Report gruppo di lavoro “Dire, fare, spendere”
Troppo spesso siamo portati a sottovalutare i temi relativi alle risorse
economiche e alla comunicazione.
Questioni ovviamente distinte, ma che altrettanto ovviamente sono intrecciate
tra loro. Non si tratta di discutere se spendere, se costruire campagne,
ma come e perché farlo. Vivere il tesoriere e il responsabile stampa
e propaganda (quando esiste perché il più delle volte non
è nemmeno considerato necessario) come figure da interrogare all’ultimo
momento, dopo che in altre stanze si è decisa la linea, è
il retaggio di un modo di fare politica inattuale. Non verificare in ogni
occasione quale punto di caduta abbia una nostra scelta, un nostro manifesto,
un nostro banchetto nell’immaginario collettivo perché “tanto
è il contenuto quello che conta poi possiamo dirlo come ci pare”
è semplicemente sbagliato.
Dalla discussione nel gruppo di lavoro e dagli ordini del giorno approvati
dalle federazioni, questi temi di fondo sono purtroppo presenti solo in
controluce, a maggior conferma di quel che si diceva. Bisogna però
aggiungere che i ragionamenti proposti con maggiore frequenza insistono
su questioni più immediate e che parlano della carne viva, della
quotidianità della vita di partito e dei suoi meccanismi organizzativi.
Rispetto ai temi del finanziamento e dell’autofinanziamento, è
richiesta con forza la miglior trasparenza nella gestione dei contributi
provenienti dalle elette e dagli eletti nelle istituzioni soprattutto
locali, anche per evitare la separatezza tra i luoghi del partito e quelli
del Palazzo. In questo senso vanno anche le richieste di adeguamento dello
stipendio che rimane a mani degli eletti, in modo da non sovravvanzare
soglie prefissate. Sono date per assunte, perché già previste
dallo statuto del Partito e dal regolamento nazionale, le richieste di
regole certe sui versamenti, sulla discussione dei bilanci, sulla ripartizione
delle risorse dal nazionale verso i territori.
Sono apprezzabili e si condividono le sperimentazioni che alcune federazioni
stanno tentando rispetto alla ricerca di fonti di finanziamento. L’auspicio
è proprio che queste aumentino in grande misura.
Il partito a livello nazionale, nel contempo, si impegna a finanziare
progetti di rilievo, documentati, presentati dalle strutture locali, in
modo anche da ridisegnare il rapporto tra centro e periferie.
Anche sotto il profilo delle politiche per la comunicazione è
urgente mettere a tema un confronto, una riflessione aperta che indaghi
la relazione tra democrazia e la comunicazione stessa, senza eludere la
questione degli strumenti di cui ci dotiamo, affrontando in modo energico
le potenzialità che ci vengono, tra le altre, dai media di nuova
generazione.
In questo senso, si possono accogliere le richieste provenienti da alcune
federazioni di mettere in rete il partito. Il nostro sito può e
deve essere uno strumento da potenziare e mettere al servizio delle e
degli iscritti, anche in modo da collegare sinergicamente le singole realtà.
Ulteriormente, le tematiche dell’accesso al web rimangono centrali,
come anche ci segnala l’esperienza di Net Left.
Parallelamente, è necessario investigare lo strumento Liberazione
rispetto ai suggerimenti critici che si sono presentati durante il dibattito
e dagli ordini del giorno. Si pensa al rilancio di una relazione più
feconda e più utile tra il partito e il giornale, senza interferire
con la fondamentale autonomia del quotidiano. Le esperienze positive devono
essere replicate e declinate, dalle pagine territoriali (territori anche
ampi, come ad esempio l’intero Mezzogiorno) agli incontri tra redazione
e singole realtà, senza nascondere i limiti complessivi ma sottolineando
anche tutti gli sforzi che finora hanno portato evidenti risultati sotto
il profilo editoriale ed economico. Liberazione non può essere
lo strumento che perpetua ad libitum il congresso, bensì può
diventare strumento di riferimento per tutta la sinistra italiana. Dal
dibattito, viste le caratteristiche e i temi sollevati su quelle pagine,
emerge una proposta certamente non unanime e che va consegnata alla discussione
più generale, che dice di affiancare alla definizione “giornale
comunista” quella di “e femminista”.
Accanto al giornale, fioriscono iniziative, importanti e possibilmente
da potenziare e replicare, di radio (soprattutto web radio) e percorsi
comunicativi affidati ai nuovi media che tanto nuovi non sono più.
Un altro strumento essenziale alla nostra caratterizzazione e visibilità
è certamente la festa di Liberazione, le mille feste di Liberazione.
A livello centrale, esse sono
declinate sempre più seguendo alcune tematizzazioni, così
passando da una a più Liberefeste. Costruire un progetto, coinvolgendo
strutture nazionali e territoriali è un modo di fare sistema, allacciando
relazioni non solo tra il centro e le federazioni ma anche tra esse stesse,
favorendo scambio di pratiche e coordinamenti orizzontali, anche attraverso
l’utilizzo del sito liberafesta.it e la messa a disposizione di
strumenti da parte del nazionale.
La strada dunque da seguire è quella della sperimentazione a tutto
campo, mettendo di volta in volta punti fermi, senza dovere ogni volta
ricominciare daccapo, ma
acquisendo in modo definitivo tutti quegli strumenti che i singoli tentativi
ci consegnano, affiancando alla vecchia cassetta degli attrezzi, e senza
il timore di riporre eventuali utensili ormai obsoleti, nuovi strumenti
sia in chiave della ricerca nel campo della comunicazione, sia in quello
del finanziamento e dell’autofinanziamento del partito.
Andrea Camorrino
Coord. Area Comunicazione PRC |