Contributo Conferenza d'Organizzazione 2015

Circoli Rifredi e Ferrovieri (Firenze)

Nella parte generale, al capitolo B.2 “il cambio di passo”, emendare il titolo, togliendo le parole “...il risultato della nostra linea politica e...” e sostituire i commi 4 e 5, da “In questo senso...” a “...partiti comunisti della nostra epoca.” con:

“In questo senso, anche in Italia come in Grecia si può aprire uno spazio per la costruzione di un ampio schieramento sociale e politico anticapitalista e antiliberista che rompa con le politiche di austerity e coi governi che le sostengono, in connessione con le posizioni del GUE-NGL e della SE nel Parlamento Europeo, favorendo la più ampia partecipazione dal basso ma valorizzando e non cancellando il ruolo dei soggetti organizzati esistenti. Si può così proseguire l’impegno del PRC nel promuovere un processo di aggregazione, democratico e partecipato, della sinistra di alternativa e delle forze antiliberiste del nostro paese come descritto nel dispositivo finale dell’ultimo Congresso, un processo reale da costruire e radicare nei conflitti sociali sulla base di piattaforme e programmi comuni e che si connoti per una chiara alternatività al PD fuori dall’orizzonte del centrosinistra a tutti i livelli, nazionali e locali, in cui questo si connota come puntello delle politiche di austerity e dei Patti di Stabilità che fanno da corollario alle attuali controriforme del mondo del lavoro, cancellazione del welfare e manomissione della democraia per renderla funzionale agli interessi del capitale finanziario nostrano ed europeo.
Non la forma organizzativa scelta, ma la rottura della subalternità con le politiche di UE-BCE-FMI e coi partiti di governo del PSE (oggi alleato quasi ovunque col PPE in nome della Troika) è il vero tratto comune che in Europa hanno le sinistre nel GUE come Izquierda Unida, PCP, Syriza, Front de Gauche, Die Linke, ma anche le esperienze in America Latina di molti partiti comunisti e forze anticapitaliste che si sono collocate dentro alleanze o fronti più ampi, non solo di carattere elettorale.
In Italia il nostro contributo può essere determinante per riaggregare una coalizione della sinistra ed un blocco sociale di alternativa alla gestione capitalistica della crisi, anche se siamo consapevoli che questo processo è ancora fragile e contraddittorio, deve ancora chiarire definitivamente le ambiguità rispetto al rapporto col centrosinistra e rispetto all’illusione di democratizzare le istituzioni del capitale finanziario europeo, è troppo indeterminato nell’individuare i settori sociali di riferimento ed è ancora alla ricerca di una sua forma politica stabile, come testimoniato dalla stessa Assemblea di Bologna dell'Altra Europa dello scorso gennaio. E’ importante quindi lasciare aperta la partita dell'aggregazione a sinistra, rafforzandola nella costruzione dell’opposizione al governo Renzi e alle politiche della UE e della BCE (programmi e pratiche sociali), evitando strette organizzative premature, ma al tempo stesso prestando grande attenzione alla evoluzione dei rapporti a sinistra con quanti non intendono aggregarsi al carro del Partito Democratico e gettando basi programmatiche solide in vista di una possibile coalizione della sinistra alternativa alle prossime elezioni politiche.
Per essere all’altezza di questa sfida per l’unità della sinistra alternativa, bisogna infatti definire
quale aggregazione è utile e per fare cosa, sena ondeggiare da una posizione all’altra. Occorre imparare dagli errori degli ultimi anni: l’unica garanzia che non si ripetano esperienze fallimentari, progetti subalterni e scorciatoie politiciste o elettoralistiche è che, oltre al nuovo contesto sopra descritto, il nostro partito abbia ben chiari i suoi compiti: costruire una forte coalizione della sinistra di alternativa e rafforzare Rifondazione in quanto partito comunista. Una polo unitario ma esplicitamente alternativo e opposto alle politiche del PD e del governo Renzi nel quale i comunisti organizzati possono e devono trovare il loro naturale spazio politico, mantenendo la loro autonomia di analisi e di elaborazione politica ispirate ai principi del marxismo.
Contestualmente a ciò, è fondamentale dedicare tutti gli sforzi al consolidamento del Partito e dei circoli, difendendo la loro autonomia, provando altresì a rilanciare una ricomposizione delle comuniste e dei comunisti, che veda la stessa Rifondazione Comunista quale forza trainante di questo processo, così da metterci in grado di far valere il nostro punto di vista nel più largo ambito delle sinistre di alternativa.
In tal senso diventa fondamentale ricominciare a lavorare su temi nazionali quali Lavoro, Democrazia e Beni Comuni che siano l'asse portante dell'identità politica del partito e siano ben presenti al centro delle piattaforme di sinistra. Tali temi devono essere affrontati concretamente sui territori e nei luoghi di lavoro, individuando le battaglie prioritarie e tutte le alleanze utili a sostenerle. Non pensiamo che tutto questo lavoro politico possa essere delegato alla costruzione di una soggettività indistinta, non crediamo alla distinzione fittizia, e antipolitica, tra Partiti “vecchi” e una presunta “società civile” nuova. Tutto quello che lotta e si organizza è di per sé “società politica” e all’interno di questo ampio movimento noi dobbiamo essere visibilmente i promotori di un modello di società più equo e più giusto, alternativo a quella attuale. Perchè l’unica uscita a sinistra dalla crisi del capitalismo, è l’uscita dal capitalismo stesso. Verso il socialismo nel XX° secolo.
Per rafforzare una sinistra non subalterna che prefiguri un’alternativa al duopolio dei partiti del PSE e del PPE, c’è bisogno in Italia di una forte visibilità del PRC nella società attraverso il proprio programma e le proprie strutture di base. Unità della sinistra alternativa e autonomia del PRC non sono in contraddizione, sono i compiti dei partiti comunisti della nostra epoca.”

Emendamento

punto D.4) rinnovamento profondo dei circoli... in fondo al capitolo da “ricostruire una nuova centralità...” fino in fondo sostituire con:

“Ricostruire una nuova centralità dei circoli quali strumenti di base dell'iniziativa del partito, significa verificarne la consistenza per territori omogenei, tenendo conto dell'attuale situazione organizzativa del partito, significa definire programmi di lavoro di circolo e di federazione su precisi problemi e sulle vertenze nel territorio, nelle scuole e nei luoghi di lavoro. Sembra a questo proposito necessario sperimentare forme più agili della presenza organizzata dei comunisti capaci di aderire plasticamente alle attuali forme del lavoro e del conflitto: potrebbero chiamarsi “coordinamenti”, “nuclei” o “cellule”, le forme capaci di organizzare i lavoratori e le lavoratrici, per il lavoro che svolgono, per l'ambiente che frequentano o anche per il singolo tema o problema che li impegna e li appassiona, e ciò anche nei casi in cui la scarsità di iscritti/e renda impossibile far assumere a tali organizzazioni comuniste la forma "classica" del Circolo di luogo di lavoro. Il Circolo territoriale di zona resterebbe il ganglio che annoda stabilmente questi nostri nuovi insediamenti organizzativi.”

punto D.5) Democrazia nel partito. Emendamento sostitutivo:

"La democrazia ed il più ampio pluralismo nel partito rappresentano per noi un elemento costituente e dinamico della nostra concezione di comunismo insieme alla capacità di agire nella realtà, di promuovere una reale dialettica, verifica e sintesi politica. In assenza di questa dialettica, le divergenze sono destinate a produrre "correnti cristallizzate" , divenute sempre più strumenti di controllo e di gestione del partito, in modo avulso e separato dal lavoro di massa, come l'esperienza del nostro partito ha dimostrato negativamente. Non si tratta dunque di negare e non riconoscere la pluralità di posizioni, esperienze e ipotesi politico-programmatiche, presenti nel partito, con soluzioni "maggioritarie" e/o con organismi di direzione politica composte principalmente da segretari (di federazione e regionali), ma di riattivare una proficua dialettica nell'azione del partito. Occorre scegliere i gruppi dirigenti in modo attento sulla base delle reali capacità politiche, della rappresentatività e del radicamento sociale e non solo per l'appartenenza ad una mozione congressuale.
Questi criteri sono quantomai importanti nell'attuale situazione del partito che richiede una profonda riflessione autocritica sulla crisi politico-organizzativa del partito, un forte rinnovamento dei gruppi dirigenti ed una necessaria distinzione di ruoli tra direzione del partito, responsabilità nella coalizione della sinistra antiliberista e presenze istituzionali. Più in generale è necessario ripristinare uno stile di lavoro collettivo, basato sulla valorizzazione delle capacità, delle esperienze e delle conoscenze di ciascun compagno/a, sulla verifica del lavoro svolto e delle responsabilità a tutti i livelli (compresi i funzionari e gli istituzionali), sul primato del lavoro di massa rispetto ai ruoli istituzionali, su criteri discussi e condivisi di formazione e di periodica rotazione dei gruppi dirigenti."

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