 18 dello statuto dei diritti dei lavoratori che vogliamo difendere anche attraverso la pratica dell'ostruzionismo parlamentare da rivolgersi contro l'intera delega sul mercato del lavoro, derivante dal Libro bianco, che vuole definitivamente destrutturate il mondo del lavoro e distruggere le stesse basi dell'esistenza del sindacato, dei contratti e della contrattazione collettiva. Accanto a questa proposta ne vanno unite altre, dai temi ambientali, a quelli della scuola, a quelli della sanità, a quelli della legalità, a quelli della proposta in positivo di una nuova griglia di diritti validi per tutti i lavoratori precari, atipici, a collaborazione continuata, a quelli di una effettiva democrazia sindacale.
Insistiamo nella nostra battaglia per la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario almeno a 35 ore settimanali; per meccanismi di indicizzazione automatica e di recupero dall'inflazione; per un elevamento dei salari che li porti al livello europeo; per l'istituzione di un salario sociale per i disoccupati; per l'introduzione della Tobin Tax, per cui siamo già attivamente impegnati nella raccolta delle firme, contro le proposte fiscali di Tremonti; perchè la difesa dell'ambiente diventi il perno di una nuova politica economica, per impedire l'appropriazione capitalistica della vita vegetale, animale, umana e delle risorse elementari che sono un bene pubblico; perchè la rinascita del Mezzogiorno sia il cuore di una politica economica alternativa per il nostro paese e l'Europa. Tutti questi temi saranno al centro di mobilitazioni che verranno condotte contemporaneamente in diverse città europee all'inizio di maggio e che vedranno protagoniste le forze della sinistra alternativa europea e che, per parte nostra, ci vede impegnati in quella di Napoli del 4 maggio.
Nel contempo ribadiamo la nostra opposizione in Parlamento e nel paese alla permanenza dei campi-lager e alla legge Bossi-Fini sull'immigrazione, che, se verrà approvata, andrà contrastata con ogni mezzo, ribadendo nella pratica che la difesa della condizione dei migranti e l'estensione ad essi dei diritti di cittadinanza, costituiscono battaglie essenziali e qualificanti nell'epoca della globalizzazione. Nel contempo le lotte dei migranti, come hanno dimostrato le grandi manifestazioni del 19 gennaio, sono un fattore potente e indispensabile per sconfiggere ogni forma di razzismo e per dare concretezza al carattere sovrannazionale del movimento.
Ribadiamo il nostro impegno - anche in vista delle celebrazioni del 25 aprile - oltre che nell'antifascismo e nella lotta contro le più recenti versioni di ideologie reazionarie, nella difesa della democrazia dai processi autoritari in corso, che per essere efficace richiede la sperimentazione di forme sempre più avanzate di coniugazione tra democrazia diretta e democrazia delegata. In questo quadro, visto che il sistema maggioritario e bipolare provoca uno svuotamento della democrazia e un allontanamento della partecipazione popolare, e considerate anche significative proposte di legge recentemente presentate, insistiamo sulla reintroduzione di un sistema elettorale proporzionale, ad esempio seguendo lo sperimentato modello tedesco.
Ribadiamo l'impegno all'aumento delle pensioni minime, su cui il governo ha compiuto atti parziali, ingannatori e discriminatori, nonché in difesa del carattere pubblico dell'intero sistema previdenziale, di quello sanitario, aggredito da scelte privatizzatrici e manageriali, del carattere pubblico e repubblicano della scuola e dell'intero sistema formativo, colpito, dopo le ferite inferte dai governi di centrosinistra, da un attacco senza precedenti che, coniugando i tagli alle risorse contenuti nella finanziaria con il progetto di riforma Moratti, intende reintrodurre una scuola selettiva, di classe e confessionale. Confermiamo la nostra concreta battaglia contro le privatizzazioni dei settori economici strategici, come l'Enel, e dell'informazione, a cominciare dalla Rai.
Vogliamo continuare a partecipare al movimento delle donne, contro la riproposizione di logiche e politiche familiste e di riduzione dei servizi sociali e delle occasioni di lavoro che tendono a rimandare le donne nell'ambito domestico. Respingiamo il senso e la lettera della proposta governativa sulla fecondazione assistita che intende cancellare di fatto la legge 194, liquidare il principio di autodeterminazione della donna, fare retrocedere la cultura giuridica del paese contenuta nello stesso codice civile.
Contemporaneamente ci battiamo contro l'attacco portato sul terreno delle libertà individuali attraverso le politiche proibizioniste sulle droghe e quelle discriminatorie sulla libertà di orientamento sessuale.

Su queste basi, di cui vogliamo qui ricordare solo le più urgenti, è necessario e possibile avanzare a tutte le forze di opposizione al governo Berlusconi una proposta di unità d'azione su obiettivi condivisi, sia sul terreno parlamentare, che nelle istituzioni locali, come nella società. L'obiettivo concretamente perseguibile è quello di allargare e solidificare un'opposizione socialmente qualificata nel paese e nelle istituzioni che può porre le basi per una sconfitta delle destre e comunque erodere il consenso che esse hanno avuto anche tra strati popolari, quindi aprire una fase politica nuova nel paese. I prossimi mesi saranno decisivi a questo riguardo. Il governo ha scelto la linea dello scontro frontale con il movimento operaio e sindacale. La sua idea è quella di importare una sorta di soluzione thatcheriana anche nel nostro paese, mettendosi in sintonia non solo con gli umori più autentici della nostra Confindustria, ma soprattutto con le tendenze più estreme che governano il processo di globalizzazione. In questo senso la vicenda italiana ha proprie caratteristiche ma non è un'anomalia nel contesto internazionale.
Le prossime elezioni amministrative vanno affrontate non come un sondaggio di opinioni ma come una concreta possibilità di costruire contenuti e modalità di governo che si contrappongano agli indirizzi nazionali. In questo senso imposteremo la ricerca di alleanze con le altre forze di opposizione, sulla base di accordi programmatici che valorizzino le proposte dell'esperienza di Porto Alegre sul bilancio partecipativo.
Il congresso ribadisce che l'obiettivo strategico in questa fase per il nostro partito è quello della costruzione della sinistra d'alternativa. Questo obiettivo è oggi reso possibile proprio dalla crescita dei movimenti, dunque la sinistra d'alternativa può essere costruita solo con una forte interazione e contaminazione con i movimenti. Non si tratta di rimettere assieme pezzi di un antico ceto politico, ma di fare incontrare sul terreno di un pensiero, di una politica e di una pratica alternative esperienze partitiche, di movimento, associative, cioè forme di aggregazione diverse. Il tempo è maturo. Da qui lanciamo l'invito ad aprire una fase costituente della sinistra d'alternativa, attraverso la costruzione di una rete di relazioni stabili tra soggetti molteplici e autonomi. Il compito è tanto più urgente, dopo che è da tempo in atto la fase costituente dei movimenti. E' necessario pensare a diversi e contemporanei livelli di iniziativa, da quello dell'intervento nella società, a quello politico, a quello della riflessione teorica, cui è particolarmente votata la trasformazione del comitato scientifico in una fondazione.
La costruzione della sinistra d'alternativa è un compito che si pone concretamente anche a livello europeo ove è realistico, oltre che necessario, porsi concretamente l'obiettivo, sulla base dell'esperienza fin qui fatta nel Gue, della costruzione di un nuovo soggetto politico europeo che raccolga, nelle loro diversità politiche e organizzative, le forze comuniste e di alternativa.

E' in questo quadro che deve avanzare il rafforzamento e l'innovazione del partito. Questo congresso ci consegna un compito importante, quello di operare un'innovazione nel modo di pensare, di agire, di essere e di provocare una grande apertura verso la società ed i movimenti che la percorrono. Vogliamo consolidare il partito nei movimenti, vogliamo così anche valorizzare e portare ad una nuova fase l'opera preziosa e indispensabile di quelle tante compagne e quei tanti compagni che in questi anni hanno saputo resistere e vincere la scommessa della esistenza di un moderno partito comunista. Per renderlo di massa dobbiamo aprirlo, dobbiamo cambiare modi di funzionamento,dobbiamo superare concezioni gerarchiche e pratiche di separazione, dobbiamo privilegiare l'iniziativa politica sulla semplice azione di propaganda o di richiamo identitario, dobbiamo privilegiare al nostro interno la cultura del saper fare, e non solo quella del saper dire.
L'esperienza condotta dai giovani comunisti, la loro partecipazione ai movimenti, le inedite forme di conflitto sperimentate a partire dalla disobbedienza civile, sono state particolarmente significative e dicono a tutti noi che questa strada è praticabile. Nei movimenti, compreso quello operaio, si vede una massiccia ripresa di protagonismo delle giovani generazioni. Proprio questo dimostra che la prospettiva del comunismo appartiene al nostro futuro.