Archivio del Prc » La Mostra http://web.rifondazione.it/archiviostorico Fri, 12 Jul 2013 09:47:22 +0000 en hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.3.1 Presentazione della mostra a Napoli http://web.rifondazione.it/archiviostorico/?p=107 http://web.rifondazione.it/archiviostorico/?p=107#comments Thu, 24 Jan 2013 11:50:14 +0000 admin http://www.rifondazione.it/archiviostorico/?p=107 Provare e riprovare – I volti, i gesti, le parole delle lotte

La felice combinazione di due linguaggi, quello della politica e quello dell’arte, sono alla base della grande installazione site specific dal titolo Provare e riprovare, a cura dell’Archivio del Prc e di Roberto Gramiccia (allestimento di Cristian Coniglio e Francesco Pezzini), che sarà visitabile dal 2 al 4 dicembre (ore 9,00-19,00), a Napoli, presso la Mostra d’Oltremare, dove si svolgerà l’VIII Congresso Nazionale del Prc. L’inaugurazione ufficiale è prevista venerdì alle ore 19 circa.

Si tratta di un ambizioso intervento che incrocia opere di importanti artisti contemporanei, appositamente realizzate, con una selezione di materiali iconografici multimediali (1991-2011) costitutivi del complesso documentario dell’Archivio del Prc, vincolato dallo Stato e in via di completamento.

Gli artisti sono: Tito Amodei, Aurelio Bulzatti, Lucilla Catania, Stefano Di Stasio, Marilù Eustachio, Paola Gandolfi, Felice Levini, Giancarlo Limoni, Adele Lotito, Luca Padroni, Claudio Palmieri, Cloti Ricciardi, Andres Torca. Quest’ultimo realizzerà un’opera in “presa  diretta” nella giornata inaugurale dell’istallazione stessa e del Congresso.

La mostra si articola in 4 direzioni liberamente fruibili.
Si tratta di Piazze che vogliono rappresentare lo spazio della politica in cui la vicenda del Partito della Rifondazione Comunista si colloca. Momenti di incontro e discussione, tappe centrali di percorsi individuali e collettivi. Attraverso video, fotografie, manifesti, dipinti e sculture e un’edicola appositamente realizzata dedicata a Liberazione, si vuole testimoniare l’irrinunciabile sfida al cambiamento dello stato di cose presente. Questa sfida coinvolge l’arte nella sua autonomia, come pure l’esperienza di questa organizzazione politica.
La mostra non intende rappresentare la ricostruzione organica e compiuta di una storia, quanto la restituzione – attraverso flash di ricordi, volti, gesti, parole delle lotte – di un percorso  ricchissimo e articolato, di protagonismo di uomini e di donne che negli anni bui del pensiero unico non hanno perso la speranza di un altro mondo possibile.  Una sintesi, insomma, che mette insieme politica, etica ed estetica con modalità assolutamente originali.

Opere d’arte e documenti d’archivio si intrecciano nelle 4 Piazze distribuite nella hall che precede la sala del Congresso, nel modo seguente:

Piazza 1: La nascita – 1991- Provare e riprovare
Piazza 2 e Piazza 3: I volti, i gesti, le parole della partecipazione
Piazza 4: Genova per noi.

Saranno esposti 10 dipinti, 2 grandi sculture e una mostra fotografica di prime pagine di Liberazione. L’artista Andres Torca sarà protagonista di una “azione” nella quale realizzerà in tempo reale una sua opera pensata per lo spazio, nel corso della giornata inaugurale. Verranno proiettate in loop, prevalentemente in digitale, circa 5000 immagini d’archivio e 300 ore di filmati.

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La mostra – Paolo Ferrero http://web.rifondazione.it/archiviostorico/?p=112 http://web.rifondazione.it/archiviostorico/?p=112#comments Tue, 24 Apr 2012 10:52:42 +0000 admin http://www.rifondazione.it/archiviostorico/?p=112 Ogni momento della storia umana ha visto l’insorgere di movimenti rivoluzionari intenzionati a cambiare i destini dell’umanità. Spesso questo moto di popolo si è intrecciato con l’emergere di movimenti artistici capaci di cogliere il cambiamento, l’urgenza di una radicale ridefinizione dei paradigmi stilistici, formali e sostanziali.

Oggi, a vent’anni dalla fondazione del nostro partito, ripercorriamo anche attraverso le immagini del passato, le voci la dignità e l’orgoglio che ci hanno accompagnato, le storie dei compagni e delle compagne, le suggestioni di chi cerca di guardarci con occhi critici ma appassionati. Nella consapevolezza che la memoria storica è luogo dello “scontro di classe”, diamo vita a quella che Benjamin chiamerebbe una “rammemorazione”. Il filosofo marxista tedesco infatti ci ricorda come i tentativi storicisti di selezionare quel che è funzionale al presente, ordinando il passato secondo gli stessi criteri della memoria collettiva, diano rilievo solo a ciò che ha potuto affermarsi, ai “vincitori della storia”. A questa impostazione storiografica Benjamin contrappone la sua Storiografia della rammemorazione , che si propone il compito di “spazzolare la storia contropelo”, mettendo al centro la storia dei vinti, di coloro che non sono saliti sul “carro trionfale” del vincitore.

Con questa mostra, che parte dall’archivio di Rifondazione Comunista per arrivare alle opere d’arte che hanno liberamente interpretato il tema della liberazione dell’uomo e della donna, vuole essere un piccolo contributo a questa opera di scardinamento di quella storia dei vincitori che si basa sulla loro narrazione. Questa mostra, intrecciando rammemorazione del passato e apertura creativa al futuro parla di noi, del nostro presente, che non è indefinito e sospeso a mezz’aria, ma collocato dentro una storia. La storia dei tentativi degli uomini e delle donne di liberarsi dal giogo della schiavitù e dello sfruttamento. La nostra storia.

Voglio quindi ringraziare qui tutte le persone, in primis Linda Santilli, che hanno reso possibile tanto la realizzazione dell’archivio stesso, quanto la sua implementazione nel corso degli anni, conservando un patrimonio di testimonianze che altrimenti sarebbe andato perso. Mi auguro che continueranno a farlo, mi auguro che questi primi venti anni – di vita e di storia del nostro partito – sedimentino in materia tale da divenire patrimonio di tutta la sinistra europea. Parimenti voglio ringraziare Roberto Gramiccia e tutti gli artisti che hanno messo a disposizione gratuitamente le loro opere d’arte per costruire questa mostra nella sua completezza di significati. È fondamentale, nel momento in cui cerchiamo di ragionare sul futuro, ricevere l’apporto, il pungolo, la richiesta di coinvolgimento del mondo dell’arte, spesso capace, più di ogni parola, di raccontare l’oppressione dell’uomo sull’uomo e il desiderio di liberazione. Così come ringrazio di cuore ogni persona, ogni compagna e ogni compagno, che si sono messi a disposizione volontariamente e hanno dato il loro contributo creativo, di tempo e di impegno alla realizzazione di questa incursione artistica nella storia del nostro partito.
Perché, come scriveva Albert Camus, «La bellezza, senza dubbio, non fa le rivoluzioni. Ma viene un giorno in cui le rivoluzioni hanno bisogno di lei».

Paolo Ferrero

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Linda Santilli – Provare e riprovare http://web.rifondazione.it/archiviostorico/?p=104 http://web.rifondazione.it/archiviostorico/?p=104#comments Tue, 24 Apr 2012 10:48:28 +0000 admin http://www.rifondazione.it/archiviostorico/?p=104 di Linda Santilli

Come nell’avvio di ogni processo creativo, come nel mettere al mondo, con la stessa spericolatezza ed eccesso di volontarismo e in un groviglio inimmaginabile di limiti e impossibilità, abbiamo costruito il primo pezzo dell’archivio del partito, quello iconografico e multimediale, che oggi qui a Napoli, apre i suoi cassetti per la prima volta.
E’ l’approdo di un lavoro di mani laborioso, e di cuore, durato due anni, a scartare pacchi di carte polverose, sfogliare fotografie e manifesti, maneggiare ricordi, i nostri, nello sforzo di ricongiungerli con il presente. Collegare i documenti tra loro. E’ il nesso tra le carte che fa l’archivio, non altro. Ci vuole scrupolo, e noi nel nostro piccolo ne abbiamo impiegato tanto.
Nel metodo e negli strumenti di archiviazione utilizzati siamo stati rigorosi, sapendo bene quanto rischioso sia essere “archivisti di se stessi” perché forte diventa la tentazione che sistemando le carte, riguardando al passato, rivedendosi in quel passato, si voglia dare un senso alle cose fatte, si voglia reinterpretarle alla luce del presente spostando e accorpando i materiali diversamente da come si presentavano all’origine. Nel nostro caso abbiamo utilizzato come paradigma  privilegiato di conservazione il legame del documento o del corpo dei documenti con il soggetto che li ha versati, rispettando il più possibile l’ordine in cui le carte si presentavano all’origine davanti ai nostro occhi. Ebbene, questa bussola metodologica ci consente di vedere con straordinaria evidenza, attraverso l’inventario di prossima pubblicazione e il nome delle singole unità archivistiche oltre che dei fondi, quanto il patrimonio documentario di rifondazione, seppur recuperato al momento solo in minima parte, sia più che il frutto di una consapevole e metodica conservazione a livello centrale di quanto si andava producendo, frutto della cura di tanti singoli compagni e compagne che non lo hanno disperso. Da qui siamo partiti nella sfida di ricostruire il puzzle di una vicenda collettiva ampia e corposa perché non andasse dispersa. Da pezzetti di storie, frammenti, granelli, a volte solo una fotografia, oppure un gadget, un appunto, piccole parzialità donate con grande generosità, e con la resistenza commovente di chi fatica a distaccarsi da qualche cosa che ha conservato tanto a lungo.
Li abbiamo rassicurati questi compagni, spiegando che tutti i materiali sono vincolati dallo Stato e che l’archivio non potrà mai più essere smembrato né disperso, neanche l’ultimo foglietto in esso conservato. Che è collegato agli archivi del 900 italiano,  istituti storici e fondazioni nazionali. Ma la motivazione di fondo che ha convinto tutti coloro che hanno donato i propri ricordi a distaccarsene fisicamente è stata l’idea di partecipare ad una piccola grande impresa: mettere a disposizione un patrimonio di lotte per renderlo bene collettivo a cui poter attingere tutti e tutte, iscritti e non, di oggi e di domani, per ricostruire la storia contro la smemoratezza imposta dal questa contemporaneità slabrata, per orientarci meglio nel futuro, per parlare del presente angusto in cui ci dibattiamo. Perché, come affermava Gramsci “Scrivere la storia di un partito significa scrivere la storia generale di un paese da un punto di vista monografico.”
Questa premessa vuole essere in primo luogo  un ringraziamento ai nostri militanti, senza cui nulla del poco che siamo riusciti a costruire sarebbe stato possibile.
E a chi del gruppo dirigente ha sostenuto e favorito questo progetto dandoci fiducia senza riserve.

Sui binari delle parole di Gramsci abbiamo dunque proceduto, trovandovi una motivazione in più di appiglio nel presente ma anche nel futuro: l’ancoraggio dentro una visione storica senza la quale non si può osare nulla di grande.
Ma Gramsci ci è venuto in soccorso una seconda volta: “Il compito del rivoluzionario è provare e riprovare”.  Lo sappiamo che sono parole pesanti come macigni, ma noi ce ne siamo appropriati, un po’ indebitamente ma con umile modestia e senza ardire, per calarle in una iniziativa come questa.
Proverò a spiegarne il senso, procedendo a zig zag, seguendo lo stesso itinerario circolare e discontinuo dei frammenti sparsi da cui nasce l’archivio, e di questa istallazione singolare a cui abbiamo dato il nome, appunto,   Provare e riprovare.
Se per rivoluzione non intendiamo l’assalto al Palazzo d’Inverno, ma il gesto ostinato individuale e collettivo di costruire il cambiamento dell’esistente anche quando risulta essere una impresa che ha dell’impossibile perché il corso degli eventi prende una piega opposta, non possiamo negare che anche la vicenda che le immagini qui provano a narrare ne sono una rappresentazione viva. Prende corpo, benché sotto un profilo appena abbozzato, una storia ostinata di resistenza, fatta di radicalità e di realismo, di gesti di rivolta e di riflessione, una storia che va oltre i gruppi dirigenti, oltre gli stessi militanti del partito, e che è storia di resistenza di un popolo che mai ha cessato in questo paese di opporsi alle leggi del capitalismo, alle guerre, alle molteplici forme di sfruttamento, neanche quando è giunto il monito della fine della storia e del pensiero unico vincente.
Aprendo i cassetti di casa nostra scopriamo quanta ricchezza è stata prodotta negli anni gelidi e bui del “post” che ancora non trovano fine, ed il coraggio ostinato di chi decisamente ha saputo dire secchi no camminando e camminando. Provando e riprovando, dove il procedere è segnato da difformità, mescolamenti. E’ circolare, come le immagini del nostro archivio ci pare mettano in evidenza.

Come gruppo di lavoro, che nasce all’interno del Dipartimento Organizzazione, abbiamo concordato che bisognava trovare una modalità che non cadesse nell’autocelebrazione, né che trasmettesse un intento didascalico, di ricostruzione cronologica, tematica, degli eventi storici, dell’evoluzione del Prc, fare cioè la mostra sui 20 anni del partito. Noi possiamo solo presentare immagini, frammenti, appunto, ciò di cui disponiamo, ci siamo detti. Organizzare una istallazione assai parziale. E ci siamo arenati.
L’apporto di Roberto Gramiccia, intellettuale comunista, militante e critico d’arte, ha rappresentato la risorsa decisiva per uscire dall’impasse. Roberto,  con la passione per le sfide e quel po’ di incoscienza  che lo contraddistingue, ci ha traghettato nel mondo dell’arte, da cui abbiamo attinto a piene mani spunti ed idee, e soprattutto la possibilità di costruire la nostra presentazione esattamente come volevamo: non seguendo un itinerario che alludesse alla linearità ma alla circolarità, come il provare e riprovare suggerisce e richiede. La  felice combinazione tra arte e politica è stata infine la nostra strada.
Un ringraziamento assai sincero va alle artiste  e agli artisti che hanno messo a nostra disposizione il loro talento unicamente per passione e generosità.

Cristian Coniglio è l’architetto che ha curato l’allestimento con cura e pazienza, dando forma a ciò che noi volevamo rappresentare. Anche lui, per passione.
L’agorà è il luogo simbolico della politica come confronto tra differenze, come presa di parola pubblica, come visibilità dei soggetti del conflitto in lotta. La piazza è lo spazio in sui si colloca la nostra vicenda.
L’istallazione dunque riproduce alcune piazze in cui i materiali che abbiamo selezionato, quasi interamente riprodotti su digitale, scorrono sui monitor.
Sono centinaia di manifesti, fotografie e filmati che ci restituiscono alcuni flash  del nostro protagonismo, attraverso le immagini e le parole di tanti compagni e compagne che lanciarono l’impresa del Movimento per la Rifondazione Comunista e che costituirono pochi mesi dopo il Partito. Alcuni di loro  purtroppo non ci sono più e vogliamo ricordarli anche in questa maniera.
Dunque il Brancaccio e il Palaeur, Il  Congresso fondativo, passando per i primi appuntamenti di piazza, le prime iniziative nei circoli. In questo spazio è allestita una teca che contiene alcuni documenti significativi di quei giorni.
Ci sono poi le immagini delle manifestazioni che hanno segnato questi anni, dalla prima grandissima del 29 giugno del 1991 a Milano a quella del 12  ottobre a Roma “L’opposizione torna in piazza”, alle manifestazioni immense degli anni successivi, contro la guerra, per la difesa del lavoro, per i diritti, fino agli anni più recenti.
Uno spazio abbiamo voluto dedicarlo ai giorni di Genova 2001: uno spartiacque,  un punto di non ritorno, una ferita aperta, un patrimonio di idee per il futuro.
C’è, sempre presente a testimoniare un pensiero critico sugli accadimenti, il nostro quotidiano Liberazione.

Non spettava a noi che curiamo l’archivio, ed oggi la mostra, raccontare la storia del Prc. Questo compito ambizioso e difficile spetta a chi si occupa di ricerca storica.
La speranza però è di riuscire a proseguire il lavoro per poter mettere a disposizione di chi vorrà approfondire, l’intero nostro patrimonio documentario.
Sarà questo l’impegno per il futuro.

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Roberto Gramiccia – Una piccola, grande cosa http://web.rifondazione.it/archiviostorico/?p=101 http://web.rifondazione.it/archiviostorico/?p=101#comments Thu, 19 Apr 2012 12:44:48 +0000 admin http://www.rifondazione.it/archiviostorico/?p=101 di Roberto Gramiccia

Provare e riprovare è una cosa piccola e grande insieme. E’ piccola perché scarse sono state le risorse a disposizione di chi l’ha pensata e realizzata e anche perché in essi non ha albergato e non alberga alcuna intenzionalità pomposamente celebrativa ma, piuttosto, il senso del limite e la modestia che la difficoltà obiettiva della fase impongono. Ma è grande perché l’entusiasmo del collettivo di lavoro che l’ha realizzata ha contagiato tutti: non solo i curatori, e l’architetto, Cristian Coniglio, che ha pensato l’allestimento ma anche i tecnici e gli operatori dell’Archivio di Rifondazione Comunista che hanno contribuito a tirarla su. Ha contagiato anche gli artisti che hanno lavorato per essa, scegliendo e/o realizzando appositamente un’opera ciascuno, in sintonia emotiva con le preoccupazioni ma anche con le grandi speranze e le energie di lotta che oggi percorrono le sale del Teatro d’oltremare di Napoli, in occasione dell’Ottavo Congresso del PRC.
Sintonia emotiva non significa per niente abdicazione alla propria autonomia. Mai come in questa circostanza, gli artisti e gli altri hanno dato un’adesione laica e non fideistica, libera e insieme consapevole della bontà dell’occasione. Un’occasione scevra da condizionamenti di mercato ma anche sciolta da perimetri ideologici da rispettare. Antifascismo e amore per la democrazia (quella vera, che si alimenta a una idea di libertà sostanziale fondata sull’uguaglianza) sono le uniche discriminanti, quelle sì fondative, che hanno, naturalmente, selezionato il gruppo ampio ed eterodosso che ha prodotto quello che oggi potete vedere.

Ma Provare e riprovare, di questo siamo orgogliosi, è grande anche per un altro motivo. Perché, per quello che ne sappiamo, è storicamente la prima grande installazione  in cui trovano forma estetica unitaria le immagini delle piazze e delle folle che hanno fatto la storia degli ultimi venti anni e i progetti creativi di dodici artisti più uno (poi spiegheremo perché dodici più uno). I preziosi materiali di archivio (video e cartacei), infatti, selezionati da Linda Santilli, responsabile dell’archivio di R.C. e figura centrale del progetto, oltre a documentare in modo rapsodico e rizomatico ciò che è succcesso negli ultimi venti anni, hanno fatto da pendant con quanto  di “futuro” è racchiuso nelle opere d’arte.
L’arte quando è autentica è aperta nello spazio e nel tempo. A tutti si rivolge, in ogni luogo. E del tempo non ri-conosce i vincoli. Si alimenta del passato ma si proietta  nel futuro. L’arte è una cosa per fregare l’usura del tempo. Ecco perché pensiamo che l’altissima qualità delle opere esposte abbia dinamizzato l’intera operazione. Facendo sì che anche i reperti del passato venissero apprezzati togliendo via il velo di polvere che li ricoprirebbe ove fossero esposti nelle teche di un museo. Gli artisti, tutti di primissima altezza (alcuni dei quali ormai storicizzati) ai quali va il nostro ringraziamento più fraterno, hanno fatto sì che questa installazione vivesse e si proiettasse nel futuro. Contro la resa (provare e riprovare appunto). Contro l’idea (postmoderna) che ormai non c’è più niente da fare di grande e di nuovo.
L’ ideologia della “rassegnazione programmatica” è quella che permea di sé il senso comune che ha preso oggi le sembianze del pensiero unico neoliberista. Le rovine economiche e sociali del neoliberismo sono di fronte agli occhi di tutti ma ancora grande è la forza del pensiero che cementa le enormi folle che lo sostengono o, più spesso, passivamente lo subiscono.

È contro l’arroganza di questa forza culturale che Provare e riprovare si pronuncia per dimostrare che esiste una possibilità di riscatto dalla dittatura di una sottocultura, purtroppo tuttora egemonica, che tutto rinvia ad un’idea di vita risolta entro un misero orizzonte individualistico (patriarcale, familistico), fatto di egoismo, trivialità, risentimento e  impotenza. L’arte, quando è tale, per sua natura è obiettivamente progressiva. Ed è per far volare i nostri manifesti e le nostre piazze che oggi l’abbiamo chiamata qui. Per sorprenderci e per spiazzarci. Per interrogare e far riflettere. Per dimostrare la sua natura gratuita e la sua forza.
Nell’attuale sistema dell’arte, essa è oggi semplicemente una merce. L’unico valore che le si riconosce è quello “di scambio”. Ebbene –  questa è un’altra qualità che rende grande questo evento – qui oggi l’arte è splendidamente autentica, generosa, libera, sfacciata e gratuita. Essa dimostra che il suo valore non può essere certificato dal suo prezzo. Qui non c’è prezzo. C’è semmai l’insolenza eretica e il coraggio di chi vuole andare contro corrente. Non solo gli artisti, evidentemente, ma tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questa magnifica “cosa” di arte, di politica e di storia.

Sulla qualità degli artisti si potrebbe a lungo parlare. Non lo faremo per motivi di spazio ma anche per ragioni di sobrietà. Solo poche parole allora. Su Lucilla Catania e la sua plastica (resistente) moderna classicità. Su Marilù Eustachio e la magia dei suoi volti. Su Paola Gandolfi e il suo scandagliare il profondo femminile. Su Adele Lotito e l’eloquenza del suo  fumo di candela.  Su Cloti Riccardi e il coraggio di indagare sulle anomie della vita. E ancora. Sulla poetica umanistica di Aurelio Bulzatti. Sulla spiazzante profondità di Stefano Di Stasio. Sull’enigma dell’intelligenza di Felice Levini. Sull’erotismo del colore di Giancarlo Limoni. Sul rigore e la spericolatezza di Luca Padroni. Sull’originalità e la sicurezza del sincretismo di Claudio Palmieri. Sulla sapienza plastica e la pietas umana di Tito. Ai magnifici dodici, si aggiunge Andres Torca che realizzerà un’opera in presa diretta. Sarà una sorpresa che il giovane arista spagnolo ci regalerà, fiutando gli umori e le atmosfere che questa situazione, assolutamente inedita, gli suggerirà. Un valore aggiunto per qualità e coraggio. Insomma tantissimo lavoro per tre giorni che speriamo di non dimenticare mai.

Non ci fa difetto la consapevolezza, questa sì politica, che se vogliamo – come vogliamo – cambiare il mondo, fra gli strumenti da usare, l’arte ha un ruolo centrale. Scriveva James Hillman nel 2010: “Se i popoli si accorgessero del loro bisogno di bellezza, scoppierebbe la rivoluzione”. Ecco di questo bisogno di bellezza, oltre che di giustizia e di libertà (si tratta di un unicum) noi ci dobbiamo fare portavoce. Per cambiare la mentalità della gente. Fare controcultura. Riportare all’ordine del giorno il problema dell’egemonia. Con Provare e riprovare abbiamo fatto un tentativo in questa direzione. Per questo pensiamo che sia una piccola grande cosa.
Un ultimo ringraziamento sincero va a chi ha deciso di sostenere questa impresa, nonostante le difficoltà del momento. Si è trattato di uno scatto di spericolata e illuminata consapevolezza. Ma senza rischi, si sa, non si fa nulla. Tanto meno la rivoluzione.

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Ricevi il catalogo http://web.rifondazione.it/archiviostorico/?p=98 http://web.rifondazione.it/archiviostorico/?p=98#comments Thu, 19 Apr 2012 12:43:27 +0000 admin http://www.rifondazione.it/archiviostorico/?p=98 Ricevi il cataologo della Mostra

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Cofanetto manifesti http://web.rifondazione.it/archiviostorico/?p=239 http://web.rifondazione.it/archiviostorico/?p=239#comments Wed, 18 Apr 2012 10:57:02 +0000 admin http://web.rifondazione.it/archiviostorico/?p=239 Ricevi il cofanetto dei manifesti del Prc

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