Contributo Conferenza d'Organizzazione 2015 Documenti approvati dalla conferenza di federazione di Modena In ordine a decostruire il concetto di “casta” e pure quello di partito del '900 come ben descrive il documento nazionale di questa conferenza di organizzazione bisogna aprire le porte ad una elaborazione collettiva da parte degli scritti. Paula Nolff Ordine del giorno La sezione del documento per la conferenza di organizzazione dal titolo "Il muro di gomma del partito monosessuato", che tratteggia in modo appena accennato le motivazioni che devono portare la politica di rappresentanza, quella dei partiti, a farsi carico totalmente di un approccio femminista è molto positivo. È necessario che Rifondazione Comunista si renda capace di farsi soggetto promotore e modello di una visione ampia e lungimirante. La discriminazione di genere assume molteplici aspetti, tutti ricompresi nel concetto di femminicidio perchè la violenza contro le donne va da aspetti simbolici ad aspetti materiali, fino a culminare nel femicidio, ma ogni elemento che lo compone ha lo stesso grado di rilevanza. Judith Pinnock - Segretaria provinciale di Modena del partito della Rifondazione Comunista Rifondazione Comunista partito nemico della mafia Le inchieste su EXPO, Mose, Mafia Capitale Aemilia sono solo alcune delle recenti operazioni che hanno svelato come la criminalità organizzata faccia affari attraverso il mondo delle istituzioni, della politica e delle professioni sfruttando le grandi opere o le situazioni di emergenza sociale, ambientale o di calamità naturale in cui il nostro paese si trova. Non importa se la grande opera è un TAV, un’autostrada o il padiglione di una fiera, o se l’emergenza è data dall’incapacità di gestire le migrazioni piuttosto che la ricostruzione post sisma, l’importante è fare affari attraverso i milioni di euro che si muovono, spesso in condizioni di controlli deboli o del tutto assenti. Nel gennaio scorso le forze dell’ordine mettono a segno l’operazione Aemilia, la più imponente contro la cosche calabresi nel nord Italia, e in Emilia Romagna in particolare, con il suo carico di 163 arresti, di cui 117 disposti dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna che hanno coinvolto mafiosi, imprenditori, professionisti, politici, giornalisti e persino personale delle forze dell’ordine. È stato svelato un vero e proprio sistema criminale al punto che l’Emilia Romagna - usando le parole del Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti - “che una volta era orgogliosamente indicata come una Regione costituente modello di sana amministrazione ed invidiata per l’elevato livello medio di vita dei suoi abitanti, può ben definirsi “terra di mafia” nel senso pieno della sua espressione”. Ma dietro a questa fotografia c’è un’analisi politica che il nostro partito deve fare, perché la mafia non si combatte solo con le inchieste e gli arresti ma anche con la denuncia del contesto sociale e politico in cui matura. Perché se la presenza mafiosa in Emilia Romagna - ma possiamo estendere l’analisi a qualsiasi altra Regione italiana - è arrivata a questo punto è anche a causa del progressivo indebolimento della politica di fronte all’economia e ai grandi affari e alla rinuncia delle istituzioni pubbliche a svolgere fino in fondo il loro ruolo di garanti del bene comune e di controllo della legalità. Le istituzioni sanno bene che le gare al massimo ribasso e la catena infinita dei sub appalti sono la porta d’ingresso della criminalità organizzata nell’economia legale, eppure questa pratica è sempre più spesso utilizzata, al punto che in Emilia Romagna il 70% degli appalti viene poi dato in sub appalto. Così come è noto che le esternalizzazioni dei servizi pubblici e i conseguenti presunti risparmi di spesa per i Comuni sono spesso pagati da condizioni di lavoro indegne, insicure e stipendi da fame. Ed è altrettanto noto che le operazioni immobiliari speculative sovente non sono altro che il modo per ripulire denaro proveniente da attività illecite. Insomma, l’operazione Aemilia non è un fulmine a ciel sereno e sorprende solo chi in questi anni non ha voluto o saputo ascoltare le tante denunce che da più parti segnalavano che l’Emilia stava diventando una “terra di mafia", come oggi la definisce la Direzione Investigativa Antimafia. Rifondazione Comunista è, e deve essere, un Partito che mette l’antimafia nel suo dna. Rifondazione Comunista è l’unico partito che ha chiesto di costituirsi parte civile nel processo sulla trattativa Stato-mafia per la manipolazione dell’ordine democratico che ne è conseguito. Oggi possiamo ben dire che la criminalità organizzata ha pervaso ogni ambiente della vita pubblica e la nostra denuncia deve essere ancora più forte e deve mettere sempre in evidenza come l’indebolimento dello Stato e delle sue istituzioni siano un favore alle mafie. E oggi l’indebolimento dello Stato passa attraverso le privatizzazioni dei beni comuni, le esternalizzazioni dei servizi, le piccole e grandi opere affidate con la compartecipazione dei privati (project financing), la deregulation, il depotenziamento degli uffici preposti al controllo, la riduzione dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici e ogni altra norma o provvedimento che concentra poteri e risorse nelle mani di pochi privati a discapito della collettività. Come diceva Peppino Impastato, la mafia uccide, il silenzio pure, e noi oggi dobbiamo avere la capacità di spiegare quali sono i nuovi spazi in cui la mafia cresce e prolifera.
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