Contributo Conferenza d'Organizzazione 2015

Federazione di Messina

Documento finale Cdo Federazione di Messina, approvato all'unanimità.

La platea della CdO della Federazione di Messina, riunitasi in data 22/3/2015 presso i locali dell’Oasi di Barcellona P.G., esprime apprezzamento per la relazione introduttiva del segretario provinciale Alfredo Crupi, nella quale è stato esposto il documento nazionale. In merito alla tematica sviluppata, la platea esprime le seguenti considerazioni:
E’ necessario costruire la sinistra d’alternativa quale aggregazione politica deputata a rappresentare le aspirazioni dei settori sociali e dei territori oppressi dalla gestione neoliberista della crisi, per contrastare le politiche di austerity portate avanti dalla UE a trazione tedesca e, in Italia, dai governi delle larghe intese che si sono succeduti da Monti a Renzi.
La crisi non è però frutto di tali politiche neoliberiste, ma è prodotta dai meccanismi di accumulazione del capitale, per cui non è sufficiente (anche se necessario) proporre in alternativa politiche economiche espansive, ma queste vanno abbinate a un processo di trasformazione sociale che veda una redistribuzione delle ricchezze, dei saperi, dei poteri. In pratica, le lotte attuali acquisiscono pienamente senso se iscritte nell’orizzonte possibile della trasformazione socialista.
E’ dunque essenziale il ruolo del partito della rifondazione comunista, nel tenere aperto sul piano culturale e politico questa opzione, oltre che per il suo ruolo insostituibile nella costruzione della sinistra d’alternativa. Due battaglie intrecciate che deve condurre senza rinunciare al proprio nome, al proprio simbolo, alla sua identità.
La crisi della politica e dei partiti, dello stesso concetto di rappresentanza democratica, si sono intrecciate con la diffusione capillare, più che ventennale, di una narrazione bipartisan tesa a gettare discredito sulla nostra storia. Si è così creato un senso comune largamente egemone, anche nel nostro elettorato potenziale, che non solo renderebbe marginale una nostra ipotesi di autosufficienza, ma minaccia di rendere sempre più inefficaci e minoritari anche quei processi di aggregazione a sinistra che siano (o appaiano) come mera giustapposizione di formazioni politiche. Esperienze già sconfitte con la Sinistra Arcobaleno, la Federazione della Sinistra, la lista Fava alle regionali siciliane del 2012, Cambiare si può/Rivoluzione Civile.
Bisogna investire in un processo, dunque, in cui si mettono insieme partiti, associazioni, movimenti, singoli cittadini, che dal basso provano a sperimentare nuove forme di partecipazione, di iniziativa, di elaborazione. Un percorso dal basso, una testa un voto, senza primogeniture e tentazioni egemoniche, ma pure senza complessi d’inferiorità. Anche perché, in realtà, molti movimenti e associazioni rappresentano per taluni aspetti dei vettori politici in tutto assimilabili a quei partiti che tanto criticano, anzi, spesso peggiori di questi quanto a democrazia interna e trasparenza. Tali organizzazioni, inoltre, sono spesso portatrici di obiettivi settorializzati, il che può rappresentare un ostacolo per l'ascolto e il recepimento dei punti di vista e degli interessi "altri", per la costruzione delle necessarie mediazioni politiche. Occorre poi tenere presente che non di rado, queste sigle, nel momento in cui dall'intervento nel settore originario decidono di impegnarsi sul piano politico, riescono a coinvolgere solo una parte più o meno rilevante dei propri associati, e quindi i loro gruppi dirigenti rischiano talvolta di essere generali (quasi) senza esercito.
Bisogna dunque praticare nuove strade, capaci di parlare alle nuove generazioni, alle donne, ai tanti delusi che si sono rifugiati nell’astensionismo, nel voto al M5S o addirittura hanno paradossalmente appuntato le ultime speranze su Renzi (così come, in Sicilia, su Crocetta). L’Altra Europa è stato ed è il tentativo di perseguire questo obiettivo, con tutti i suoi limiti, contraddizioni, incertezze. Un percorso che ha ottenuto un primo risultato significativo consentendo alla sinistra di superare dopo anni la soglia di sbarramento (alle Europee 2014), è ancorata alla storia e all'identità della sinistra attraverso la GUE, e viene a essere rafforzata adesso dal successo di Syriza in Grecia, che ci dà nuovo slancio. Il partito oggi è dunque impegnato nella costruzione dell’Altra Europa quale terreno privilegiato della costruzione della Sinistra d’Alternativa.
Per competere nel nuovo scenario è necessario investire politicamente nel radicamento sociale, per cui la strutturazione in partito sociale può essere un utile strumento. A tale riguardo, nel territorio della nostra provincia e nel capoluogo, particolare rilevanza ha assunto l'impegno diretto e concreto del partito: nel movimento No Ponte, in cui abbiamo avuto un ruolo rilevantissimo; in quello No Muos; nella partecipazione alle lotte per la difesa del lavoro, diretta o tramite i sindacati di appartenenza, nella sanità, nei trasporti, nella scuola, nella cantieristica, nella navigazione, nelle aziende in crisi, nelle amministrazioni periferiche dello stato e negli enti locali, nel mondo delle cooperative, per la stabilizzazione dei lavoratori afflitti da condizioni di precariato, ecc.; il partito è stato inoltre attivo, specialmente nell’area di Barcellona P.G. – Terme Vigliatore, sui temi del contrasto vero all’attività mafiosa, per come essa si presenta in quella zona grigia legata alla macchina comunale, ai lavori pubblici, agli appalti, alle discariche, e che quindi è al tempo stesso lotta per la trasparenza amministrativa, la legalità, la democrazia; siamo stati nella lotta contro l'inceneritore di Archi, e sui temi ambientali in genere, tra cui rileva ricordare, negli anni scorsi, l’attività in relazione ai fenomeni alluvionali e al dissesto idrogeologico che hanno colpito vaste zone della provincia; abbiamo un ruolo riconosciuto nella battaglia per la continuità territoriale nello stretto con la partecipazione, da ultimo, al movimento " #il ferrybotte non si tocca"; abbiamo sviluppato diverse iniziative per i diritti civili e contro l'omofobia, lavorando all'interno o insieme all'Arci gay, sospingendo, tra l’altro, la Giunta del Comune di Messina a deliberare l’istituzione del registro delle unioni civili; siamo impegnati sul tema della difesa / liberazione / riappropriazione dei beni comuni.
Abbiamo inoltre sviluppato, da soli e/o insieme ad altri movimenti, iniziative per la pace e di solidarietà internazionalista e antimperialista coi popoli oppressi, a fianco dei Palestinesi, del popolo Curdo, delle fondamentali esperienze latinoamericane, del Donbass nonchè diverse manifestazioni di denuncia delle politiche di respingimento e segregazione dei migranti.
Vi sono alcune esperienze di carattere strutturale che hanno connotato l’attività del partito in questi ultimi anni e hanno fornito moltissimi spunti di riflessione in merito alle modalità dell’agire politico, al radicamento sociale, alla capacità di incidere e alle questioni organizzative. Tra queste occorre ricordare: La costituzione della RAP, la quale include soggetti diversi, uno strumento d’intervento essenziale per costruire solidarietà sociale; alla Rap è intestata la Casa Rossa, che è anche la nostra sede, un luogo in cui, oltre a Rifondazione, si riuniscono diverse realtà e in cui si svolge attività di patronato e assistenza fiscale, doposcuola gratuito per migranti e non, sportello legale popolare, ecc… , uno spazio in cui si sono svolte riunioni, dibattiti, iniziative culturali e seminari, ma anche feste e cene sociali, divenendo punto di aggregazione e di riferimento sociale e politico; l’attivismo nell'Unione Inquilini, attraverso la quale i nostri compagni, hanno realizzato numerosi interventi antisfratto, occupato una scuola in disuso, avviato intelligenti iniziative di pressing sulle istituzioni locali, tessuto legami sociali; la partecipazione, con ruolo da protagonisti, nel Movimento Cambiamo Messina dal Basso, il soggetto che si è costituito in occasione delle ultime elezioni amministrative a Messina, candidando Renato Accorinti a sindaco: tale movimento si è costituito prima come mera aggregazione elettorale per fare la lista, ma successivamente, anche su nostro input, ha avviato un faticoso ma interessante processo di trasformazione, in un soggetto politico atipico, per molti versi originale. Attraverso il movimento abbiamo sviluppato una costante opera di interlocuzione e pressione sull’amministrazione ma, soprattutto, abbiamo costruito nuove e molteplici relazioni.
Abbiamo dunque cumulato, nonostante le difficoltà di ogni tipo legate alla fase, un patrimonio significativo di esperienze e conoscenze che hanno arricchito il partito, il quale a sua volta, come soggetto collettivo e/o attraverso i suoi quadri, ha apportato a questi mondi con cui siamo venuti in contatto un rilevante contributo di analisi, organizzazione, capacità politica di sintesi e mediazione. Abbiamo provato a unificare i frammenti sparsi, combattere le linee a nostro avviso errate o inopportune, perché troppo moderate o troppo avventuriste, perché legate a concezioni troppo spontaneiste o troppo burocratiche, ecc., lavorando per il collegamento del particolare al generale, del locale al globale, del bisogno presente all’orizzonte futuro.
E’ carente a nostro avviso, nel documento nazionale, la parte relativa alla sfera istituzionale, che ci appare derubricata a mera eventualità estemporanea. Da un lato, ciò potrebbe apparire una fotografia realistica delle attuali condizioni e possibilità del partito, ma in tal senso si tratterebbe di un limite nella definizione degli obiettivi e dell’orizzonte strategico, dall’altro pensiamo che ciò alluda in effetti a una sorta di separazione dei ruoli, tra il partito che agisce nel sociale e la sfera elettorale e istituzionale interamente assegnata all’Altra Europa o comunque all’aggregazione della sinistra. Possiamo comprendere un tale orientamento, ma crediamo che una simile impostazione presenti anche diversi lati oscuri, andrebbe meglio esplicitata e dovrebbe essere oggetto di un apposito dibattito congressuale.
In particolar modo appare deficitaria la parte relativa al rapporto tra il PRC e le Amministrazioni locali, l’unico terreno istituzionale sul quale riusciamo ancora ad incidere.
Nella nostra provincia abbiamo contribuito all’elezione dei sindaci di Messina e Barcellona Pozzo di Gotto. Le affermazioni di Renato Accorinti e Maria Teresa Collica, ora purtroppo sfiduciata, hanno avuto risonanza e valenza nazionale, per la carica, anche simbolica, di rottura dei vecchi equilibri di potere. Queste vittorie hanno evidenziato la crisi dei vecchi apparati dominanti e le difficoltà che essi hanno a dispiegare nel tempo presente i tradizionali meccanismi clientelari di controllo sociale e fabbricazione del consenso. Ma esse hanno anche mostrato una imprevedibile capacità di attivazione e mobilitazione su obiettivi chiari e percepiti come possibili, legati alla gestione dell’ente locale, di enormi energie latenti nel corpo sociale, tra i giovani e le donne in primo luogo, energie volte al cambiamento, anche se in maniera confusa, che noi da soli non saremmo riusciti a raggiungere ed attivare. Esperienze importanti, che tuttavia devono fare i conti non solo genericamente col patto di stabilità interno, ma con il carico che questo rappresenta in presenza di una mole enorme di debiti pregressi, un apparato amministrativo decotto e un quadro dirigente inaffidabile, maggioranze consiliari saldamente in mano ai partiti politici avversari, società partecipate fuori controllo, il quadro normativo che spinge verso le privatizzazioni, le aspettative esagerate di cui la cittadinanza carica il “nuovo”, gli interessi sociali diffusi talvolta di natura parassitaria, una scarsa cultura civica, ecc… Il tutto sullo sfondo dei tradizionali drammi del meridione rispetto alla disoccupazione e al basso reddito pro capite, aggravati a dismisura dalla crisi e dalle politiche di austerità. Di fronte a sfide di tale portata queste esperienze amministrative, insieme ad azioni positive, hanno evidenziato anche limiti, contraddizioni, qualche ambiguità e l’ingenuità politica di alcuni amministratori. Il partito, deve stare a fianco di queste esperienze provando a indirizzarle perché possano legare lo sforzo per garantire i diritti di cittadinanza in senso largo, con la necessità di divenire in qualche modo casematte consapevoli, sul piano politico, amministrativo e culturale, della lotta contro il neoliberismo, contro quelle politiche di austerity che hanno affondato tutti o quasi i comuni italiani. In tutto questo il partito deve mantenere un’autonoma capacità di critica costruttiva, ma considerare anche l’importanza e l’originalità di tali esperienze nel contesto degli scenari possibili.
La platea invita la federazione a dare seguito alle decisioni dell’ ultimo CPF volte a sviluppare attività formative rispetto agli appuntamenti elettorali e alle questioni inerenti gli enti locali. Impegna la stessa a sperimentare modalità organizzative per progetti, con particolare riferimento alla connessione delle campagne nazionali con la dinamica delle lotte in sede locale, del rafforzamento del partito con la presenza nei movimenti e nella sinistra d’alternativa.

Barcellona 22/3/2015

Di seguito gli emendamenti proposti dai compagni del 3° doc. al documento ed approvate dalla CdO del Circolo “P.Impastato” di Messina ed alla CdO della Federazione di Messina.

Emendamento modificativo degli ultimi due capoversi
Punto D.4) Rinnovamento profondo dei circoli... in fondo al capitolo da "ricostruire una nuova centralità..." fino in fondo sostituire con:

"Ricostruire una nuova centralità dei circoli quali strumenti di base dell'iniziativa del partito, significa verificarne la consistenza per territori omogenei, tenendo conto dell'attuale situazione organizzativa del partito, significa definire programmi di lavoro di circolo e di federazione su precisi problemi e sulle vertenze nel territorio, nelle scuole e nei luoghi di lavoro. Sembra a questo proposito necessario sperimentare forme più agili della presenza organizzata dei comunisti capaci
di aderire plasticamente alle attuali forme del lavoro e del conflitto: potrebbero chiamarsi "coordinamenti", "nuclei" o "cellule", le forme capaci di organizzare i lavoratori e le lavoratrici, per il lavoro che svolgono, per l'ambiente che frequentano o anche per il singolo tema o problema che li impegna e li appassiona, e ciò anche nei casi in cui la scarsità di iscritti/e renda impossibile far assumere a tali organizzazioni comuniste la forma "classica" del Circolo di luogo di lavoro. Il
Circolo territoriale di zona resterebbe il ganglio che annoda stabilmente questi nostri nuovi insediamenti organizzativi.

Emendamento aggiuntivo
Aggiungere punto B.3)

Fuori dai diktat della Troika e dai vincoli euromonetaristi. Fuori dalla Nato.
Nel contesto attuale concepire una linea politica nazionale senza inserirla nel contesto sovranazionale è rischioso e velleitario. Sul terreno internazionale la linea di demarcazione per la ricostruzione di una linea di classe per i comunisti e per tutta la sinistra di alternativa, necessariamente non può che passare per un ruolo di collegamento sul terreno di resistenza all'imposizione delle linee guida del capitale finanziario e agli interventi neo-imperialisti nello scacchiere internazionale.
Il ruolo del nostro paese e delle maggiori potenze europee nei conflitti alle porte del Mediterraneo (vedi venti di guerra in Libia e Siria) e ai confini orientali (vedi annessione alla UE dell'Ucraina con l'imposizione di un governo filo-nazista e con le ingerenze della NATO che alimentano il conflitto contro la popolazione russa e la Russia stessa), ci impongono di considerare la guerra come possibilità concreta di sbocco della crisi economica e della competizione globale.
Compito dei comunisti e delle comuniste è in primis quello di contrastare il ruolo imperialista o filo-imperialista delle classi dominanti in casa propria e non solo quello altrui. Infatti, se le maggiori potenze capitaliste scontrano i propri interessi e competono in concorrenza per il controllo dei mercati e della manodopera a livello internazionale, ritrovano poi una certa sintonia quando si tratta di colpire le classi subalterne all'interno dei propri paesi e quando si tratta di colpire le resistenze
dei popoli e dei paesi in lotta contro la loro arroganza e le loro ingerenze.
Questo vuol dire, nel nostro specifico, che il terreno di confronto internazionale per i comunisti è quello di creare un movimento di massa che metta in discussione il ruolo economico-militare e l'assetto monetarista delle politiche italiane ed Europee. Vanno messi apertamente in discussione i vincoli imposti dalla UE e dalla BCE (Fiscal Compact, Trattati di Maastricht e di Lisbona), le riforme strutturali imposte dal FMI e va rilanciato un movimento per la pace e contro la guerra, per
l'uscita dalle alleanze militari imperialiste (ritiro delle truppe, fuori dalla Nato e fuori le basi dal nostro territorio, ecc.) cogenti contro le delocalizzazioni di impresa e la reintegrazione dei diritti del lavoro espropriati dalla crociata antioperaia oggi in corso; la ridefinizione delle regole della finanza e degli scambi commerciali a protezione del lavoro. Tutte queste misure implicano certo rapporti di forza che oggi sono molto lontani dalla realtà. Ma questa è una proposta che parla chiaro all'esercito dei proletari e alle forze intellettuali sane di
questo paese e indica una strada che nessuna destra e nessun riformismo possono fare propria o soltanto immaginare. E' una proposta che può avere in sé la forza di rilanciare le lotte e dare il senso di una mobilitazione nazionale, ma non nazionalista, solidale, ma non corporativa, europeista,
ma non prigioniera dei dogmi del monetarismo liberista.
Il problema è ribaltare i rapporti di forza e costruire un'alternativa visto che attualmente l’Unione Europea non è democratica, dato che il Parlamento Europeo non ha potere decisionale ed il potere reale è nelle mani di organismi non eletti come le Commissioni e la BCE, la NATO, la UEO (Unione Europea Occidentale) o la PESD (Politica Europea di Sicurezza e Difesa) che difficilmente lo cederanno.


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