Contributo Conferenza d'Organizzazione 2015 Federazione di Massa Carrara La necessità di una proposta politica dei comunisti L’ultimo Comitato Politico Nazionale PRC, tenutosi il 21 dicembre scorso, si è chiuso con l’approvazione di un documento da parte della maggioranza dei suoi membri e con una consistente opposizione delle minoranze interne. Sta di fatto che Rifondazione – per quello che è stata sino ad ora – vede ad oggi il suo gruppo dirigente spaccato, con una parte del partito che non condivide la proposta della costruzione di un “nuovo soggetto della sinistra e dei democratici”. Com’era prevedibile, la vittoria di Syriza e con essa la possibilità di intravedere un fronte di opposizione continentale alle politiche di austerità (oltre a quella di godere di riflesso della vittoria medesima) ha comprensibilmente ridato ossigeno alle diverse e frammentate espressioni della sinistra di alternativa italiana. In effetti, non dovrebbe sfuggire a nessuno che l’esito della difficile quanto sacrosanta sfida all’UE da parte di Syriza e del popolo greco, ha molto a che fare ol destino prossimo di tutta la sinistra continentale e, in essa, di noi comunisti. Crediamo diventi indispensabile, per noi comunisti, riuscire a raggiungere e mantenere un considerevole ed auspicabile consenso, attraverso una nostra forte proposta politica, che sia in grado di intercettare quel malessere diffuso che pervade tutta la società, e di interpretare con grande abilità le diverse esigenze. Il miglior modo per essere parte attiva nella nuova fase aperta dalla vittoria elettorale di Alexis Tsipras non è quello di sperare he da lì arrivi la soluzione dei nostri problemi, ma quello di provare a risolverli da noi, sulla base di un percorso politico, ideologico e programmatico convincente e adeguato alla realtà italiana. Pensiamo che, in particolare, su due punti essenziali occorra compiere una modifica significativa di orientamento: l’uno è il compito di rafforzamento e allargamento di una presenza comunista all’altezza delle attuali urgenze; l’altro è la proposta di costruzione della sinistra di alternativa nel nostro Paese. Le due cose vanno perseguite congiuntamente: senza l’una difficilmente sarà possibile conseguire dei risultati sull’altra. Conseguentemente, a noi pare che debbano essere assunti i seguenti orientamenti. In primo luogo, occorre intervenire sulla vita interna del PRC e su una approfondita e perentoria organizzazione. In estrema sintesi: va urato il partito, ridato senso alle sue attività essenziali (quale è il tesseramento, di cui non si riesce nemmeno più ad avere un resoconto aggiornato). Ciò implica un esame attentissimo dello stato dell’organizzazione, sia a livello centrale che a livello locale, calibrando l’attività interna e l’iniziativa politica esterna sulle reali risorse e sull’assetto effettivo, per come oggi di fatto è. Va rafforzata e strutturata una presenza nel mondo del lavoro, nel sindacato e in tutti gli ambiti della lotta sociale, per l’affermazione di una sinistra sindacale che sia protagonista del rilancio del conflitto e della battaglia di opposizione da affiancare al lavoro politico nelle organizzazioni di massa. Va reindirizzata l’attività politica, dando priorità all’iniziativa sociale. Va attivata una formazione diffusa, valorizzando, ricostruendo e recuperando in modo strutturato l’apporto al partito delle giovani generazioni. Noi pensiamo che, per ottemperare con il massimo di efficacia ai suddetti compiti, si debba procedere ad un rinnovamento profondo del gruppo dirigente centrale e che debbano essere esaminati tutti gli incarichi a tutti i livelli, sulla base di una valutazione oggettiva dei risultati. La scelta delle figure che dovranno dirigere il partito nelle sue varie istanze deve essere supportata e decisa da maggioranze qualificate al fine di garantire un’ampia e unitaria rappresentatività territoriale. Vanno previsti statutariamente momenti di verifica vincolante degli iscritti sui passaggi politici significativi e sulle scelte elettorali; ogni scelta di carattere funzionariale, sia di partito che di struttura istituzionale, deve essere assunta dall’organismo politico con maggioranza qualificata e le relative decisioni non possono essere prese in assenza di un voto che ottenga la maggioranza assoluta dei presenti. Tale profondo rinnovamento deve ovviamente riguardare anche il Collegio Nazionale di Garanzia, cui vanno restituite l’indipendenza e l’autorevolezza che compete alla sua funzione. Al fine di uscire da una situazione di difficoltà evidente, ma soprattutto per ridare senso ad una militanza comunista nel nostro Paese, il PRC si assume la responsabilità di attivare un percorso che vada in controtendenza rispetto a quello determinatosi nel corso degli anni, operando per una riaggregazione delle forze comuniste disperse, sia organizzate che non. Del resto, il fatto che stia riprendendo quota nel Paese di una partecipata discussione circa la necessità della ricostruzione di un Partito Comunista, degno di questo nome e nel quadro ampio della sinistra di classe, ci dice che ancora oggi esiste per i comunisti un vasto, ancorchè disperso, bacino di consenso. Il PRC pone quindi al centro dei suoi obiettivi la definizione di una proposta programmatica adeguata, alla luce dei profondi cambiamenti subiti dalla società italiana e dal panorama internazionale. Si propone di ricostruire un punto di vista di classe aggiornato alla luce dei processi epocali di precarizzazione e proletarizzazione e dei nuovi processi produttivi. Si propone di offrire una proposta articolata in opposizione all’irrazionalità del mercato capitalistico e in vista di una gestione pubblica e partecipata dell’economia. Assume come contrale la difesa e un’applicazione allargata dei principi costituzionali, con lo sviluppo di forme anche inedite di partecipazione, in un quadro istituzionale fondato sul più alto pluralismo. Pone la pace e il disarmo (articolo 11 della Costituzione) come bussola delle relazioni internazionali e dell’impegno antimperialista. Il fronte o polo della sinistra di alternativa cui pervenire deve essere ampio, aperto alle forze di diversa ispirazione (antiliberista, anticapitalista, comunista). Va pertanto esplicitata una proposta a tutte le forze che si collocano a sinistra del PD, a partire dalle precedenti discriminanti. Il programma deve essere il risultato di una convergenza effettiva di soggetti politici e sociali in un percorso costituente aperto, privo di ogni settarismo. E’ giusto quindi che tale percorso tenga conto del processo che attivò la lista Tsipras, ma non può fermarsi a questo. Nelle sue forme organizzative il processo deve valorizzare le esperienze di base, ma senza umiliare alcuna soggettività. Le singole associazioni, i singoli partiti, i singoli comitati e ciascuna delle organizzazioni collettiva che fanno parte di tale sinistra dovranno convergere con le proprie specificità nelle iniziative generali, senza cessioni di sovranità, ma sulla base dell’adesione leale al programma politico concordato, mantenere la prerogativa di organizzare iniziative anche come soggetti collettivi specifici, portare un contributo attivo alle iniziative generali concordate e nelle campagne elettorali, garantire un impegno adeguato al fine di determinare il successo delle liste unitarie presentate. In questo quadro riorganizzativo, le questioni di genere non devono essere ridotte ad una semplice rivendicazione delle “quote rosa” all’interno degli organismi di partito, quando il problema vero è la mancanza dei presupposti culturali che determinano la scarsa partecipazione delle donne alla politica, rispetto agli uomini. Questo si verifica anche all’interno della nostra organizzazione, giovanile inclusa. Dovremmo quindi interrogarci, tutte e tutti, su come avvicinare nuove compagne, rivendicando l’importanza di intrecciare femminismo e marxismo, comprendendo e tentando di sconfiggere gli stereotipi ed i ruoli patriarcali che sono la vera causa di questa assenza. Si da quindi mandato ai Comitati Politici Federali, attraverso una sua analisi della situazione politica e di partecipazione del partito nei territori, di avviare una riorganizzazione nelle singole federazioni che favorisca la partecipazione e la dialettica e che sia al contempo pronta ad affrontare in modo strutturato la sfida della partecipazione alle lotte e ai movimenti locali per arrivare alla costruzione di una sinistra di alternativa credibile nel Paese.
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